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Prescrizione furto aggravato: l’errore del Tribunale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento per intervenuta prescrizione di un furto aggravato. I giudici hanno chiarito che il termine di prescrizione per il furto pluriaggravato è di dodici anni e sei mesi, e non era ancora maturato. La Suprema Corte ha inoltre censurato l’erronea gestione della circostanza aggravante della recidiva da parte del tribunale di primo grado, ribadendo principi fondamentali sul calcolo dei termini e sul bilanciamento delle circostanze.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Furto Aggravato: La Cassazione Annulla per Errore di Calcolo

Il corretto calcolo del tempo necessario a prescrivere un reato è un pilastro del nostro sistema penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza di una rigorosa applicazione delle norme in materia, in particolare riguardo alla prescrizione del furto aggravato. La Suprema Corte ha annullato una decisione di un tribunale di merito che aveva erroneamente dichiarato estinto il reato, offrendo chiarimenti cruciali sulle aggravanti e sulla recidiva.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento penale a carico di un imputato per il reato di concorso in furto continuato e pluriaggravato. Le aggravanti contestate erano significative: l’aver commesso il fatto in tre persone (art. 625, n. 5 c.p.) e su cose esposte alla pubblica fede (art. 625, n. 7 c.p.).

Il Tribunale di Avezzano, in primo grado, aveva dichiarato il non luogo a procedere, ritenendo che il reato fosse ormai estinto per il decorso del tempo, ovvero per intervenuta prescrizione. Una decisione che, di fatto, chiudeva il processo senza un accertamento di merito sulla colpevolezza dell’imputato.

L’Appello del Procuratore Generale e la Prescrizione del Furto Aggravato

Contro questa sentenza ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di L’Aquila. Il Procuratore ha sollevato un unico ma decisivo motivo di ricorso: l’erronea applicazione della legge penale in materia di prescrizione.

Secondo l’accusa, il Tribunale aveva sbagliato a calcolare il termine massimo di prescrizione. Per il reato di furto pluriaggravato, la pena massima prevista è di dieci anni di reclusione. Ai sensi dell’art. 157, comma 2, del codice penale, per calcolare il tempo necessario a prescrivere un reato si deve tener conto delle circostanze aggravanti ad effetto speciale. Di conseguenza, il termine massimo di prescrizione non era quello ordinario, ma quello più lungo, pari a dodici anni e sei mesi, che nel caso specifico non era ancora trascorso.

Inoltre, il ricorso evidenziava un’ulteriore anomalia nella sentenza: il Tribunale sembrava aver escluso l’aggravante della recidiva ai fini del calcolo della prescrizione, per poi considerarla nel giudizio di bilanciamento con le attenuanti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo in pieno le argomentazioni del Procuratore Generale e annullando la sentenza impugnata.

Errore sul Calcolo del Termine di Prescrizione

I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale: nel determinare il tempo necessario a prescrivere, si deve considerare la pena massima stabilita dalla legge per il reato, tenendo conto delle aggravanti ad effetto speciale. Le aggravanti contestate nel caso di specie (art. 625, nn. 5 e 7 c.p.) sono proprio di questa natura e innalzano la pena edittale massima a dieci anni.

A fronte di una pena massima di dieci anni, il termine di prescrizione massimo è di dodici anni e mezzo. Essendo il reato stato commesso il 14 dicembre 2016, la prescrizione si sarebbe compiuta solo il 14 giugno 2029. La decisione del Tribunale, datata 31 gennaio 2025, era quindi palesemente erronea, avendo dichiarato estinto un reato per cui mancavano ancora oltre quattro anni al decorso del termine.

La Gestione della Circostanza Aggravante della Recidiva

La Corte ha inoltre censurato l’operato del Tribunale riguardo alla recidiva. La sentenza impugnata era incorsa in un ulteriore errore di diritto escludendo la recidiva dal calcolo della prescrizione ma, al tempo stesso, utilizzandola per neutralizzare le attenuanti generiche.

Richiamando un importante precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 31669/2016), la Cassazione ha ricordato che la recidiva deve considerarsi “applicata” non solo quando aumenta concretamente la pena, ma anche quando produce altri effetti giuridici, come quello di paralizzare una circostanza attenuante nel giudizio di bilanciamento previsto dall’art. 69 c.p. Pertanto, il Tribunale non avrebbe potuto ignorarla nel calcolo della prescrizione.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è netta: la sentenza del Tribunale è stata annullata con rinvio. Ciò significa che il processo dovrà essere celebrato nuovamente davanti a un altro giudice, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati dalla Suprema Corte.

Questa pronuncia rafforza due concetti chiave: primo, la massima attenzione richiesta ai giudici nel calcolare i termini di prescrizione, specialmente in presenza di reati con aggravanti ad effetto speciale; secondo, la corretta applicazione dei principi che regolano il complesso meccanismo del bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, con particolare riferimento alla recidiva. La giustizia deve fare il suo corso, e questo può avvenire solo se le regole procedurali e sostanziali vengono applicate con precisione e senza errori.

Come si calcola il termine di prescrizione per il furto pluriaggravato?
Si calcola partendo dalla pena massima prevista per il reato, che nel caso di furto con aggravanti ad effetto speciale (come quello commesso da più persone o su cose esposte a pubblica fede) è di dieci anni. A questa pena corrisponde un termine di prescrizione massimo di dodici anni e sei mesi.

Perché il Pubblico Ministero ha fatto ricorso direttamente in Cassazione e non in Appello?
Perché, secondo le modifiche legislative all’art. 593 del codice di procedura penale, il pubblico ministero non può proporre appello contro le sentenze di proscioglimento per reati come il furto aggravato. L’unico mezzo di impugnazione a sua disposizione in questi casi è il ricorso per cassazione.

Quando la circostanza aggravante della recidiva si considera “applicata”?
Secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite della Cassazione, la recidiva si considera applicata non solo quando provoca un aumento effettivo della pena, ma anche quando, nel bilanciamento con le attenuanti, produce l’effetto di neutralizzare queste ultime, impedendo loro di ridurre la pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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