LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione peculato: la Cassazione annulla condanna

Due medici, condannati in appello per peculato per non aver versato alla ASL la quota dovuta sui compensi ricevuti da pazienti, hanno visto la loro condanna annullata dalla Corte di Cassazione. Sebbene la Corte abbia ritenuto corretto il calcolo del dies a quo per la prescrizione, ha dichiarato l’estinzione del reato per il decorso del tempo, maturata dopo la sentenza di secondo grado. È stata inoltre evidenziata la dubbia configurabilità del peculato in assenza di un chiaro titolo di possesso del denaro pubblico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Peculato: Cassazione Annulla Condanna a Medici

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23215 del 2024, ha annullato senza rinvio la condanna per due medici accusati di peculato, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Questa decisione offre importanti chiarimenti sulla decorrenza dei termini per la prescrizione peculato e sulla distinzione tra appropriazione indebita e mere irregolarità amministrative, come la mancata fatturazione.

I Fatti del Processo: L’Accusa di Peculato

Il caso riguarda due sanitari, condannati in primo grado e in appello per il reato di peculato. L’accusa era di essersi appropriati di una parte dei compensi versati dai pazienti per visite effettuate in regime di “intramoenia allargata”, omettendo di versare all’Azienda Sanitaria Locale (ASL) la quota di sua spettanza. La contestazione originaria collocava i fatti “nel corso dell’anno 2010”.

Nonostante la conferma della condanna da parte della Corte di Appello, che aveva solo rideterminato la pena, i due medici hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando questioni sia procedurali che di merito.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Gli imputati hanno basato il loro ricorso su due argomenti principali:

1. Intervenuta prescrizione: Sostenevano che il reato fosse già estinto al momento della sentenza di appello. A loro avviso, essendo i fatti genericamente contestati “nell’anno 2010”, il calcolo della prescrizione avrebbe dovuto iniziare dalla data più favorevole, ovvero il 1° gennaio 2010, portando alla maturazione del termine massimo a gennaio 2023.
2. Insussistenza del reato: Contestavano la sussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi del peculato, attribuendo le mancate registrazioni a errori della segreteria e a difficoltà operative, come la temporanea indisponibilità dei moduli di fatturazione forniti dall’ASL. Sottolineavano la minima entità delle somme contestate.

La Decisione della Corte: Prescrizione Peculato e i Principi Affermati

La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi, annullando la sentenza di condanna. Tuttavia, il percorso argomentativo seguito è degno di nota.

In primo luogo, la Corte ha rigettato l’interpretazione degli imputati sul calcolo della prescrizione. Ha stabilito che il principio del favor rei (scegliere l’interpretazione più favorevole all’imputato) si applica solo in caso di incertezza assoluta e non superabile sulla data del commesso reato. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente individuato il dies a quo (il giorno di inizio del termine) nell’ultima visita medica per la quale non era stata emessa regolare fattura. Questo approccio è stato ritenuto immune da censure.

Nonostante la correttezza del criterio, la Cassazione, ricalcolando i termini, ha constatato che la prescrizione peculato era comunque maturata dopo la sentenza di appello ma prima della propria decisione. Per un imputato, la cui ultima condotta era stata fissata al 10 dicembre 2010, la prescrizione è maturata il 24 dicembre 2023. Per l’altra, con ultima condotta individuata al 18 agosto 2020, la prescrizione è stata dichiarata matura il 3 settembre 2023.

La Sottile Linea tra Obbligo di Fatturazione e Peculato

Pur basando la decisione sulla prescrizione, la Corte ha aggiunto un’importante considerazione di merito. Ha affermato che, anche se il reato non fosse stato prescritto, i motivi di ricorso sulla configurabilità del peculato sarebbero stati “astrattamente fondati”.

I giudici hanno sottolineato che il reato di peculato presuppone che il pubblico ufficiale abbia il possesso del bene per ragioni d’ufficio, basato su un titolo di legge o organizzativo. La mera disponibilità di fatto o occasionale del denaro, come quella derivante da una violazione delle norme sulla fatturazione, non è sufficiente. Citando un precedente specifico (sentenza n. 45084/2021), la Corte ha ribadito che in casi simili è necessario un accertamento approfondito sulla legittimità della prassi di riscossione diretta da parte del medico e sul legame funzionale tra l’attività e la disponibilità delle somme.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione centrale della decisione è l’intervenuta estinzione del reato per prescrizione. La Corte ha applicato il principio secondo cui, se i motivi di ricorso non sono inammissibili, la prescrizione maturata dopo la sentenza di appello deve essere rilevata e dichiarata, portando all’annullamento della condanna. Questo obbligo prevale su qualsiasi altra valutazione. Tuttavia, la Corte ha voluto precisare anche che la condanna era comunque fragile nel merito. La distinzione tra un’irregolarità amministrativa (la mancata fatturazione) e un’appropriazione penalmente rilevante (peculato) non era stata sufficientemente provata. Per configurare il peculato, sarebbe stato necessario dimostrare che i medici detenevano quel denaro in virtù di un titolo giuridico specifico che li qualificava come agenti contabili per conto dell’ASL, e non semplicemente come professionisti che incassavano il proprio onorario (parte del quale da riversare). Questa indagine non era stata completata nei gradi di merito, e l’estinzione del reato ha impedito un nuovo giudizio per approfondirla.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due principi fondamentali. Primo, nel calcolo della prescrizione, l’incertezza sulla data del reato cede il passo a una ricostruzione logica dei fatti, ancorando il termine all’ultima condotta illecita. Secondo, e forse più importante, ribadisce che il reato di peculato richiede una prova rigorosa del titolo di possesso del denaro pubblico. La semplice gestione di incassi, anche se irregolare dal punto di vista amministrativo o fiscale, non si traduce automaticamente in un’appropriazione criminale. Questa decisione rappresenta un importante monito a distinguere tra violazioni procedurali e condotte delittuose, specialmente in settori complessi come quello della sanità pubblica e della libera professione intramuraria.

Quando inizia a decorrere la prescrizione se la data del reato è incerta?
La Corte chiarisce che il principio di scegliere la data più favorevole al reo (favor rei) si applica solo in casi di incertezza assoluta e insuperabile. Se è possibile determinare una data finale della condotta illecita attraverso una deduzione logica (come la data dell’ultima prestazione non regolarmente fatturata), quella data funge da punto di partenza (dies a quo) per il calcolo della prescrizione.

La mancata emissione di una fattura da parte di un medico in intramoenia costituisce sempre peculato?
No. Secondo la Corte, la mera violazione degli obblighi di fatturazione non è di per sé sufficiente a configurare il reato di peculato. È necessario dimostrare che il pubblico ufficiale avesse il possesso del denaro in base a un titolo giuridico o organizzativo specifico, e non una mera disponibilità di fatto. Occorre un’indagine approfondita sulle norme che regolano l’attività intramoenia per stabilire la natura di tale possesso.

Cosa succede se la prescrizione matura dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione della Cassazione?
Se il ricorso in Cassazione è ammissibile, la Corte ha l’obbligo di rilevare l’intervenuta prescrizione e di dichiarare l’estinzione del reato. Di conseguenza, la sentenza di condanna viene annullata senza rinvio, il che significa che il processo si conclude definitivamente con l’estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati