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Prescrizione reati ambientali: la Cassazione chiarisce

La Cassazione, con sentenza n. 14221/2025, ha rigettato un ricorso in materia di reati ambientali. Ha chiarito l’applicazione della sospensione della prescrizione per reati ambientali commessi dopo la Legge Orlando e ha confermato che la natura pericolosa dei rifiuti può essere provata anche senza perizia tecnica, basandosi su altri elementi probatori.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Reati Ambientali: Nuovi Chiarimenti dalla Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14221 del 2025, offre importanti delucidazioni su due aspetti cruciali del diritto penale ambientale: il calcolo della prescrizione reati ambientali alla luce delle recenti riforme e i metodi per provare la natura pericolosa dei rifiuti. La decisione ribadisce l’importanza di una corretta interpretazione delle norme sulla sospensione dei termini, introdotte dalla cosiddetta ‘legge Orlando’, e conferma un principio di libertà probatoria fondamentale per l’accertamento di questi illeciti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di gestione illecita di rifiuti, previsto dall’art. 256, comma 1, del D.Lgs. 152/06. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva confermato la responsabilità penale. L’imputato ha quindi presentato ricorso per cassazione, affidandosi a due motivi principali: l’errata qualificazione dei rifiuti come ‘pericolosi’ e la conseguente applicazione di una pena più severa, e l’avvenuta decorrenza della prescrizione del reato.

Le Questioni Giuridiche Affrontate

Il ricorso sollevava due questioni centrali:

1. La natura dei rifiuti: La difesa sosteneva che i materiali contestati (materiale ferroso e barattoli di vernice) non fossero pericolosi. Di conseguenza, la pena avrebbe dovuto essere alternativa (detentiva o pecuniaria) come previsto per i rifiuti non pericolosi, e non congiunta come applicato nel caso di specie.
2. La prescrizione del reato: Secondo il ricorrente, il reato, commesso nel settembre 2017, si sarebbe prescritto prima della sentenza d’appello. La tesi difensiva si basava su una specifica interpretazione delle norme sulla sospensione della prescrizione, sostenendo che le modifiche introdotte dalla ‘legge Orlando’ non fossero più operative al momento del giudizio.

L’Analisi della Corte e la Prescrizione dei Reati Ambientali

La Corte di Cassazione ha esaminato con priorità il motivo relativo alla prescrizione reati ambientali, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che, essendo il reato stato commesso il 16 settembre 2017, trova piena applicazione la disciplina introdotta dalla legge n. 103 del 2017 (‘legge Orlando’).

Questa normativa prevede una specifica causa di sospensione del corso della prescrizione: il termine si ‘congela’ per un periodo massimo di un anno e sei mesi, a partire dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione della sentenza di primo grado fino alla pronuncia del dispositivo della sentenza di appello.

Nel caso specifico, la Corte ha calcolato meticolosamente i periodi di sospensione, inclusi quelli legati allo svolgimento del giudizio di primo grado, concludendo che il termine prescrizionale non era affatto maturato e sarebbe scaduto solo nel maggio del 2025. Questa interpretazione, sottolinea la Corte, è stata recentemente avallata anche da una decisione delle Sezioni Unite, che ha confermato l’applicabilità di tale meccanismo di sospensione per tutti i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019.

La Prova della Pericolosità dei Rifiuti

Anche il primo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ribadito un principio consolidato secondo cui la valutazione del carattere pericoloso dei rifiuti non richiede obbligatoriamente un accertamento tecnico-peritale. Il giudice può fondare legittimamente la sua decisione anche su altri elementi probatori, quali:

* Dichiarazioni testimoniali.
* Rilievi fotografici.
* Esiti di ispezioni e sequestri.

Nel caso in esame, la Corte ha ritenuto che la valutazione operata dai giudici di merito fosse adeguatamente motivata e basata su prove sufficienti, rendendo corretta l’applicazione della pena più grave prevista per la gestione illecita di rifiuti pericolosi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha rigettato il ricorso basandosi su una duplice argomentazione. In primo luogo, ha affrontato la questione procedurale della prescrizione, considerandola logicamente prioritaria. Ha stabilito che le norme sulla sospensione introdotte dalla ‘legge Orlando’ erano pienamente applicabili al caso di specie, data la data di commissione del reato. Il calcolo preciso dei periodi di sospensione ha dimostrato che il termine di prescrizione non era decorso, smentendo la tesi difensiva. In secondo luogo, ha esaminato il motivo di merito relativo alla classificazione dei rifiuti. La Corte ha affermato il principio della libertà di prova, secondo cui la natura pericolosa di un rifiuto può essere provata non solo tramite una perizia tecnica, ma anche attraverso altre fonti di prova come testimonianze o fotografie. Di conseguenza, la decisione dei giudici di merito di considerare i rifiuti come pericolosi e di applicare la relativa pena congiunta è stata ritenuta legittima e correttamente motivata.

Conclusioni

La sentenza in commento offre due importanti insegnamenti. Da un lato, consolida l’interpretazione delle norme sulla sospensione della prescrizione post-riforma Orlando, un fattore determinante nel calcolo dei tempi processuali per i reati commessi negli ultimi anni. Dall’altro, riafferma un principio di flessibilità probatoria essenziale per la repressione dei reati ambientali, chiarendo che l’assenza di una perizia non impedisce di accertare la natura pericolosa dei rifiuti quando altre prove sono sufficientemente indicative. Questa decisione rappresenta un monito per gli operatori del settore e rafforza gli strumenti a disposizione dell’autorità giudiziaria nella lotta all’inquinamento e alla gestione illegale dei rifiuti.

Come incide la ‘legge Orlando’ sulla prescrizione dei reati commessi dopo il 3 agosto 2017?
Per i reati commessi in quel periodo, la legge n. 103/2017 (legge Orlando) ha introdotto una specifica causa di sospensione della prescrizione. Il corso della prescrizione si interrompe dal termine previsto per il deposito della motivazione della sentenza di primo grado fino alla pronuncia del dispositivo della sentenza di appello, per un periodo massimo di un anno e sei mesi.

È sempre necessaria una perizia tecnica per dimostrare che un rifiuto è pericoloso?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che la natura pericolosa dei rifiuti può essere provata anche attraverso altri elementi, come dichiarazioni di testimoni, fotografie, o gli esiti di ispezioni e sequestri. Il giudice non è vincolato a disporre un accertamento peritale.

Qual è stato l’esito finale del ricorso in questo caso?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondati entrambi i motivi presentati. Di conseguenza, ha confermato la sentenza di condanna della Corte di Appello e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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