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Prescrizione Legge Orlando: calcolo e applicazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata per guida in stato di ebbrezza, la quale sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato. La Corte chiarisce che per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019 si applica pienamente la cosiddetta “prescrizione Legge Orlando”, che prevede una sospensione dei termini fino a un massimo di un anno e sei mesi tra il primo e il secondo grado di giudizio. Applicando tale sospensione, il reato non risultava prescritto al momento della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Legge Orlando: la Cassazione sul Calcolo per i Reati 2017-2019

Il calcolo dei termini di prescrizione è uno degli aspetti più tecnici e cruciali del diritto penale. La recente sentenza della Corte di Cassazione, che analizziamo oggi, offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione della cosiddetta prescrizione Legge Orlando per una specifica finestra temporale. Questa decisione sottolinea come la sospensione dei termini introdotta dalla riforma del 2017 abbia un impatto determinante sulla durata dei processi, impedendo l’estinzione di reati che altrimenti sarebbero caduti in prescrizione.

I Fatti del Caso

Il caso origina da una condanna per guida in stato di alterazione psicofisica dovuta all’uso di bevande alcoliche, un reato commesso nel novembre del 2017. L’imputata, dopo la conferma della condanna in Corte d’Appello nel settembre 2023, ha presentato ricorso per cassazione. L’unico motivo del ricorso si basava sulla presunta estinzione del reato per prescrizione, che, a suo dire, sarebbe maturata prima della sentenza di secondo grado.

La Questione Giuridica: Applicabilità e Calcolo della Prescrizione Legge Orlando

Il nodo centrale della controversia era stabilire il corretto calcolo del termine di prescrizione. Il reato era stato commesso il 2 novembre 2017, un periodo che ricade pienamente nell’ambito di applicazione della Legge n. 103/2017 (nota come “Legge Orlando”). Questa legge ha modificato l’articolo 159 del codice penale, introducendo una causa di sospensione del corso della prescrizione tra la sentenza di primo grado e quella di secondo grado (e tra quest’ultima e la sentenza definitiva), per un periodo massimo non superiore a un anno e sei mesi per ciascuna fase. La difesa sosteneva che tale sospensione non dovesse essere applicata o che, comunque, il reato fosse già prescritto. La Procura Generale presso la Cassazione, invece, ne ha chiesto l’inammissibilità, basandosi proprio sulla corretta applicazione della normativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno confermato un principio ormai consolidato, recentemente ribadito anche dalle Sezioni Unite: per tutti i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica integralmente la disciplina della sospensione della prescrizione introdotta dalla Legge Orlando.

Il ragionamento della Corte è stato lineare e matematico:

1. Termine Fisiologico: Il termine di prescrizione ordinario per il reato in questione è di 5 anni (4 anni di base più l’aumento di 1/4 in presenza di atti interruttivi).
2. Sospensione “Ex Lege Orlando”: A questo termine si deve aggiungere il periodo di sospensione. La Corte ha rilevato che tra la data di scadenza per il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado (febbraio 2021) e la data della pronuncia della sentenza d’appello (settembre 2023) era decorso un tempo superiore al massimo consentito. Pertanto, la prescrizione è rimasta sospesa per l’intera durata massima prevista dalla legge: un anno e sei mesi.
3. Calcolo Finale: Sommando il termine fisiologico di 5 anni alla sospensione di 1 anno e 6 mesi, il termine massimo di prescrizione è stato spostato dalla data del reato (2/11/2017) al 2 maggio 2024. Di conseguenza, al momento della sentenza d’appello (7/09/2023), il reato non era affatto prescritto.

La Corte ha inoltre ribadito un altro importante principio: l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza impedisce la formazione di un valido rapporto di impugnazione. Questo significa che la Cassazione non può rilevare eventuali cause di estinzione del reato, come la prescrizione, maturate dopo la sentenza impugnata.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida l’interpretazione normativa sulla prescrizione Legge Orlando, fornendo un chiaro punto di riferimento per il calcolo dei termini per i reati commessi nella finestra temporale 2017-2019. La decisione riafferma che la sospensione non è una facoltà, ma un’applicazione automatica della legge, volta a garantire che i processi possano giungere a una conclusione senza essere vanificati dal decorso del tempo. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò significa una maggiore certezza sull’effettiva durata della prescrizione e sulle conseguenze processuali di un ricorso palesemente infondato.

A quale periodo si applica la sospensione della prescrizione prevista dalla “Legge Orlando”?
La sentenza chiarisce che la disciplina della sospensione introdotta dalla Legge n. 103/2017 si applica ai reati commessi nel periodo compreso tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019.

Come si calcola il termine di prescrizione per un reato del 2017 alla luce della “Legge Orlando”?
Al termine di prescrizione ordinario (in questo caso, 5 anni) si deve aggiungere il periodo di sospensione tra la sentenza di primo grado e quella di appello. Tale sospensione ha una durata massima di un anno e sei mesi, che si applica per intero se il tempo trascorso tra le due sentenze è pari o superiore a tale limite.

La Corte di Cassazione può dichiarare la prescrizione maturata dopo la sentenza d’appello se il ricorso è inammissibile?
No. La sentenza ribadisce che se il ricorso per cassazione è inammissibile per manifesta infondatezza dei motivi, la Corte non può rilevare e dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione, che siano maturate successivamente alla data della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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