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Prescrizione e recidiva: il calcolo del termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sulla presunta prescrizione di un reato. La Corte ha chiarito il meccanismo di calcolo del termine di prescrizione, spiegando come l’aggravante della recidiva specifica infraquinquennale e la presenza di atti interruttivi estendano significativamente il tempo necessario. In questo caso, il tempo totale per la prescrizione è stato calcolato in undici anni e tre mesi, un periodo non ancora trascorso dalla data di commissione del reato, rendendo il ricorso infondato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione e Recidiva: Quando il Tempo per la Giustizia si Allunga

Il calcolo della prescrizione nel diritto penale è un tema cruciale che determina l’estinzione di un reato per il decorso del tempo. La questione diventa particolarmente complessa in presenza di circostanze aggravanti, come la prescrizione e recidiva. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale su come questi elementi interagiscano, estendendo i termini previsti dalla legge.

I Fatti del Caso in Esame

Una persona condannata in secondo grado dalla Corte d’Appello ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando un unico motivo: l’avvenuta prescrizione del reato contestato. Secondo la difesa, il tempo trascorso dalla commissione del fatto, avvenuto il 28 settembre 2015, era sufficiente a estinguere il reato ai sensi della normativa vigente.

Il Calcolo della Prescrizione e Recidiva secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, definendolo “manifestamente infondato” e in “palese contrasto con il dato normativo”. La decisione si basa su un’analisi dettagliata del calcolo del tempo necessario a prescrivere, che tiene conto di tutte le variabili del caso specifico.

La Norma di Base e l’Aggravante

Il punto di partenza è il tempo di prescrizione base. Per il reato in questione, la pena massima edittale è di cinque anni. Tuttavia, nel caso specifico, era stata contestata l’aggravante della recidiva specifica infraquinquennale. Ai sensi dell’art. 157 del codice penale, questa aggravante a effetto speciale comporta un aumento della metà del tempo base. Pertanto, il termine di prescrizione iniziale è salito da cinque anni a sette anni e sei mesi.

L’Effetto degli Atti Interruttivi

Il calcolo non si ferma qui. Durante il procedimento penale erano intervenuti degli atti interruttivi della prescrizione. La legge (art. 161, secondo comma, cod. pen.) stabilisce che, in presenza di tali atti, il tempo necessario a prescrivere non può superare il termine base aumentato di una certa quota. Nel caso di recidiva qualificata (come quella ex art. 99, secondo comma, cod. pen.), questo aumento è della metà. Di conseguenza, al termine di sette anni e sei mesi è stato aggiunto un ulteriore periodo di tre anni e nove mesi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una semplice operazione matematica derivante dalla corretta applicazione delle norme. Sommando il termine base aumentato per la recidiva (7 anni e 6 mesi) e l’ulteriore estensione dovuta all’interruzione (3 anni e 9 mesi), il tempo complessivo necessario a prescrivere il reato ammonta a undici anni e tre mesi. Poiché il reato era stato commesso il 28 settembre 2015, alla data della decisione (luglio 2025) questo lungo termine non era ancora decorso. Di conseguenza, il reato non era prescritto e il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la prescrizione e recidiva sono due concetti strettamente collegati che possono allungare notevolmente i tempi della giustizia. La presenza di aggravanti come la recidiva e di atti interruttivi nel corso del processo impedisce che il decorso del tempo porti all’estinzione del reato, garantendo che la responsabilità penale possa essere accertata anche a distanza di molti anni. La ricorrente è stata quindi condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Come incide la recidiva specifica infraquinquennale sul calcolo della prescrizione?
Secondo l’ordinanza, la recidiva specifica infraquinquennale è un’aggravante a effetto speciale che, ai sensi dell’art. 157, secondo comma, del codice penale, aumenta della metà il tempo base necessario a prescrivere il reato. Nel caso di specie, ha portato il termine da cinque anni a sette anni e sei mesi.

Qual è l’effetto degli atti interruttivi sul termine di prescrizione in caso di recidiva?
In presenza di atti interruttivi, il termine di prescrizione viene ulteriormente aumentato. Per i soggetti recidivi ai sensi dell’art. 99, secondo comma, cod. pen., l’aumento massimo consentito è pari alla metà del termine già calcolato. Nel caso analizzato, ciò ha comportato un’estensione di ulteriori tre anni e nove mesi.

Qual era il tempo totale necessario affinché il reato si prescrivesse nel caso esaminato?
Il tempo complessivo necessario a prescrivere il reato è stato determinato in undici anni e tre mesi. Questo risultato si ottiene sommando il termine base di cinque anni, l’aumento della metà per la recidiva (due anni e sei mesi, per un totale di sette anni e sei mesi) e l’ulteriore aumento della metà per l’interruzione (tre anni e nove mesi).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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