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Prescrizione Legge Orlando: quando si applica?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando l’applicazione della prescrizione Legge Orlando per i reati commessi fino al 31 dicembre 2019. Essendo più favorevole della Legge Bonafede, la sua applicazione, con le relative sospensioni, ha impedito l’estinzione del reato. Il ricorrente è stato condannato alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Legge Orlando: la Cassazione fa chiarezza sulla sua applicazione

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: la disciplina della prescrizione e, in particolare, la successione delle leggi nel tempo. Il caso offre lo spunto per chiarire definitivamente l’ambito di applicazione della cosiddetta prescrizione Legge Orlando per i reati commessi in un preciso arco temporale, ribadendone la prevalenza sulla successiva e più discussa Legge Bonafede. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per il calcolo dei termini di estinzione del reato in migliaia di procedimenti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bologna nel maggio 2023. Il ricorrente, tramite il proprio difensore, lamentava una violazione di legge, sostenendo che i giudici di secondo grado avrebbero dovuto dichiarare l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. La richiesta, pertanto, era quella di annullare la sentenza impugnata, ritenendo che il tempo massimo previsto dalla legge per la celebrazione del processo fosse ormai decorso.

La Questione Giuridica: Legge Orlando vs Legge Bonafede

Il cuore della questione risiede nel conflitto tra due diverse normative che hanno modificato l’istituto della prescrizione. Da un lato, la Legge n. 103/2017 (la “Legge Orlando”), dall’altro la Legge n. 3/2019 (la “Legge Bonafede”). I reati contestati all’imputato erano stati commessi in un periodo compreso tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019.

La Legge Orlando aveva introdotto una specifica causa di sospensione del corso della prescrizione:
* Un periodo di un anno e sei mesi dopo la sentenza di condanna di primo grado.
* Un ulteriore periodo di un anno e sei mesi dopo la sentenza di condanna in appello.

La successiva Legge Bonafede ha invece previsto un meccanismo più drastico, ovvero il blocco definitivo della prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione). Per stabilire quale norma applicare, la Corte ha dovuto fare riferimento al principio del favor rei, secondo cui va applicata la legge più favorevole all’imputato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla prescrizione Legge Orlando

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. Le motivazioni sono chiare e si basano su un orientamento ormai consolidato.

I giudici hanno stabilito che per i reati commessi nell’intervallo di tempo rilevante nel caso di specie (dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019), la normativa da applicare è la Legge Orlando. Questa viene considerata “legge più favorevole” rispetto alla Legge Bonafede, poiché non blocca indefinitamente la prescrizione ma si limita a sospenderla per un periodo predeterminato e certo.

Di conseguenza, nel calcolare il tempo necessario a prescrivere il reato, si deve tener conto della sospensione di un anno e sei mesi successiva alla condanna di primo grado. Effettuando questo calcolo, la Corte ha concluso che, al momento della pronuncia della sentenza d’appello, il termine di prescrizione non era ancora maturato. La richiesta del ricorrente era, quindi, priva di fondamento.

L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, non ravvisando la Corte un’assenza di colpa nella proposizione di un ricorso palesemente infondato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza riafferma un punto fermo per la corretta applicazione della prescrizione Legge Orlando. Si chiarisce in modo inequivocabile che il suo regime di sospensione si applica a tutti i reati commessi fino al 31 dicembre 2019. Per gli operatori del diritto, ciò significa che il calcolo della prescrizione per i procedimenti relativi a quel periodo deve obbligatoriamente includere i periodi di sospensione introdotti nel 2017. La decisione ha l’effetto di allungare i tempi processuali necessari per giungere all’estinzione del reato, garantendo un margine temporale più ampio per la celebrazione dei giudizi di appello e di cassazione, in linea con l’intento originario del legislatore.

Quale legge sulla prescrizione si applica per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Si applica la Legge n. 103 del 2017 (Legge Orlando), in quanto considerata più favorevole per l’imputato rispetto alla successiva Legge n. 3 del 2019 (Legge Bonafede).

Cosa prevede la Legge Orlando in merito alla sospensione della prescrizione?
La Legge Orlando ha introdotto una causa di sospensione del termine di prescrizione per una durata di un anno e sei mesi dopo la sentenza di condanna di primo grado, e per un ulteriore anno e sei mesi dopo la sentenza di condanna in appello.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile e quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato, dato che il reato non era prescritto al momento della sentenza d’appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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