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Prescrizione in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per traffico di stupefacenti. Essi sostenevano l’avvenuta prescrizione in appello del reato. La Corte, tuttavia, non ha esaminato la questione nel merito, poiché l’inammissibilità del ricorso impedisce di valutare cause di estinzione del reato maturate successivamente alla sentenza impugnata, rendendo di fatto definitiva la condanna.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione in Appello: L’Inammissibilità del Ricorso Blocca Tutto

L’istituto della prescrizione è spesso visto come una via d’uscita processuale, ma una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda che non è sempre così. Il caso analizzato riguarda una condanna per traffico di stupefacenti in cui gli imputati speravano nell’estinzione del reato per il decorso del tempo, ma si sono scontrati con un ostacolo insormontabile: l’inammissibilità del loro ricorso. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: se l’impugnazione è viziata, il giudice non può valutare la prescrizione in appello o in sede di legittimità.

I Fatti: Un Traffico di Droga tra il Carcere e l’Elba

L’indagine ha origine dalle dichiarazioni di un detenuto nel carcere di Porto Azzurro, che rivela l’esistenza di un traffico di hashish e marijuana all’interno dell’istituto. Le attenzioni degli investigatori si concentrano su due fratelli, entrambi in regime di detenzione domiciliare sull’Isola d’Elba. Le intercettazioni telefoniche svelano conversazioni in cui si parla di investire ingenti somme di denaro in “macchine” e “motorini”, un linguaggio criptico che, secondo gli inquirenti, celava la compravendita di droga.

L’ipotesi investigativa trova conferma nell’analisi dei flussi di denaro. Tramite ricariche su carte prepagate, effettuate dai loro congiunti, i fratelli inviavano circa 20.000 euro in due mesi a fornitori localizzati tra Napoli e Genova. Uno dei destinatari era un ex compagno di cella, all’epoca sottoposto a sorveglianza speciale a Genova. L’operazione culmina il 7 dicembre 2016, quando un corriere, monitorato dalla polizia, viene fermato appena sbarcato sull’Elba e trovato in possesso di 5 kg di hashish.

Il Percorso Giudiziario e la Questione della Prescrizione in Appello

Il Giudice per le indagini preliminari, in sede di rito abbreviato, condanna i due fratelli e il loro complice genovese per l’episodio del 7 dicembre 2016. La Corte d’Appello di Firenze conferma le condanne. A questo punto, gli imputati presentano ricorso per cassazione, basando la loro difesa su un unico motivo: alla data dell’udienza in appello, il termine di prescrizione del reato (pari a 7 anni e 6 mesi) era ormai maturato.

La loro speranza era che la Suprema Corte, preso atto del decorso del tempo, annullasse la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando il reato estinto. Tuttavia, la strategia non ha avuto l’esito sperato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Sebbene la sentenza non entri nel dettaglio delle ragioni di inammissibilità, essa accoglie le conclusioni del Procuratore Generale. In base a un principio consolidato, quando un ricorso è inammissibile (perché generico, manifestamente infondato o non basato sui motivi previsti dalla legge), si forma un “rapporto processuale chiuso” tra il ricorrente e il giudice dell’impugnazione. Questo significa che il giudice non può prendere in considerazione eventi successivi, come la maturazione della prescrizione.

L’inammissibilità del ricorso ha l’effetto di “cristallizzare” la sentenza di condanna precedente, che passa in giudicato. Di conseguenza, la Corte non ha nemmeno esaminato se i termini per la prescrizione fossero effettivamente decorsi, poiché l’ostacolo procedurale dell’inammissibilità ha precluso ogni valutazione nel merito. La condanna degli imputati è così diventata definitiva, accompagnata dal pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni

Questa decisione offre un’importante lezione pratica: presentare un ricorso per cassazione con l’unico scopo di guadagnare tempo in attesa della prescrizione è una tattica estremamente rischiosa. Se i motivi di ricorso non sono solidi e conformi ai dettami dell’articolo 606 del codice di procedura penale, l’esito più probabile è una declaratoria di inammissibilità. Tale declaratoria non solo rende vana l’attesa della prescrizione, ma rende definitiva la condanna e comporta ulteriori oneri economici per l’imputato. La sentenza riafferma la necessità di fondare le proprie impugnazioni su vizi di legittimità concreti e specifici, anziché su strategie puramente dilatorie.

Se il reato si prescrive durante il processo di Cassazione, l’imputato viene sempre prosciolto?
No. Come dimostra questo caso, se il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è ritenuto inammissibile, la Corte non può esaminare la questione della prescrizione. La condanna precedente diventa definitiva.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
La sentenza non esplicita i motivi specifici, ma si limita a dichiarare i ricorsi inammissibili e a condannare i ricorrenti. Generalmente, un ricorso è inammissibile quando non presenta motivi validi previsti dalla legge (es. violazione di legge), ma si limita a contestare i fatti già valutati nei gradi precedenti o è formulato in modo eccessivamente generico.

Cosa significa la condanna al pagamento di una somma alla ‘Cassa delle ammende’?
È una sanzione pecuniaria imposta a chi presenta un ricorso inammissibile. Serve a scoraggiare impugnazioni presentate con leggerezza o per scopi puramente dilatori e a coprire una parte delle spese del sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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