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Prescrizione furto aggravato: quando non si estingue

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputate condannate per furto aggravato. Le ricorrenti sostenevano l’estinzione del reato per prescrizione, ma la Corte ha chiarito che, a causa delle aggravanti, il termine massimo di 12 anni e 6 mesi non è ancora decorso, respingendo l’istanza come manifestamente infondata. Questo caso evidenzia come il calcolo della prescrizione per il furto aggravato dipenda direttamente dall’aumento di pena previsto dalle circostanze contestate.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Furto Aggravato: La Cassazione Chiarisce il Calcolo

La corretta interpretazione delle norme sulla prescrizione del furto aggravato è cruciale nel diritto penale, poiché da essa dipende l’estinzione o meno di un reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 10584 del 2025, offre un importante chiarimento su come le circostanze aggravanti incidano sul calcolo dei termini, portando a dichiarare inammissibile un ricorso basato su un’errata valutazione temporale. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Due persone, condannate in secondo grado dalla Corte d’Appello di Ancona per il reato di furto in abitazione aggravato (artt. 624 bis e 625 n. 5 c.p.), hanno presentato ricorso per Cassazione. Il motivo principale, comune a entrambe, era la presunta violazione delle norme processuali e la carenza di motivazione riguardo al mancato riconoscimento dell’intervenuta prescrizione del reato.

Le ricorrenti sostenevano, in sintesi, che il tempo trascorso dal momento della commissione del fatto, avvenuto il 24 settembre 2016, fosse sufficiente a determinare l’estinzione del reato. La difesa di una delle imputate ha ulteriormente insistito su questo punto con una memoria difensiva, chiedendo l’accoglimento del ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza. Secondo i giudici, l’argomentazione delle ricorrenti si basava su una premessa giuridica errata, smentita dagli atti processuali e dalla corretta applicazione delle norme sulla prescrizione.

Di conseguenza, le ricorrenti sono state condannate al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per i casi di ricorso inammissibile.

Le Motivazioni: Il Calcolo della Prescrizione per il Furto Aggravato

Il cuore della decisione risiede nel calcolo del termine massimo di prescrizione. La Corte ha seguito un ragionamento lineare e ineccepibile:

1. Qualificazione del Reato: Il delitto contestato è un furto aggravato ai sensi dell’art. 625 c.p. Questa circostanza comporta un aumento significativo della pena edittale, che passa a una reclusione “da cinque a dieci anni”.
2. Calcolo del Termine di Prescrizione: Il termine di prescrizione di un reato è commisurato al massimo della pena stabilita dalla legge. In questo caso, sulla base della pena più elevata, il termine massimo di prescrizione risulta essere di 12 anni e 6 mesi.
3. Decorrenza dei Termini: Essendo stato il reato commesso il 24 settembre 2016, il termine massimo di prescrizione non è affatto maturato. La Corte ha calcolato che il reato si estinguerà per prescrizione solo il 24 marzo 2029.

La tesi difensiva era quindi “manifestamente infondata” perché basata su un calcolo errato, che non teneva conto dell’impatto decisivo dell’aggravante sulla determinazione del tempo necessario a prescrivere. La violazione di norme denunciata era, in realtà, inesistente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: le circostanze aggravanti non sono un mero dettaglio, ma elementi che modificano la struttura del reato e, di conseguenza, anche istituti procedurali come la prescrizione. Chi intende presentare un ricorso basato sull’estinzione del reato deve effettuare un calcolo meticoloso, tenendo conto di tutte le aggravanti contestate e del loro effetto sull’entità della pena.

Un errore di calcolo, come quello avvenuto in questo caso, non solo rende il ricorso inutile, ma lo espone a una dichiarazione di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento di spese e sanzioni. Questa decisione serve da monito sulla necessità di fondare le proprie doglianze su presupposti giuridici e fattuali corretti e verificati.

Perché il ricorso sulla prescrizione del furto aggravato è stato respinto?
Risposta: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte ha stabilito che, a causa delle aggravanti contestate, il termine massimo di prescrizione di 12 anni e 6 mesi non era ancora decorso e scadrà solo il 24 marzo 2029.

Come influiscono le aggravanti sul calcolo della prescrizione?
Risposta: L’aggravante prevista dall’art. 625 c.p. comporta un aumento della pena massima prevista per il reato. Poiché il termine di prescrizione si calcola sulla base di questa pena più elevata, anche il tempo necessario per l’estinzione del reato risulta più lungo rispetto a un furto non aggravato.

Quali sono state le conseguenze per le persone che hanno presentato il ricorso?
Risposta: A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, le ricorrenti sono state condannate al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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