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Prescrizione illecito amministrativo 231: quando?

La Corte di Cassazione chiarisce i meccanismi di interruzione e sospensione della prescrizione per gli illeciti amministrativi degli enti ex D.Lgs. 231/2001. Confermando la condanna di una società, la Corte ribadisce che la richiesta di rinvio a giudizio non solo interrompe, ma sospende il decorso dei termini fino alla sentenza definitiva. La doglianza sulla presunta prescrizione illecito amministrativo 231 è stata quindi ritenuta manifestamente infondata e il ricorso dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Illecito Amministrativo 231: La Cassazione Conferma lo Stop al Cronometro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5833 del 2025, affronta un tema cruciale per le società: la prescrizione illecito amministrativo 231. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’ente non solo interrompe, ma sospende il decorso della prescrizione fino al passaggio in giudicato della sentenza. Questo significa che il ‘cronometro’ della prescrizione si ferma al momento della contestazione formale dell’illecito e non riparte fino alla conclusione definitiva del processo. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Una società in accomandita semplice veniva condannata in primo grado e in appello per un illecito amministrativo dipendente da reato, ai sensi del D.Lgs. 231/2001. La società, attraverso il proprio legale, presentava ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo: l’avvenuta prescrizione dell’illecito prima della sentenza della Corte di Appello. Secondo la difesa, il tempo trascorso dalla commissione del reato presupposto (avvenuta nell’ottobre 2012) era sufficiente a estinguere l’illecito, nonostante il processo fosse ancora in corso.

La Questione della Prescrizione Illecito Amministrativo 231

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione degli articoli 22 e 59 del D.Lgs. 231/2001. La difesa sosteneva che il tempo per la prescrizione fosse maturato. La Procura Generale presso la Corte di Cassazione, invece, chiedeva il rigetto del ricorso, ritenendo che la prescrizione fosse stata validamente interrotta e successivamente sospesa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Gli Ermellini hanno seguito un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, riaffermando con forza il meccanismo che governa la prescrizione in materia di responsabilità degli enti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che, nel sistema del D.Lgs. 231/2001, la richiesta di rinvio a giudizio assume un ruolo duplice. Innanzitutto, come atto di contestazione dell’illecito, interrompe il termine di prescrizione. L’aspetto più significativo, tuttavia, è che lo stesso atto ne sospende il decorso. L’articolo 22, comma 4, del decreto stabilisce infatti che il corso della prescrizione rimane sospeso fino al passaggio in giudicato della sentenza che definisce il giudizio.

Nel caso specifico, il reato presupposto si era consumato il 26 ottobre 2012. La richiesta di rinvio a giudizio era stata presentata il 6 luglio 2017, quindi entro il termine di cinque anni previsto dalla legge. Da quel momento, il ‘timer’ della prescrizione si è fermato e non riprenderà a correre fino a che la sentenza non diventerà definitiva. Di conseguenza, la tesi difensiva sull’avvenuta prescrizione illecito amministrativo 231 è stata giudicata palesemente errata. Essendo il motivo di ricorso manifestamente infondato, la Corte di Appello non era nemmeno tenuta a fornire una motivazione specifica sul punto. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna della società ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di fondamentale importanza pratica per le imprese. La contestazione formale dell’illecito amministrativo ex D.Lgs. 231/2001 ‘congela’ i termini di prescrizione per tutta la durata del processo. Le società non possono quindi fare affidamento sulla lunghezza dei procedimenti giudiziari per ottenere l’estinzione dell’illecito per decorso del tempo. Una volta avviata l’azione, questa prosegue fino al suo esito definitivo, e la prescrizione rimane sospesa. Ciò sottolinea l’importanza per le aziende di adottare modelli organizzativi efficaci per prevenire la commissione di reati presupposto, poiché le conseguenze di un’eventuale contestazione si protraggono inalterate fino alla conclusione irrevocabile del giudizio.

Quale atto interrompe e sospende la prescrizione per un illecito amministrativo secondo il D.Lgs. 231/2001?
La richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’ente, in quanto atto di contestazione dell’illecito, interrompe la prescrizione e ne sospende il decorso.

Fino a quando dura la sospensione della prescrizione?
La prescrizione rimane sospesa fino al passaggio in giudicato della sentenza che definisce il giudizio, ovvero fino a quando la sentenza diventa definitiva e non più impugnabile.

Il giudice è obbligato a motivare il rigetto di un’istanza palesemente infondata?
No, secondo un principio consolidato, in sede di impugnazione il giudice non è obbligato a motivare specificamente il mancato accoglimento di istanze che appaiano manifestamente infondate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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