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Prescrizione furto: quando il reato si estingue?

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una condanna, dichiarando estinto per prescrizione il reato di tentato furto aggravato. La sentenza chiarisce il calcolo del termine di prescrizione, tenendo conto di recidiva, interruzioni e sospensioni. Tuttavia, ha confermato la condanna per un diverso episodio di furto aggravato consumato, il cui termine di prescrizione, più lungo, non era ancora decorso, dimostrando come ogni reato segua un proprio percorso giuridico.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione furto: la Cassazione chiarisce il calcolo e gli effetti

La prescrizione furto è un istituto giuridico fondamentale che sancisce come il trascorrere del tempo possa portare all’estinzione di un reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’analisi dettagliata di questo meccanismo, illustrando come si applica a due distinti episodi di reato: un tentato furto e un furto consumato, entrambi aggravati. La decisione evidenzia l’importanza di un calcolo preciso dei termini, che può determinare l’esito di un procedimento penale.

I fatti del caso

Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un individuo condannato nei gradi di merito per due reati contro il patrimonio. Il primo era un tentato furto aggravato, commesso nell’agosto del 2013, mentre il secondo era un furto aggravato consumato, avvenuto nel luglio dello stesso anno. L’imputato, attraverso la sua difesa, contestava la sentenza d’appello, sostenendo, tra le altre cose, l’avvenuta estinzione dei reati per il decorso del tempo.

La decisione e la prescrizione del furto

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, offrendo una soluzione differenziata per i due capi d’imputazione. Per quanto riguarda il delitto di tentato furto aggravato, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del reato per prescrizione. Di conseguenza, hanno annullato senza rinvio la sentenza impugnata su questo punto, eliminando la relativa pena di due mesi di reclusione e venti euro di multa.

Diversamente, per il reato di furto aggravato consumato, la Corte ha ritenuto il ricorso infondato. Il termine di prescrizione, in questo caso più lungo, non era ancora spirato al momento della decisione. Pertanto, la condanna per questo specifico reato è stata confermata e il resto del ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le motivazioni della Corte

La chiave della decisione risiede nel meticoloso calcolo dei termini di prescrizione effettuato dalla Corte. Per il tentato furto del 6 agosto 2013, il termine era di nove anni. Questo calcolo ha tenuto conto di diversi fattori:

1. Aumenti per la recidiva: La condizione di recidivo dell’imputato ha inciso sull’allungamento del termine base.
2. Atti interruttivi: Nel corso del procedimento sono intervenuti atti che hanno interrotto il decorso della prescrizione, facendolo ripartire da capo.
3. Periodo di sospensione: È stato considerato un periodo di sospensione di 98 giorni, causato da un rinvio dell’udienza richiesto dalla difesa. Questo periodo non viene conteggiato nel calcolo, allungando di fatto il tempo necessario a prescrivere.

Sommando tutti questi elementi, la Corte ha stabilito che il termine ultimo per la prescrizione del tentato furto era scaduto il 15 maggio 2022, ben prima della data della decisione della Cassazione. Per questo motivo, il reato è stato dichiarato estinto.

Per il furto consumato del 25 luglio 2013, invece, il termine di prescrizione è stato calcolato in dodici anni. Anche tenendo conto degli stessi fattori (recidiva, interruzione e sospensione), questo termine più lungo non era ancora maturato al momento del giudizio di legittimità. La condanna, quindi, è rimasta valida.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale del diritto penale: ogni reato ha una sua autonomia ai fini della prescrizione. Il calcolo del tempo necessario per estinguere un reato non è un’operazione matematica semplice, ma richiede un’attenta valutazione di tutte le variabili previste dalla legge, come la recidiva e gli eventi processuali che possono interrompere o sospendere il decorso dei termini. La decisione dimostra come uno stesso imputato, per fatti simili commessi a breve distanza di tempo, possa vedere due esiti processuali opposti a causa delle diverse tempistiche previste per la prescrizione furto, a seconda che il reato sia tentato o consumato e delle specifiche circostanze del caso.

Come si calcola il termine di prescrizione di un reato?
Il calcolo parte da un termine base previsto dalla legge, che può essere aumentato in presenza di circostanze come la recidiva. A questo si aggiungono gli effetti degli atti interruttivi (che fanno ripartire il conteggio) e dei periodi di sospensione del processo (come un rinvio d’udienza), che di fatto allungano il tempo totale necessario per l’estinzione del reato.

Un rinvio dell’udienza può influenzare la prescrizione?
Sì. La sentenza specifica che un rinvio dell’udienza concesso su richiesta della difesa ha comportato un periodo di sospensione della prescrizione di 98 giorni. Questo periodo non viene conteggiato nel tempo totale, posticipando la data in cui il reato si estingue.

Perché un reato è stato dichiarato prescritto e l’altro no?
Perché ogni reato segue un proprio termine di prescrizione. Nel caso esaminato, il tentato furto aveva un termine di prescrizione più breve (nove anni, tenuto conto di tutte le variabili) che era già scaduto. Il furto consumato, invece, aveva un termine più lungo (dodici anni) che non era ancora decorso al momento della decisione della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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