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Prescrizione furto aggravato: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10590/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto pluriaggravato. La difesa sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato, poiché le attenuanti generiche erano state giudicate equivalenti alle aggravanti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per il calcolo della prescrizione furto aggravato, si deve considerare la pena prevista per il reato nella sua forma aggravata, a prescindere dal successivo bilanciamento con le attenuanti. Il ricorso è stato quindi respinto per manifesta infondatezza.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione furto aggravato: irrilevante il bilanciamento delle circostanze

Introduzione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione relativa al calcolo della prescrizione furto aggravato. La pronuncia chiarisce che il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, che può portare a una riduzione della pena in concreto, non ha alcun effetto sul termine necessario per l’estinzione del reato. Questo principio, consolidato in giurisprudenza, è stato ribadito nel dichiarare inammissibile il ricorso di un imputato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per furto pluriaggravato, ai sensi degli artt. 624 e 625 del codice penale, confermata dalla Corte di Appello di Bari. L’imputato era stato ritenuto responsabile di un allaccio abusivo alla rete di distribuzione di un servizio, commesso nel febbraio del 2014. Contro la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando le proprie doglianze in un motivo principale e in successivi motivi nuovi.

I Motivi del Ricorso e la questione della prescrizione furto aggravato

Il nucleo centrale del ricorso, esaminato in via prioritaria dalla Suprema Corte, riguardava l’eccezione di intervenuta prescrizione del reato. La difesa sosteneva che, avendo il giudice di primo grado concesso le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate, il reato avrebbe dovuto essere riqualificato come furto semplice. Di conseguenza, il termine di prescrizione sarebbe stato più breve e, secondo la tesi difensiva, già decorso.

Oltre a ciò, con il motivo originario, l’imputato contestava la dichiarazione di responsabilità, lamentando un vizio di motivazione e un’errata valutazione delle prove da parte dei giudici di merito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile sulla base di argomentazioni chiare e conformi alla legge e alla giurisprudenza consolidata.

Sull’infondatezza dell’eccezione di prescrizione

La Corte ha qualificato come manifestamente infondata la tesi difensiva sulla prescrizione furto aggravato. I giudici hanno richiamato l’art. 157, comma 3, del codice penale, il quale stabilisce espressamente che, per determinare il tempo necessario a prescrivere, non si applicano le disposizioni sul bilanciamento delle circostanze (art. 69 c.p.). Il calcolo va effettuato avendo riguardo alla pena massima stabilita dalla legge per il reato consumato, senza tener conto delle attenuanti, ma tenendo conto delle aggravanti a effetto speciale.

Nel caso specifico, il reato contestato era furto pluriaggravato, per il quale l’art. 625, comma 3, c.p. prevede una pena detentiva da tre a dieci anni. La pena massima di dieci anni comporta un termine di prescrizione di dodici anni e sei mesi. Essendo il reato stato commesso nel febbraio 2014, la sua estinzione si verificherebbe solo nell’agosto 2026. Pertanto, l’eccezione è stata respinta.

Sulla genericità degli altri motivi

Anche il motivo principale, relativo alla responsabilità dell’imputato, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che le censure erano generiche, meramente ripetitive di quelle già presentate in appello e non si confrontavano criticamente con le ragioni della decisione impugnata. Il ricorrente, in sostanza, cercava di ottenere dalla Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove, operazione preclusa nel giudizio di legittimità. La Corte d’Appello aveva, infatti, fornito una motivazione logica e coerente, basata sulla piena disponibilità dell’immobile e sui benefici derivanti dall’allaccio abusivo, in assenza di valide ricostruzioni alternative dei fatti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma con forza due principi cardine del diritto processuale penale. In primo luogo, il calcolo della prescrizione per un reato aggravato si fonda sulla cornice edittale prevista per la fattispecie aggravata, e il successivo giudizio di bilanciamento con eventuali circostanze attenuanti è del tutto irrilevante a tal fine. In secondo luogo, il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito: le censure che si limitano a proporre una lettura alternativa delle prove, senza individuare vizi logici macroscopici o violazioni di legge nella sentenza impugnata, sono destinate a essere dichiarate inammissibili.

Il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti influisce sul calcolo della prescrizione del reato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, ai fini del calcolo del tempo necessario a prescrivere si deve considerare la pena massima stabilita dalla legge per il reato aggravato, senza tener conto della diminuzione per le circostanze attenuanti o del giudizio di bilanciamento previsto dall’art. 69 del codice penale.

Perché il ricorso sulla valutazione delle prove è stato respinto?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le censure erano generiche e si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni dell’appello, contrapponendo una propria valutazione delle prove a quella, motivata e non illogica, dei giudici di merito. Questo tipo di rivalutazione dei fatti non è consentito nel giudizio di Cassazione.

Qual è il termine di prescrizione per il reato di furto pluriaggravato contestato nel caso di specie?
Dato che il reato di furto pluriaggravato secondo l’art. 625, comma 3, cod. pen. prevede una pena massima di dieci anni di reclusione, il termine di prescrizione, considerando gli aumenti di legge, è di dodici anni e sei mesi dalla data di commissione del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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