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Prescrizione e rinvio: prevale la causa del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per resistenza e lesioni, dichiarando l’estinzione dei reati per prescrizione. Il caso verteva su un errato calcolo del periodo di sospensione della prescrizione da parte della Corte d’Appello. In presenza di un rinvio d’udienza causato sia da esigenze d’ufficio (del giudice) sia dall’adesione dell’avvocato a uno sciopero, la Cassazione ha stabilito che prevale la causa imputabile al giudice. Di conseguenza, quel periodo di rinvio non ha sospeso il corso della prescrizione, portando alla sua maturazione prima della sentenza di secondo grado. Sono state tuttavia confermate le statuizioni civili relative al risarcimento del danno.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione: Annullata Condanna per Errore sul Rinvio Misto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di prescrizione del reato, annullando una condanna per un errore nel calcolo dei periodi di sospensione. Il caso riguarda la prevalenza della causa di rinvio imputabile al giudice rispetto a quella imputabile alla difesa, quando entrambe sussistono contemporaneamente. Questa decisione sottolinea l’importanza di una corretta applicazione delle norme procedurali che governano i tempi del processo penale.

I Fatti del Processo

Un’imputata era stata condannata sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte di Appello per i reati di resistenza e lesioni aggravate. La difesa ha presentato ricorso per cassazione, sollevando un unico, ma decisivo, motivo di annullamento: l’errata applicazione delle norme sulla prescrizione. Secondo il difensore, il termine massimo per perseguire i reati era già scaduto prima che la Corte di Appello emettesse la sua sentenza, a causa di un’errata interpretazione di un periodo di sospensione.

La Questione sulla Prescrizione e il Rinvio Misto

Il cuore della controversia risiedeva nel calcolo della sospensione della prescrizione. La Corte di Appello aveva considerato un periodo di sospensione di 441 giorni. La difesa, tuttavia, contestava 195 di questi giorni, derivanti da un rinvio d’udienza disposto tra ottobre 2019 e maggio 2020.

Quel rinvio era stato causato da due fattori concomitanti:
1. Esigenze di ufficio: l’udienza era stata tenuta da un giudice onorario per l’assenza del giudice togato titolare del fascicolo.
2. Adesione ad astensione: i difensori di tutte le parti avevano aderito a un’astensione dalle udienze proclamata dagli organi di categoria.

Il dilemma legale era quindi: quale delle due cause prevale ai fini della sospensione della prescrizione? Se prevale la richiesta della difesa, il termine si sospende. Se prevale la causa legata al giudice, il termine continua a decorrere.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, dando piena continuità a un orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno stabilito che, in caso di concorso di due cause di rinvio, una riferibile al giudice e una all’imputato o al suo difensore, deve prevalere quella riferibile al giudice.

Il rinvio per esigenze d’ufficio, infatti, è una circostanza che non può andare a detrimento dell’imputato allungando i tempi della prescrizione. Pertanto, il rinvio in questione non doveva determinare la sospensione del corso della prescrizione, nonostante la contemporanea adesione dei difensori allo sciopero.

Sottraendo i 195 giorni erroneamente conteggiati, il periodo di sospensione totale si è ridotto a 246 giorni. Con questo nuovo calcolo, il termine massimo di prescrizione è risultato essere scaduto il 31 maggio 2024, ovvero prima della pronuncia della sentenza d’appello del 3 luglio 2024.

Le Conclusioni

L’intervenuta prescrizione prima della sentenza di secondo grado ha imposto alla Corte di Cassazione l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata per quanto riguarda gli effetti penali. Di conseguenza, la condanna è stata cancellata. È importante notare, tuttavia, che la Corte ha confermato le statuizioni civili, ovvero la condanna al risarcimento del danno in favore delle parti civili. Queste ultime non erano state oggetto di contestazione nel ricorso e, pertanto, sono diventate definitive. La sentenza ribadisce che i ritardi attribuibili all’organizzazione giudiziaria non possono sospendere il decorso della prescrizione, anche quando coincidono con iniziative della difesa.

Cosa succede se un’udienza viene rinviata sia per un problema del tribunale sia per richiesta della difesa?
In caso di concorso tra una causa di rinvio riferibile al giudice (esigenze d’ufficio) e una riferibile alla difesa (es. adesione a sciopero), la giurisprudenza consolidata stabilisce che prevale la causa imputabile al giudice. Di conseguenza, il rinvio non determina la sospensione del corso della prescrizione.

La prescrizione del reato elimina anche l’obbligo di risarcire la vittima?
No, non necessariamente. Come dimostra questa sentenza, l’annullamento della condanna penale per prescrizione non cancella automaticamente le statuizioni civili. Se la condanna al risarcimento del danno non viene specificamente impugnata, essa può essere confermata e diventare definitiva.

Perché il calcolo dei giorni di sospensione è così importante per la prescrizione?
Il calcolo corretto è fondamentale perché i periodi di sospensione ‘congelano’ il decorso del tempo utile a prescrivere il reato. Un errore nel calcolo, come l’inclusione di periodi non validi, può portare a ritenere un reato ancora perseguibile quando in realtà si è già estinto, come accaduto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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