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Prescrizione reati: la Cassazione chiarisce le norme

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida in stato di ebbrezza, il quale sosteneva l’avvenuta estinzione del reato per prescrizione. La Corte ha chiarito che per la prescrizione reati commessi nel periodo tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica integralmente la disciplina sulla sospensione dei termini introdotta dalla Legge n. 103/2017 (Riforma Orlando), come stabilito da una precedente sentenza delle Sezioni Unite. Di conseguenza, il reato non era prescritto.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reati 2017-2019: La Cassazione Fa Chiarezza sulla Legge Applicabile

La corretta applicazione delle norme sulla prescrizione reati rappresenta un tema cruciale nel diritto penale, specialmente a seguito delle numerose riforme legislative. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale riguardo la disciplina applicabile ai reati commessi in un preciso arco temporale, dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, ribadendo un principio già sancito dalle Sezioni Unite.

Il Contesto del Caso: Guida in Stato di Ebbrezza e il Dubbio sulla Prescrizione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di guida in stato di ebbrezza, commesso nel novembre 2018. La condanna, emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello, è stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione. La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su un unico motivo: l’avvenuta estinzione del reato per prescrizione.

Secondo la tesi difensiva, le cause di sospensione del termine di prescrizione, applicate nei gradi di merito, non avrebbero dovuto essere calcolate. Ciò in virtù di una legge del 2019 che, secondo l’interpretazione del ricorrente, avrebbe abrogato le norme pertinenti, rendendo così il reato già estinto al momento della decisione d’appello.

La Decisione della Corte e la Questione sulla Prescrizione Reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno respinto la tesi difensiva senza nemmeno entrare nel merito della questione, poiché basata su un presupposto giuridico errato. La Corte ha infatti richiamato un principio di diritto già consolidato da una precedente e autorevole pronuncia.

Il Richiamo alle Sezioni Unite

Il punto centrale della decisione risiede nel riferimento a una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, resa a fine 2024. In quella sede, il massimo organo della giurisprudenza di legittimità aveva risolto il quesito su quale disciplina della sospensione della prescrizione dovesse applicarsi ai reati commessi tra il 3 agosto 2017 (data di entrata in vigore della cosiddetta Riforma Orlando, L. 103/2017) e il 31 dicembre 2019. Le Sezioni Unite hanno stabilito in modo inequivocabile che, per tale periodo, trova piena applicazione la disciplina introdotta proprio dalla Legge n. 103/2017.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono lineari e si fondano interamente sul principio stabilito dalle Sezioni Unite. Poiché il reato contestato all’imputato è stato commesso il 17 novembre 2018, esso ricade pienamente nell’intervallo temporale indicato (3 agosto 2017 – 31 dicembre 2019).

Di conseguenza, la disciplina applicabile è quella della Legge n. 103 del 2017. Questa legge aveva modificato l’articolo 159 del codice penale, introducendo specifiche ipotesi di sospensione del corso della prescrizione, tra cui quella legata al tempo necessario per il deposito della motivazione della sentenza di condanna di primo o secondo grado. Pertanto, il calcolo della prescrizione effettuato dalla Corte d’Appello, che teneva conto di tali periodi di sospensione, era corretto. L’argomentazione del ricorrente, che invocava una successiva abrogazione normativa, è stata ritenuta irrilevante per il periodo di commissione del reato in esame.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un punto fermo nella complessa successione di leggi in materia di prescrizione. Per i reati commessi tra l’agosto 2017 e la fine del 2019, la Riforma Orlando è pienamente efficace, comprese le sue norme sulla sospensione. Questa pronuncia offre certezza giuridica, confermando che le modifiche legislative successive non hanno effetto retroattivo su tale periodo. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò significa che il calcolo dei termini di prescrizione per i reati commessi in quel lasso di tempo deve inderogabilmente tenere conto delle cause di sospensione introdotte nel 2017, con un conseguente allungamento dei tempi necessari per giungere all’estinzione del reato.

Quale disciplina sulla sospensione della prescrizione si applica ai reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Per i reati commessi in questo specifico arco temporale, si applica integralmente la disciplina sulla sospensione della prescrizione introdotta dalla Legge n. 103 del 2017 (cosiddetta Riforma Orlando).

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. La sua argomentazione si basava su un’errata interpretazione della successione delle leggi in materia di prescrizione, ignorando un principio di diritto già stabilito da una precedente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione.

Le modifiche legislative successive al 2019 in materia di prescrizione hanno effetto sui reati commessi nel 2018?
No, secondo la sentenza, per i reati commessi nel periodo che include il 2018 (dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019), continua ad applicarsi la normativa introdotta dalla Legge n. 103 del 2017, e non le disposizioni di leggi successive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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