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Prescrizione e recidiva: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante il reato di falsa attestazione. Il ricorrente sosteneva l’avvenuta estinzione del reato, ma la Corte ha ribadito un principio fondamentale in materia di prescrizione e recidiva: la recidiva, se contestata, rileva sempre ai fini del calcolo del tempo necessario a prescrivere, anche qualora venga considerata subvalente rispetto alle attenuanti nel giudizio di bilanciamento.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione e Recidiva: Come si Calcola il Tempo per Estinguere il Reato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, torna a pronunciarsi su un tema tecnico ma di grande rilevanza pratica: il rapporto tra prescrizione e recidiva. La questione centrale è se la recidiva debba essere considerata nel calcolo del tempo necessario a estinguere il reato anche quando il giudice, nel determinare la pena, la ritiene meno importante delle circostanze attenuanti. La risposta della Suprema Corte è netta e conferma un orientamento consolidato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato, condannato in primo e secondo grado per il delitto di falsa attestazione a un pubblico ufficiale sulla propria identità. L’unico motivo del ricorso per cassazione si basava sulla presunta violazione di legge per mancata declaratoria di prescrizione del reato. Secondo la difesa, il termine di prescrizione avrebbe dovuto essere calcolato senza tener conto dell’aumento previsto per la recidiva, poiché quest’ultima era stata giudicata ‘subvalente’ rispetto alle circostanze attenuanti generiche concesse all’imputato.

La Questione Giuridica sul Calcolo della Prescrizione e Recidiva

Il cuore del problema legale risiede nell’interpretazione degli articoli 157 e 161 del codice penale, che disciplinano la prescrizione. La difesa sosteneva che, una volta che la recidiva viene ‘neutralizzata’ dal giudizio di bilanciamento con le attenuanti (art. 69 c.p.), essa non dovrebbe più produrre effetti, neanche sull’allungamento dei termini di prescrizione. Questa tesi, se accolta, avrebbe portato all’estinzione del reato per decorso del tempo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno riaffermato che, ai fini del calcolo del tempo necessario per la prescrizione, si deve sempre tener conto della recidiva ad effetto speciale, a prescindere dal suo esito nel giudizio di bilanciamento con le attenuanti.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione letterale e sistematica delle norme. In particolare, si fa riferimento all’articolo 157, terzo comma, del codice penale. Questa disposizione stabilisce chiaramente che per determinare il tempo necessario a prescrivere non si deve tenere conto del giudizio di bilanciamento delle circostanze previsto dall’articolo 69 del codice penale.

In altre parole, il calcolo della prescrizione si basa sulla pena massima prevista dalla legge per il reato, aumentata in caso di recidiva qualificata, in modo del tutto autonomo e distinto rispetto alla valutazione che il giudice compie in concreto per commisurare la pena da infliggere. La Corte ha richiamato numerose sentenze, anche delle Sezioni Unite, che hanno consolidato questo principio, sottolineando come la disciplina della prescrizione e quella della commisurazione della pena operino su piani differenti e non interferenti.

Conclusioni: L’Irrilevanza del Giudizio di Bilanciamento

La decisione in commento consolida un principio cardine del diritto penale: la valutazione della recidiva ha una doppia valenza. Da un lato, incide sulla determinazione della pena finale attraverso il giudizio di bilanciamento; dall’altro, produce effetti autonomi e inderogabili sul termine di prescrizione. Pertanto, la scelta del giudice di considerare la recidiva subvalente rispetto alle attenuanti non può mai ‘accorciare’ il tempo necessario per estinguere il reato. Questa ordinanza serve come un importante promemoria per gli operatori del diritto sulla necessità di distinguere nettamente i due ambiti di applicazione della recidiva, al fine di evitare errori nel calcolo dei termini processuali.

La recidiva viene considerata per calcolare la prescrizione anche se il giudice la ritiene meno importante delle attenuanti?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che ai fini del calcolo del tempo di prescrizione si deve tener conto della recidiva, anche se nel giudizio di bilanciamento con le circostanze attenuanti viene ritenuta subvalente.

Quale articolo del codice penale regola questo principio sulla prescrizione e recidiva?
Il principio si basa principalmente sull’articolo 157, terzo comma, del codice penale, il quale esclude espressamente che il giudizio di bilanciamento delle circostanze (art. 69 c.p.) possa incidere sulla determinazione della pena massima utilizzata per calcolare il termine di prescrizione.

Cosa succede a un ricorso basato su un calcolo errato della prescrizione a causa della recidiva?
Come dimostra questo caso, un ricorso basato su tale errata interpretazione è destinato a essere dichiarato inammissibile, in quanto si scontra con un orientamento giurisprudenziale consolidato e con il chiaro dettato normativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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