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Prescrizione e messa alla prova: la Cassazione chiarisce

Una donna, condannata per violenza contro un pubblico ufficiale, ricorre in Cassazione. La Corte annulla la condanna penale, dichiarando il reato estinto per prescrizione. Viene chiarito che i rinvii disposti dal giudice per ritardi dell’ufficio di esecuzione penale non sospendono la prescrizione, a differenza di quelli richiesti dalla difesa. Le statuizioni civili a favore della vittima sono confermate.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione e Messa alla Prova: La Cassazione Chiarisce Quando il Tempo si Ferma

L’istituto della prescrizione nel diritto penale rappresenta un pilastro fondamentale, bilanciando l’esigenza di giustizia con il diritto all’oblio e la necessità di una ragionevole durata del processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26631/2024) offre un’importante delucidazione su come si calcolano i tempi della prescrizione quando entra in gioco la richiesta di ‘messa alla prova’, distinguendo nettamente tra i rinvii richiesti dalla difesa e quelli disposti d’ufficio dal giudice per inerzia di terzi. Analizziamo insieme questo caso.

I Fatti del Caso: Dalla Multa alla Condanna

La vicenda ha origine a Palermo nel 2014. Un’automobilista, dopo aver ricevuto una sanzione amministrativa per la sosta irregolare della figlia, reagisce in modo aggressivo nei confronti dell’ausiliario del traffico. Secondo l’accusa, la donna non solo minaccia l’operatore, ma lo colpisce con un pugno, causandogli lesioni guaribili in dieci giorni, al fine di costringerlo ad annullare la multa. Per questi fatti, viene condannata in primo e secondo grado per i reati di violenza a pubblico ufficiale e lesioni personali.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Prescrizione

La difesa dell’imputata presenta ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. Il primo, e più cruciale, riguarda l’intervenuta prescrizione dei reati. La difesa sostiene che il tempo massimo per perseguire i reati fosse già scaduto, contestando il calcolo dei periodi di sospensione effettuato dalla Corte di Appello. Il fulcro della questione risiede nella gestione dei rinvii d’udienza legati alla richiesta di messa alla prova.

Nello specifico, dopo la richiesta di messa alla prova da parte della difesa, il processo ha subito diversi rinvii. Alcuni sono stati necessari per permettere alla difesa di preparare l’istanza, altri, invece, sono stati disposti d’ufficio dal Tribunale perché l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) non aveva ancora predisposto il programma di trattamento. La Corte di Appello aveva considerato tutti questi periodi come sospensivi della prescrizione, giungendo alla conclusione che il reato non fosse estinto. La difesa, al contrario, ha argomentato che solo i rinvii direttamente imputabili a una sua richiesta potessero avere tale effetto.

Le Motivazioni della Corte: Rinvio su Richiesta vs. Rinvio d’Ufficio

La Corte di Cassazione accoglie il motivo di ricorso relativo alla prescrizione, offrendo una motivazione chiara e di grande interesse pratico. Gli Ermellini hanno richiamato la giurisprudenza consolidata (tra cui Sez. 4, n. 40848/2023) per ribadire un principio fondamentale: il rinvio dell’udienza disposto d’ufficio dal giudice per consentire all’UEPE di elaborare il programma di messa alla prova non determina la sospensione del decorso dei termini di prescrizione.

La Corte spiega che la sospensione, ai sensi dell’art. 159, comma primo, n. 3 del codice penale, si applica solo quando il rinvio è concesso su richiesta dell’imputato o del suo difensore. I rinvii disposti autonomamente dal giudice, anche se necessari per il funzionamento della procedura, non possono produrre lo stesso effetto. Nel caso di specie, i rinvii causati dall’inerzia dell’UEPE erano svincolati da una richiesta di parte e, pertanto, non potevano essere conteggiati come periodi di sospensione.

Ricalcolando i termini, la Cassazione ha stabilito che la prescrizione era maturata il 21 marzo 2023, data antecedente alla sentenza della Corte di Appello (3 maggio 2023). Di conseguenza, il reato doveva essere dichiarato estinto.

Le Conclusioni: Annullamento Penale e Conferma Civile

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata agli effetti penali, poiché il reato era estinto per intervenuta prescrizione. Tuttavia, la Corte ha rigettato il ricorso per quanto riguarda gli effetti civili. Ciò significa che, pur venendo meno la condanna penale, l’imputata è comunque tenuta a risarcire i danni alla parte civile, ovvero all’ausiliario del traffico aggredito. La Corte ha ritenuto che il motivo di ricorso sulla responsabilità fosse generico e mirasse a una rilettura dei fatti non consentita in sede di legittimità, confermando quindi la valutazione di merito dei giudici precedenti sulla dinamica dei fatti e sulla responsabilità dell’imputata ai fini civili.

Un rinvio dell’udienza disposto dal giudice per consentire all’ufficio di esecuzione penale di preparare il programma di messa alla prova sospende la prescrizione?
No. Secondo la sentenza, il rinvio disposto d’ufficio dal giudice per consentire l’elaborazione del programma di trattamento da parte dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna non determina la sospensione del decorso dei termini di prescrizione.

Qual è la differenza tra un rinvio richiesto dalla difesa e uno disposto d’ufficio dal giudice ai fini della prescrizione?
Un rinvio concesso su richiesta dell’imputato o del suo difensore sospende il corso della prescrizione per tutta la sua durata, ai sensi dell’art. 159, comma primo, n. 3, cod. pen. Al contrario, un rinvio disposto d’ufficio dal giudice, anche se finalizzato a completare un iter processuale come la messa alla prova, non ha effetto sospensivo sui termini di prescrizione.

Se un reato viene dichiarato estinto per prescrizione in Cassazione, cosa succede alla richiesta di risarcimento danni della vittima?
La dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione annulla la condanna agli effetti penali, ma non necessariamente quella agli effetti civili. Se il ricorso in Cassazione sui punti relativi alla responsabilità civile è ritenuto infondato o generico, come nel caso di specie, le statuizioni civili (cioè la condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile) vengono confermate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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