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Prescrizione reati: annullata condanna in Cassazione

La Cassazione annulla una condanna per violazione degli obblighi di sorveglianza speciale. I giudici hanno stabilito l’estinzione del reato per prescrizione reati, maturata prima della sentenza d’appello e non rilevata dal giudice di merito, accogliendo il ricorso dell’imputato.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reati: La Cassazione Annulla Condanna per Violazione della Sorveglianza Speciale

Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione interviene su un caso di violazione delle misure di prevenzione, evidenziando un principio fondamentale del nostro ordinamento: l’obbligo del giudice di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione reati anche qualora non venga eccepita dalle parti. La vicenda riguarda un soggetto condannato per essere rincasato oltre l’orario consentito mentre era sottoposto a sorveglianza speciale. La Suprema Corte ha annullato la condanna, riconoscendo che i reati erano già prescritti al momento della decisione della Corte d’Appello.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Ragusa e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Catania. L’imputato era stato condannato alla pena di tre mesi di arresto per aver violato, in tre distinte occasioni, le prescrizioni della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza cui era sottoposto. Nello specifico, gli era stato contestato di essere rientrato presso la propria abitazione oltre le ore 21:00, orario limite imposto dalla misura di prevenzione.

Contro la sentenza d’appello, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e la mancata applicazione dell’articolo 157 del codice penale. Il motivo centrale del ricorso era che le contravvenzioni contestate, al momento della pronuncia della sentenza di secondo grado (9 gennaio 2024), si erano già estinte per prescrizione.

Il Calcolo della prescrizione reati

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, procedendo a un’analisi dettagliata dei termini di prescrizione. Le violazioni erano state commesse rispettivamente il 23 maggio 2016, il 19 marzo 2017 e l’1 aprile 2017. Pur tenendo conto di un periodo di sospensione dei termini di prescrizione pari a 255 giorni, la Corte ha calcolato che i reati si erano estinti in date ben antecedenti alla sentenza d’appello:

* Per la prima violazione: prescrizione maturata il 2 febbraio 2022.
* Per la seconda violazione: prescrizione maturata il 1° giugno 2023.
* Per la terza violazione: prescrizione maturata il 13 giugno 2023.

Risulta evidente che, al momento della decisione della Corte d’Appello, la prescrizione reati era già intervenuta per tutte le contestazioni.

Le Motivazioni della Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sul principio, sancito dall’articolo 129 del codice di procedura penale, secondo cui il giudice ha l’obbligo di dichiarare immediatamente d’ufficio determinate cause di non punibilità, tra cui l’estinzione del reato. Questo obbligo sussiste anche in assenza di una specifica richiesta di parte.

I giudici hanno richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 12602 del 2015), la quale ha stabilito l’ammissibilità del ricorso per cassazione con cui si deduce, anche come unico motivo, l’intervenuta estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza impugnata ma erroneamente non dichiarata dal giudice di merito.

La Corte d’Appello, pertanto, avrebbe dovuto rilevare d’ufficio l’avvenuta prescrizione e pronunciare una sentenza di non doversi procedere. Non avendolo fatto, la sua decisione è risultata viziata. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, poiché i reati contestati erano inequivocabilmente estinti.

Conclusioni: L’Obbligo del Giudice e la Tutela dell’Imputato

Questa sentenza ribadisce un caposaldo del diritto processuale penale: la prescrizione è una causa di estinzione del reato che opera di diritto e deve essere rilevata dal giudice in ogni stato e grado del procedimento. La decisione della Cassazione sottolinea come il mancato rilievo di una causa di estinzione già maturata costituisca un errore di diritto che vizia la sentenza e ne giustifica l’annullamento.

Per l’imputato, la decisione significa la cancellazione definitiva della condanna. Per il sistema giudiziario, rappresenta un monito sull’importanza di verificare sempre, e con priorità, la sussistenza di cause di non punibilità che, come la prescrizione, impediscono la prosecuzione dell’azione penale e l’affermazione di una responsabilità.

Quando si estingue un reato per prescrizione?
Un reato si estingue per prescrizione quando è trascorso un determinato lasso di tempo, stabilito dalla legge, dalla data di commissione del fatto senza che sia intervenuta una sentenza di condanna definitiva. Nel caso specifico, le contravvenzioni si sono estinte prima della sentenza d’appello, nonostante un periodo di sospensione dei termini.

Cosa succede se un giudice non dichiara la prescrizione già maturata?
Se un giudice di merito (come la Corte d’Appello) emette una sentenza di condanna senza rilevare che il reato era già prescritto, la sua decisione è viziata. La sentenza può essere impugnata in Cassazione, la quale, accertato l’errore, la annullerà senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato.

È possibile basare un ricorso in Cassazione solo sulla mancata declaratoria di prescrizione?
Sì. Come confermato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite citata nella sentenza, il ricorso per cassazione è ammissibile anche se si fonda unicamente sul motivo che la prescrizione del reato era già maturata prima della sentenza impugnata e non è stata dichiarata dal giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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