Prescrizione e Recidiva: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso
L’interazione tra prescrizione e recidiva rappresenta uno snodo cruciale del diritto penale, capace di determinare l’esito di un processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la condizione di recidivo reiterato incide sul calcolo della prescrizione, anche quando le circostanze aggravanti vengono bilanciate con le attenuanti. Questa decisione sottolinea come la manifesta infondatezza di un ricorso possa portare non solo al suo rigetto, ma anche a sanzioni per il ricorrente.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e per una violazione del Codice della Strada (art. 189, co. 6). L’unico motivo di appello sollevato davanti alla Suprema Corte era la presunta intervenuta prescrizione del reato. Il ricorrente sosteneva, in sostanza, che il tempo necessario a estinguere il reato fosse ormai trascorso, rendendo la condanna non più applicabile.
La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione ha esaminato il motivo del ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Secondo i giudici, la tesi difensiva era “manifestamente infondata”. Di conseguenza, la Corte non è entrata nel merito della questione, ma ha rigettato l’istanza per una palese inconsistenza giuridica. Oltre a respingere il ricorso, la Corte ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi giudicati inammissibili.
Le Motivazioni della Decisione sulla Prescrizione e Recidiva
Il cuore della decisione risiede nell’analisi del rapporto tra prescrizione e recidiva. La Corte ha evidenziato che all’imputato era stata contestata e ritenuta la “recidiva reiterata”, una circostanza aggravante che si applica a chi commette un nuovo reato dopo essere già stato condannato e dichiarato recidivo in passato.
Il punto centrale è che, sebbene la Corte d’Appello avesse considerato tale aggravante equivalente alle circostanze attenuanti generiche (operando il cosiddetto “giudizio di bilanciamento”), questo non ne annulla gli effetti su altri istituti giuridici, come la prescrizione. La legge prevede che la presenza di determinate aggravanti, inclusa la recidiva reiterata, incida sui termini necessari per prescrivere un reato, di fatto allungandoli.
Pertanto, anche se ai fini della determinazione della pena la recidiva era stata “neutralizzata” dalle attenuanti, essa rimaneva pienamente valida ai fini del calcolo del tempo necessario per la prescrizione. I termini, calcolati correttamente, non erano ancora maturati. Per questa ragione, il motivo del ricorso è stato giudicato palesemente privo di fondamento.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza riafferma un principio consolidato: la recidiva ha conseguenze che vanno oltre la semplice quantificazione della pena. La sua presenza nel fascicolo di un imputato può precludere l’accesso a benefici e modificare istituti come la prescrizione. La decisione serve da monito: un ricorso per Cassazione deve basarsi su motivi solidi e giuridicamente validi. Proporre un ricorso “manifestamente infondato” non solo è inutile ai fini del processo, ma comporta anche conseguenze economiche negative per il ricorrente. Per gli operatori del diritto, è un richiamo alla necessità di valutare con estrema attenzione tutti gli aspetti del caso, inclusi gli effetti “collaterali” di circostanze come la recidiva, prima di adire la Suprema Corte.
Perché il ricorso basato sulla prescrizione del reato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché i termini della prescrizione non erano maturati. La Corte ha chiarito che la presenza della recidiva reiterata, anche se bilanciata con le attenuanti, ha impedito l’estinzione del reato.
Qual è l’effetto della recidiva reiterata sul calcolo della prescrizione?
La recidiva reiterata, essendo una circostanza aggravante, modifica il calcolo dei termini di prescrizione, estendendoli. Anche se un giudice la considera equivalente alle circostanze attenuanti ai fini della pena, il suo effetto sul termine di prescrizione rimane valido.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso palesemente infondato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35312 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35312 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 26/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a PIACENZA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 18/11/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
N. 16143/25 Cammi
OSSERVA
Visti gli atti e la sentenza impugnata (condanna per i reati di cui agli artt. 337 cod. pen. e 189 co. 6 C.d.S.);
Esaminati i motivi di ricorso;
Ritenuto che l’unico motivo del ricorso, concernente la pretesa intervenuta prescrizione del reato, risulta essere manifestamente infondato atteso che, essendo stata ritenuta la recidiva reiterata, ancorché considerata equivalente alle circostanze attenuanti generiche, i termini non sono maturati;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 26/09/2025