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Prescrizione guida in stato di ebbrezza: la Cassazione

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha visto il suo reato dichiarato estinto per prescrizione in appello. Ha fatto ricorso in Cassazione chiedendo un’assoluzione piena per insufficienza di prove. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la prescrizione prevale sull’assoluzione nel merito, a meno che la prova dell’innocenza non sia assolutamente evidente e palese.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione per guida in stato di ebbrezza: quando prevale sull’assoluzione?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 10487 del 2024, offre un importante chiarimento su un tema cruciale della procedura penale: il rapporto tra la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione per guida in stato di ebbrezza e la richiesta di assoluzione nel merito da parte dell’imputato. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’assoluzione prevale solo quando l’innocenza è palese e non richiede complesse valutazioni probatorie.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un automobilista accusato di essersi messo alla guida con un tasso alcolemico molto elevato (2,66 g/l), in violazione dell’art. 186 del Codice della Strada. In primo grado, l’uomo era stato condannato. Tuttavia, la Corte di Appello di Roma, pur riformando la sentenza, aveva dichiarato il reato estinto per intervenuta prescrizione, revocando al contempo la confisca del veicolo e la sanzione accessoria della revoca della patente.

L’imputato, non soddisfatto, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici d’appello avrebbero dovuto assolverlo con formula piena ai sensi dell’art. 129, comma 2, del codice di procedura penale. A suo dire, le prove raccolte erano talmente contraddittorie e insufficienti da imporre un proscioglimento nel merito. In particolare, evidenziava una notevole distanza temporale (circa un’ora) tra il primo controllo su strada e l’effettivo accertamento del tasso alcolemico, avvenuto presso la sua abitazione a veicolo già parcheggiato.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione

Il ricorso si fondava su due motivi principali:
1. Mancata assoluzione nel merito: La difesa lamentava una motivazione carente e contraddittoria da parte della Corte d’Appello per non aver pronunciato una sentenza assolutoria, nonostante l’evidente insufficienza degli elementi a carico.
2. Sanzione accessoria: Il ricorrente contestava la mancata motivazione sulla richiesta di revoca della sanzione amministrativa accessoria.

Il fulcro della questione verteva sulla corretta applicazione dell’art. 129 c.p.p., che stabilisce la prevalenza dell’assoluzione sulla causa estintiva del reato (come la prescrizione per guida in stato di ebbrezza) solo quando l’innocenza dell’imputato risulta ‘evidente’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi infondati.

Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno richiamato la consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza Tettamanti, n. 35490/2009). Tale pronuncia ha chiarito che il proscioglimento nel merito, in caso di prove contraddittorie o insufficienti, non prevale sulla dichiarazione immediata di una causa di non punibilità come la prescrizione. L’assoluzione ai sensi dell’art. 129, comma 2, c.p.p. è possibile solo in presenza di una ‘prova evidente’ dell’innocenza, ovvero una situazione in cui la non colpevolezza emerge ictu oculi (a prima vista) dagli atti, senza necessità di ulteriori approfondimenti o di una nuova valutazione del materiale probatorio.

Nel caso specifico, la ricostruzione dei fatti non presentava un’evidenza di innocenza. Al contrario, richiedeva una rivalutazione delle testimonianze e delle circostanze, attività preclusa al giudice di appello una volta emersa la causa estintiva. La Corte ha sottolineato che l’imputato ha sempre la facoltà di rinunciare alla prescrizione per cercare di ottenere una piena assoluzione, ma in questo caso non lo aveva fatto.

Sul secondo motivo, la Cassazione ha rilevato una totale carenza di interesse da parte del ricorrente. La Corte d’Appello aveva, infatti, già revocato la sanzione amministrativa accessoria, rendendo la doglianza priva di qualsiasi scopo pratico.

Le Conclusioni

La sentenza n. 10487/2024 consolida un principio cardine del nostro ordinamento processuale: l’economia processuale, rappresentata dalla declaratoria di prescrizione, cede il passo all’esigenza di affermare l’innocenza di un imputato solo quando questa è manifesta e inconfutabile. In tutti gli altri casi, specialmente quando le prove sono dubbie, insufficienti o contraddittorie, la causa estintiva del reato prevale. Questa decisione riafferma che il processo d’appello non può essere utilizzato per una rivalutazione completa del merito qualora sia già maturato il termine di prescrizione, a meno che l’imputato non scelga esplicitamente di rinunciarvi per tutelare appieno il proprio onore e la propria reputazione.

Se un reato è prescritto, un imputato può comunque essere assolto nel merito?
Sì, ma secondo la sentenza, solo se la prova della sua innocenza è ‘evidente’ e non richiede un’analisi approfondita o una valutazione di prove contraddittorie. In caso di insufficienza o contraddittorietà della prova, la prescrizione prevale sull’assoluzione.

Perché la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso per guida in stato di ebbrezza?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché la richiesta di assoluzione nel merito non poteva essere accolta, dato che non vi era prova evidente di innocenza e la prescrizione già dichiarata prevaleva. Inoltre, il secondo motivo di ricorso era inammissibile per carenza di interesse, poiché la sanzione accessoria era già stata revocata in appello.

Cosa avrebbe potuto fare l’imputato per ottenere una decisione nel merito anziché la prescrizione?
L’imputato avrebbe potuto rinunciare espressamente alla prescrizione. Così facendo, il processo sarebbe proseguito per accertare nel merito la sua colpevolezza o innocenza, consentendo ai giudici di effettuare una valutazione completa delle prove presentate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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