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Prescrizione reati: annullamento parziale in Cassazione

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato una sentenza di condanna per i reati di sostituzione di persona e possesso di segni distintivi, dichiarandoli estinti a causa della prescrizione. La condanna per il reato di truffa è invece rimasta, con rinvio alla Corte di Appello per la rideterminazione della pena. La Corte ha chiarito che il decorso del tempo estingue il reato, imponendo l’annullamento della relativa condanna. Ha inoltre ribadito l’inammissibilità di motivi di ricorso volti a una nuova valutazione dei fatti e l’infondatezza delle doglianze sulla mancata concessione di attenuanti generiche in assenza di una specifica richiesta.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La prescrizione dei reati: un caso di annullamento parziale in Cassazione

La prescrizione reati è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, che sancisce l’estinzione di un illecito a causa del decorso del tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12718/2024) offre un chiaro esempio di come questo principio trovi applicazione pratica, portando all’annullamento parziale di una condanna. Analizziamo insieme la vicenda e le decisioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per tre diversi reati: truffa (art. 640 c.p.), sostituzione di persona (art. 494 c.p.) e possesso di segni distintivi contraffatti (art. 497-bis c.p.). La Corte di Appello di L’Aquila aveva confermato la responsabilità penale e la condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, vittima della truffa.

L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a tre distinti motivi di impugnazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su tre punti principali:

1. Avvenuta prescrizione reati: Il primo e più importante motivo riguardava l’estinzione per prescrizione dei reati di sostituzione di persona e possesso di segni distintivi. Secondo la difesa, essendo stati commessi il 19 settembre 2015, il termine massimo di prescrizione di sette anni e sei mesi era già spirato prima della pronuncia della sentenza d’appello.
2. Attribuzione del reato di truffa: In secondo luogo, si contestava l’addebito del reato di truffa, sostenendo che la persona offesa aveva dichiarato di aver condotto le trattative telefoniche con una donna, e non con l’imputato di sesso maschile.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Infine, l’imputato lamentava la genericità della motivazione con cui i giudici di merito avevano negato la concessione delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi della Corte e la prescrizione dei reati

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi. Il punto cruciale della decisione è stato l’accoglimento del primo motivo, quello relativo alla prescrizione reati.

I giudici hanno verificato le date e i calcoli, confermando che il termine massimo di prescrizione per i reati di cui agli artt. 494 e 497-bis c.p. era effettivamente decorso prima della sentenza d’appello. Di conseguenza, non potendo più essere perseguiti, la relativa condanna doveva essere eliminata.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione in modo articolato. Per quanto riguarda il primo motivo, ha semplicemente constatato il decorso del tempo come causa estintiva dei reati, disponendo l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata limitatamente a tali capi d’accusa. Questo significa che la condanna per questi due reati è stata cancellata in via definitiva.

Il secondo motivo, relativo alla presunta erronea attribuzione del reato di truffa, è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il giudizio di legittimità non è una terza sede di merito. Non è possibile chiedere alla Suprema Corte di rivalutare le prove e i fatti già esaminati dal Tribunale e dalla Corte d’Appello. Tale richiesta esula dalle competenze della Cassazione, che si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Anche il terzo motivo, sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato che l’imputato, nel suo atto di appello, non aveva formulato una richiesta specifica per l’applicazione di tali attenuanti, né aveva indicato elementi di fatto concreti che potessero giustificarne la concessione. In assenza di una specifica istanza motivata, non sorge per il giudice d’appello un obbligo di motivare il mancato esercizio del suo potere di concederle d’ufficio.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza per i reati di sostituzione di persona e possesso di segni distintivi perché estinti per prescrizione. Ha però confermato la validità dell’impianto accusatorio per il reato di truffa. Poiché la pena originaria era stata calcolata tenendo conto di tutti e tre i reati in continuazione, è stato necessario disporre un rinvio alla Corte di Appello di Perugia. Quest’ultima avrà il compito di rideterminare la sanzione finale, calcolandola esclusivamente per il residuo reato di truffa. La sentenza evidenzia l’importanza cruciale dei termini di prescrizione reati nel processo penale e ribadisce i limiti del sindacato di legittimità della Corte di Cassazione.

Perché due dei tre reati sono stati dichiarati estinti?
Perché, come accertato dalla Corte di Cassazione, il termine massimo di prescrizione previsto dalla legge per i reati di cui agli articoli 494 e 497-bis del codice penale era interamente decorso prima della pronuncia della sentenza di appello. Il passaggio del tempo ha quindi estinto i reati.

Perché il ricorso relativo alla condanna per truffa è stato respinto?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché chiedeva alla Corte di Cassazione una rivalutazione delle prove e dei fatti (nello specifico, l’identificazione del responsabile della truffa). Questo tipo di valutazione è riservato ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, che si occupa solo della corretta applicazione della legge.

Per quale motivo non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto il motivo infondato perché l’imputato non aveva presentato una richiesta specifica e motivata per la concessione delle attenuanti generiche né nell’atto di appello né nelle conclusioni del giudizio di secondo grado. In assenza di tale richiesta, non sorge un obbligo per il giudice di motivare la mancata concessione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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