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Prescrizione in appello: assoluzione o estinzione?

A seguito di un incidente nautico mortale, un imputato, condannato in primo grado per omicidio colposo, viene assolto in appello perché il fatto non sussiste, nonostante nel frattempo fosse maturata la prescrizione del reato. Le parti civili ricorrono in Cassazione, sollevando la questione sulla corretta procedura da seguire in caso di prescrizione in appello. Le Sezioni Unite stabiliscono che il giudice d’appello, anche in presenza di prescrizione, deve prima valutare la possibilità di un’assoluzione piena nel merito. L’assoluzione prevale sulla declaratoria di estinzione del reato, tutelando il diritto di difesa dell’imputato a ottenere un proscioglimento più favorevole.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione in appello: Assoluzione nel merito o estinzione del reato?

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 36208 del 2024, affronta una questione cruciale per la procedura penale: cosa deve fare il giudice quando interviene la prescrizione in appello? Deve limitarsi a dichiarare l’estinzione del reato o deve prioritariamente valutare se sussistono i presupposti per un’assoluzione piena dell’imputato? La risposta a questa domanda bilancia l’esigenza di economia processuale con il fondamentale diritto di difesa.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un tragico incidente in mare, avvenuto nelle acque di un importante porto siciliano. Il conducente di una motobarca per il trasporto passeggeri entrava in collisione con un’imbarcazione da diporto. A seguito dell’impatto, il conducente del natante più piccolo perdeva la vita per annegamento.

Il pilota della motobarca veniva quindi tratto a giudizio per omicidio colposo. L’accusa si fondava sulla violazione di diverse norme del Regolamento internazionale per evitare gli abbordi in mare (COLREG), in particolare per una velocità di navigazione ritenuta eccessiva e inadeguata alle condizioni di visibilità notturna, influenzate dalle luci del vicino polo industriale.

Il Percorso Giudiziario: Dal Primo Grado alla Cassazione

In primo grado, il Tribunale riconosceva la responsabilità penale dell’imputato, condannandolo a un anno di reclusione, pur riconoscendo un concorso di colpa della vittima. La sentenza veniva impugnata dall’imputato, dalle parti civili (i familiari della vittima) e dal responsabile civile (la compagnia di assicurazioni).

Durante il giudizio di secondo grado, la Corte di Appello si trovava di fronte a uno scenario complesso: il reato era ormai estinto per prescrizione. Tuttavia, anziché limitarsi a dichiarare l’estinzione, la Corte procedeva a una valutazione nel merito, giungendo a una conclusione opposta a quella del primo giudice. Riformava la sentenza e assolveva l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”, revocando le statuizioni civili. Secondo la Corte territoriale, le prove raccolte non erano sufficienti a dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, la colpevolezza dell’imputato, in particolare riguardo alla concreta evitabilità dell’evento.

Le parti civili, lese dalla revoca del risarcimento, proponevano ricorso per Cassazione, sostenendo che, una volta maturata la prescrizione, il giudice avrebbe dovuto dichiarare l’estinzione del reato e decidere sulle questioni civili secondo la regola del “più probabile che non”, anziché assolvere nel merito.

La questione sulla prescrizione in appello dinanzi alle Sezioni Unite

Il cuore del problema giuridico risiede nel conflitto tra due principi. Da un lato, l’art. 129 del codice di procedura penale impone al giudice di dichiarare immediatamente le cause di non punibilità, come la prescrizione. Dall’altro, lo stesso articolo prevede che, se esiste la prova evidente dell’innocenza, l’assoluzione nel merito prevalga.

La questione si complica in appello, in presenza di una parte civile. Un precedente e autorevole orientamento delle stesse Sezioni Unite (la cosiddetta sentenza “Tettamanti” del 2009) aveva stabilito che l’assoluzione nel merito, anche per insufficienza di prove, prevale sulla declaratoria di prescrizione. Questo per tutelare l’interesse dell’imputato a ottenere una pronuncia di piena innocenza.

Tuttavia, una successiva sentenza della Corte Costituzionale (n. 182 del 2021) aveva sottolineato la necessità di separare il giudizio penale da quello civile una volta estinto il reato. I ricorrenti sostenevano che questa pronuncia imponesse al giudice d’appello, in caso di prescrizione, di fermarsi, dichiarare l’estinzione e valutare la responsabilità civile con i criteri propri di quel giudizio. Le Sezioni Unite sono state quindi chiamate a risolvere questo apparente contrasto.

Le Motivazioni della Decisione

Le Sezioni Unite hanno chiarito che non esiste alcuna incompatibilità tra i principi espressi dalla sentenza “Tettamanti” e quelli della Corte Costituzionale. Il diritto dell’imputato a veder riconosciuta la propria innocenza attraverso una sentenza di merito rappresenta l’obiettivo primario del diritto di difesa e non può essere sacrificato sull’altare della mera economia processuale derivante dalla prescrizione.

La Corte ha stabilito il seguente principio di diritto: nel giudizio di appello avverso una sentenza di condanna, se nelle more interviene la prescrizione in appello, il giudice non può limitarsi a prenderne atto. Egli è comunque tenuto, data la presenza della parte civile, a valutare se sussistano i presupposti per un’assoluzione nel merito con formula piena, anche a fronte di prove insufficienti o contraddittorie (secondo l’art. 530, comma 2, c.p.p.).

In pratica, il giudice d’appello deve seguire un percorso logico preciso:
1. Verificare se il reato è prescritto.
2. Se lo è, valutare integralmente il compendio probatorio per accertare se l’imputato debba essere prosciolto nel merito (perché il fatto non sussiste, per non averlo commesso, etc.).
3. Se sussistono le condizioni per l’assoluzione, questa pronuncia prevale e assorbe ogni altra decisione.
4. Solo se non è possibile un’assoluzione nel merito, il giudice dichiara l’estinzione del reato per prescrizione e procede a decidere sulle statuizioni civili, applicando la regola del “più probabile che non”.

Questa soluzione, secondo la Corte, tutela al massimo grado sia il diritto di difesa dell’imputato, sia la presunzione di innocenza.

Le Conclusioni

La sentenza delle Sezioni Unite consolida un principio di garanzia fondamentale nel processo penale. La prescrizione in appello non determina un’automatica chiusura del processo penale con una formula meramente estintiva. Il giudice ha il dovere di esplorare la possibilità di un esito più favorevole per l’imputato, ovvero un’assoluzione piena che cancelli ogni ombra dall’accusa. Questa decisione riafferma la centralità del diritto di difesa e chiarisce che l’obiettivo primario del processo penale è l’accertamento della verità, per quanto possibile, anche quando cause estintive ne segnerebbero formalmente la fine. Nel caso di specie, pur enunciando questo importante principio, la Corte ha comunque rigettato il ricorso delle parti civili, ritenendo che le loro censure riguardassero una valutazione di merito sull’evitabilità dell’incidente, non sindacabile in sede di legittimità.

Se un reato si prescrive durante il processo d’appello, il giudice deve sempre dichiarare l’estinzione o può assolvere l’imputato?
Il giudice non deve limitarsi a dichiarare l’estinzione del reato. Ha il dovere di valutare prioritariamente se esistono i presupposti per un proscioglimento nel merito (ad esempio, per insufficienza di prove). Se tali presupposti esistono, la sentenza di assoluzione prevale sulla declaratoria di prescrizione.

La decisione della Corte Costituzionale n. 182 del 2021 ha cambiato le regole in caso di prescrizione in appello?
No, le Sezioni Unite chiariscono che la pronuncia della Corte Costituzionale non ha annullato il principio secondo cui l’assoluzione nel merito prevale sulla prescrizione. I due principi sono compatibili: il giudice deve prima valutare l’assoluzione penale; solo se questa non è possibile, allora procederà a dichiarare la prescrizione e a decidere sulla domanda civile secondo i criteri civilistici indicati dalla Consulta.

Qual è l’interesse dell’imputato a ottenere un’assoluzione nel merito invece di una declaratoria di prescrizione?
L’interesse è fondamentale. La prescrizione estingue il reato ma non cancella l’accusa né accerta l’innocenza; è una pronuncia processuale legata al tempo. L’assoluzione nel merito, invece, è una pronuncia che accerta l’assenza di colpevolezza e rappresenta una riabilitazione piena, con effetti più favorevoli anche in termini di statuizioni civili e di reputazione personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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