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Prescrizione reati stradali: la Legge Orlando vale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza, il quale sosteneva l’estinzione del reato. La Corte ha stabilito che per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica ancora la sospensione della prescrizione introdotta dalla c.d. Legge Orlando. Questa decisione è fondamentale per il calcolo della prescrizione reati stradali, confermando che il periodo di sospensione tra il primo e il secondo grado di giudizio va aggiunto al termine ordinario, impedendo così l’estinzione del reato nel caso specifico.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione reati stradali: la Cassazione fa chiarezza sulla Legge Orlando

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale per la giustizia penale: la prescrizione reati stradali. La decisione chiarisce in modo definitivo quale normativa applicare per i reati commessi in uno specifico arco temporale, influenzato da una serie di riforme legislative. Il caso riguardava un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza che sperava nell’estinzione del reato, ma la Corte ha fornito un’interpretazione rigorosa, confermando la validità della condanna.

I Fatti del Caso

Un conducente veniva condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 186 del Codice della Strada, commesso nell’agosto del 2019. L’imputato, tramite il suo difensore, presentava ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali: l’avvenuta prescrizione del reato, l’errata valutazione dello stato di necessità come causa di giustificazione e il mancato riconoscimento della sospensione condizionale della pena.

I Motivi del Ricorso

La difesa sosteneva che il reato fosse ormai estinto per decorrenza dei termini, alla luce delle modifiche legislative intervenute con la Legge n. 134/2021. In secondo luogo, lamentava che la Corte d’Appello non avesse correttamente applicato l’esimente dello stato di necessità, ignorando presunte contraddizioni nelle prove raccolte. Infine, criticava il diniego del beneficio della sospensione della pena.

La Prescrizione dei Reati Stradali e la Legge Orlando

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno al primo motivo di ricorso, quello sulla prescrizione reati stradali. La Corte lo ha dichiarato manifestamente infondato, basando la sua argomentazione su un recente e decisivo intervento delle Sezioni Unite (sentenza n. 20989 del 2025).

Il reato era stato commesso il 17 agosto 2019. In quel momento, era in vigore la cosiddetta “Legge Orlando” (L. 103/2017), che aveva introdotto una specifica causa di sospensione del corso della prescrizione. Questa norma prevedeva che il termine di prescrizione fosse sospeso per un periodo massimo di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo grado e la pronuncia del dispositivo in appello.

La difesa invocava una legge successiva (L. 134/2021), sostenendo che avesse reso inapplicabile tale sospensione. La Cassazione, tuttavia, ha chiarito che per tutti i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, la sospensione prevista dalla Legge Orlando continua ad applicarsi. Di conseguenza, al termine di prescrizione ordinario doveva essere aggiunto il periodo di sospensione di un anno e sei mesi. Effettuando questo calcolo, alla data della sentenza d’appello (7 ottobre 2024), il reato non era ancora prescritto.

Il Rigetto degli Altri Motivi di Ricorso

Anche il secondo motivo, relativo allo stato di necessità, è stato respinto. La Corte ha ribadito un principio fondamentale del suo operato: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può riesaminare i fatti o le prove, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente. Poiché la Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione in modo logico e coerente con le prove, ogni ulteriore discussione sul punto è stata considerata un inammissibile tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti.

le motivazioni

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su un’interpretazione sistematica e cronologica delle norme sulla prescrizione. Il principio cardine è che la disciplina della sospensione della prescrizione ha natura processuale e, pertanto, si applica ai procedimenti in corso secondo il principio tempus regit actum. La sentenza delle Sezioni Unite citata nell’ordinanza ha risolto il contrasto giurisprudenziale, stabilendo un chiaro spartiacque temporale. Per i reati commessi nel “periodo Orlando” (3 agosto 2017 – 31 dicembre 2019), il regime di sospensione introdotto da quella legge rimane l’unico applicabile, anche a seguito delle riforme successive. Questa interpretazione garantisce certezza giuridica ed evita che modifiche legislative successive possano avere effetti retroattivi su istituti processuali già consolidati al momento del fatto. Per quanto riguarda il rigetto dello stato di necessità, la motivazione si basa sulla preclusione, per il giudice di legittimità, di rileggere gli elementi di fatto o di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, se quest’ultima è immune da vizi logici o giuridici.

le conclusioni

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro sul calcolo della prescrizione reati stradali e non solo, per un’intera fascia di procedimenti penali. Avvocati e operatori del diritto devono prestare massima attenzione alla data di commissione del reato per individuare correttamente il regime di prescrizione applicabile. In secondo luogo, la decisione ribadisce la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità, ricordando che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Per gli imputati, ciò significa che le strategie difensive basate su una riconsiderazione delle prove hanno scarsissime probabilità di successo davanti alla Suprema Corte.

Quando si applica la sospensione della prescrizione prevista dalla “Legge Orlando”?
Secondo la Corte di Cassazione, la sospensione del corso della prescrizione introdotta dalla Legge Orlando (L. 103/2017) si applica a tutti i reati commessi nel periodo che va dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No. L’ordinanza ribadisce che il giudizio della Corte di Cassazione è un “giudizio di legittimità”. Il suo compito non è rivalutare le prove o i fatti (come farebbe un giudice di primo o secondo grado), ma solo controllare la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso specifico, perché il reato non è stato dichiarato prescritto?
Il reato non è stato dichiarato prescritto perché, essendo stato commesso nell’agosto 2019, rientrava nel campo di applicazione della Legge Orlando. Pertanto, al termine di prescrizione ordinario è stato aggiunto il periodo di sospensione di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo grado e quella d’appello, facendo sì che, al momento della decisione della Corte d’Appello, il termine finale non fosse ancora trascorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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