Prescrizione Estorsione: La Cassazione chiarisce i termini per il reato aggravato
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22419 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: il calcolo della prescrizione estorsione, in particolare quando il reato è aggravato. La decisione offre un’importante lezione sulla manifesta infondatezza di ricorsi basati su un’errata interpretazione dei termini, confermando la necessità di un’analisi rigorosa della normativa vigente.
Il Caso in Esame: Tentata Estorsione e Ricorso per Cassazione
I fatti alla base della vicenda risalgono al maggio del 2014, quando veniva commesso un delitto di tentata estorsione, aggravato dall’uso di armi. Dopo la condanna in secondo grado da parte della Corte d’Appello di Napoli nell’ottobre del 2023, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione. L’unico motivo addotto a sostegno del ricorso era l’asserita estinzione del reato per intervenuta prescrizione.
Secondo la tesi difensiva, il tempo trascorso dal momento della commissione del fatto sarebbe stato sufficiente a estinguere il reato. Tuttavia, questa prospettazione si è scontrata con un calcolo normativo ben preciso, che la Suprema Corte non ha esitato a ribadire.
Il Calcolo della Prescrizione Estorsione Aggravata
Il cuore della questione giuridica risiede nel corretto calcolo del termine di prescrizione per il reato di tentata estorsione aggravata. La Corte ha sottolineato che tale delitto prevede una pena edittale massima di 20 anni. Per determinare il tempo necessario a prescrivere, si deve considerare questo massimo edittale, diminuito di un terzo, come previsto per la forma tentata del delitto.
Il calcolo corretto porta a un termine di prescrizione di 13 anni e 4 mesi. Questo calcolo, precisa la Corte, è effettuato senza nemmeno considerare eventuali atti interruttivi che avrebbero potuto allungare ulteriormente i tempi. La sola applicazione della regola base era sufficiente a dimostrare l’errore del ricorrente.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso “manifestamente infondato”. La motivazione è netta e lineare: gli argomenti del ricorrente erano in “palese contrasto con il dato normativo”.
Essendo il reato stato commesso nel maggio 2014, il termine di prescrizione di 13 anni e 4 mesi non era ancora maturato al momento della decisione e non maturerà prima del 2027. Di conseguenza, l’unico motivo di ricorso era privo di qualsiasi fondamento giuridico, il che ha portato a una declaratoria di inammissibilità.
Oltre a respingere il ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi ritenuti inammissibili.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: i ricorsi per Cassazione devono basarsi su motivi solidi e giuridicamente validi. Proporre un ricorso basato su un calcolo palesemente errato dei termini di prescrizione non solo è destinato all’insuccesso, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente.
Per gli operatori del diritto, la decisione serve come promemoria dell’importanza di una verifica scrupolosa dei presupposti normativi prima di adire la Suprema Corte. Per i cittadini, chiarisce che reati gravi come l’estorsione aggravata hanno tempi di prescrizione lunghi, a garanzia della tutela delle vittime e della certezza del diritto.
Quando si prescrive il reato di tentata estorsione aggravata dall’uso di armi?
Secondo quanto stabilito dalla Corte, questo specifico reato si prescrive in 13 anni e 4 mesi, calcolati partendo dalla pena massima di 20 anni diminuita di un terzo.
Perché il ricorso basato sulla prescrizione è stato ritenuto inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il reato, commesso nel maggio 2014, si prescriverebbe solo nel 2027. Pertanto, l’argomento dell’avvenuta prescrizione era manifestamente infondato e in palese contrasto con la normativa.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22419 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22419 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
CONSOLAZIO NOME, nato a Caserta il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 31/10/2023 della Corte d’appello di Napoli dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME NOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale genericamente si deduce l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, è manifestamente infondato poiché prospetta enunciati in palese contrasto con il dato normativo trattandosi di un delitto di tentata estorsione aggravata dall’essere stata commessa con armi commesso nel maggio 2014, per cui non è ancora maturato il termine di prescrizione;
tale delitto si prescrive infatti in 13 anni e 4 mesi, massimo della pena edittale (20 anni – 1/3), con la conseguenza che, anche senza considerare l’interruzione del corso della prescrizione, il reato si prescriverebbe solo nel 2027;
pertanto, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 16 aprile 2024.