LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione reati: Cassazione annulla condanna parziale

Un imputato, condannato per danneggiamento e reati contravvenzionali, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte accoglie il motivo relativo alla prescrizione reati minori, annullando senza rinvio la relativa condanna. Vengono invece dichiarati inammissibili gli altri motivi, inclusi quelli sul dolo nel danneggiamento e sulla qualificazione della recidiva, con la condanna principale che viene confermata seppur con pena rideterminata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reati: Annullamento Parziale della Condanna in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34939/2024, offre importanti chiarimenti sulla prescrizione reati e sulla sua rilevabilità in sede di legittimità, anche quando non eccepita in appello. La pronuncia analizza anche i confini del dolo eventuale nel delitto di danneggiamento e i limiti del divieto di reformatio in peius in relazione alla recidiva. Questo caso dimostra come, anche a fronte di un ricorso parzialmente inammissibile, un motivo fondato possa portare a una modifica sostanziale della pena finale.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di danneggiamento aggravato (art. 635 c.p.) e per due reati contravvenzionali. Secondo l’accusa, l’imputato aveva lanciato delle biglie di metallo che avevano colpito e danneggiato le finestre di un edificio pubblico.
L’imputato proponeva ricorso per cassazione basandosi su cinque motivi:
1. Errata valutazione del dolo: Sosteneva la mancanza di prova certa dell’intenzione di danneggiare.
2. Mancata declaratoria di prescrizione: Eccepiva l’avvenuta estinzione per prescrizione dei reati contravvenzionali prima della sentenza d’appello.
3. Errore nel calcolo della pena: Contestava la riduzione per il rito abbreviato, ritenuta insufficiente.
4. Violazione del divieto di reformatio in peius: Lamentava che la Corte d’Appello avesse qualificato più gravemente la recidiva rispetto al primo grado.
5. Errato bilanciamento delle circostanze: Criticava il giudizio di equivalenza tra attenuanti e aggravanti, viziato dall’errata qualificazione della recidiva.

La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il secondo motivo di ricorso, annullando senza rinvio la sentenza limitatamente ai reati contravvenzionali, dichiarandoli estinti per prescrizione. Di conseguenza, ha eliminato la porzione di pena relativa a tali capi d’imputazione.
Per il resto, i giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna per il delitto di danneggiamento e fissando la pena finale in 3 mesi e 10 giorni di reclusione.

Le Motivazioni della Corte

La sentenza si articola su due binari principali: l’accoglimento del motivo sulla prescrizione e la reiezione degli altri per infondatezza o inammissibilità.

Prescrizione Reati: Rilevabilità anche in Cassazione

Il punto cruciale della decisione riguarda la prescrizione reati. La Corte ha stabilito che i reati contravvenzionali erano effettivamente prescritti prima della pronuncia d’appello. Il principio applicato è di grande importanza pratica: la prescrizione maturata dopo la condanna di primo grado può essere rilevata in Cassazione, anche se non eccepita in appello, a condizione che la condanna per quel specifico reato sia stata oggetto di motivi di impugnazione. Poiché l’imputato aveva contestato la condanna per le contravvenzioni nel suo atto di appello, non si era formato un giudicato parziale, lasciando aperta la possibilità per la Cassazione di dichiararne l’estinzione. L’accoglimento di questo motivo ha assorbito anche quello relativo all’errato calcolo della pena per il rito abbreviato.

Inammissibilità degli Altri Motivi: Dolo e Recidiva

Per quanto riguarda il delitto di danneggiamento, la Corte ha ritenuto il motivo inammissibile perché generico e meramente ripetitivo di quanto già dedotto in appello. I giudici hanno ribadito che per il danneggiamento è sufficiente il dolo eventuale. L’aver lanciato per due volte le biglie di metallo verso l’edificio, colpendo le finestre, dimostra che l’imputato aveva previsto e accettato il rischio di causare un danno, integrando così l’elemento soggettivo del reato.
Infine, sono stati respinti i motivi sulla recidiva. La Corte ha chiarito che non vi è stata alcuna reformatio in peius, poiché il giudice d’appello si è limitato a confermare la recidiva qualificata (reiterata, specifica e infraquinquennale) già contestata nell’imputazione originaria. Non si è trattato di una nuova e più grave qualificazione, ma di una presa d’atto della contestazione iniziale. Di conseguenza, anche il bilanciamento delle circostanze, che ai sensi dell’art. 69, comma 4, c.p. impedisce la prevalenza delle attenuanti sulla recidiva qualificata, è stato ritenuto corretto.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma principi consolidati e offre spunti operativi rilevanti. In primo luogo, sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici che si confrontino puntualmente con le argomentazioni della sentenza impugnata, pena l’inammissibilità. In secondo luogo, chiarisce le condizioni per la declaratoria della prescrizione in sede di legittimità, un’ancora di salvezza procedurale legata alla mancata formazione del giudicato parziale. Infine, conferma che la sufficienza del dolo eventuale per il danneggiamento e la corretta applicazione delle norme sulla recidiva e sul bilanciamento delle circostanze restano pilastri fondamentali del diritto penale sostanziale.

È possibile che la prescrizione di un reato venga dichiarata per la prima volta in Cassazione?
Sì, la sentenza conferma che la prescrizione maturata dopo la condanna di primo grado può essere rilevata dalla Corte di Cassazione, a condizione che la condanna per quel reato sia stata specificamente contestata nei motivi di appello, impedendo così la formazione di un giudicato parziale.

Per il reato di danneggiamento è necessario provare che l’imputato volesse specificamente rompere un bene?
No, non è necessario. La Corte ribadisce che per il reato di danneggiamento è sufficiente il dolo eventuale, ossia che l’agente abbia previsto la possibilità di un danno come conseguenza della sua azione e ne abbia accettato il rischio, decidendo di agire ugualmente.

Se una Corte d’Appello definisce la natura della recidiva già contestata, commette una violazione del divieto di reformatio in peius?
No. Secondo la sentenza, se la Corte d’Appello si limita a esplicitare la natura della recidiva (es. reiterata, specifica) così come già contestata nell’atto di imputazione, non si verifica una reformatio in peius, ma una semplice conferma della qualificazione originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati