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Prescrizione e guida in ebbrezza: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida in stato di ebbrezza, che lamentava l’intervenuta prescrizione. La Corte chiarisce che per i reati commessi tra il 2017 e il 2020 si applica la Legge Orlando, la quale prevede una specifica causa di sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, rendendo il ricorso manifestamente infondato.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione e Guida in Ebbrezza: La Cassazione sulla Legge Orlando

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12248/2025, affronta un caso di guida in stato di ebbrezza, focalizzandosi su un aspetto tecnico ma cruciale del diritto penale: la prescrizione del reato. La decisione chiarisce quale disciplina si applica ai reati commessi in un preciso arco temporale, confermando l’orientamento sulla vigenza della cosiddetta Legge Orlando e delle relative cause di sospensione del termine.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un automobilista per guida in stato di ebbrezza, un reato commesso nel settembre del 2018. La condanna, emessa dal Tribunale di primo grado, era stata confermata anche dalla Corte d’Appello. L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge processuale per omessa declaratoria di estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Secondo la difesa, il giudice di primo grado aveva illegittimamente disposto la sospensione dei termini di prescrizione in occasione di un rinvio dell’udienza. Tale rinvio era stato richiesto per esigenze probatorie e non per un legittimo impedimento, unica condizione che, a dire del ricorrente, avrebbe giustificato la sospensione. Di conseguenza, il tempo necessario a prescrivere il reato sarebbe maturato prima della decisione d’appello.

La Disciplina della Prescrizione e le Riforme

Per comprendere la decisione della Corte, è fondamentale analizzare il quadro normativo sulla prescrizione. Il reato è stato commesso il 22 settembre 2018, un periodo interessato da importanti riforme. La Cassazione sottolinea che, per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2020, si applica la disciplina introdotta dalla Legge n. 103/2017 (nota come “Legge Orlando”).

Questa legge ha introdotto una specifica causa di sospensione del corso della prescrizione che opera automaticamente dopo la pronuncia della sentenza di primo grado. In particolare, il termine rimane sospeso per un periodo massimo di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo grado e la pronuncia della decisione in appello. Questa sospensione si aggiunge ad altre eventuali cause verificatesi durante il processo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, lo ha dichiarato inammissibile. Il ragionamento dei giudici si basa interamente sulla corretta individuazione della legge applicabile.

La Corte ha stabilito che, essendo il reato stato commesso nel 2018, la normativa di riferimento è proprio la Legge Orlando. Di conseguenza, al calcolo del tempo necessario per la prescrizione deve essere aggiunto il periodo di sospensione obbligatoria di un anno e sei mesi decorrente dopo la condanna di primo grado. La doglianza del ricorrente, incentrata sulla legittimità o meno di uno specifico rinvio disposto dal giudice di primo grado, diventa irrilevante di fronte all’applicazione di questa sospensione automatica e prevista per legge.

Sulla base di questo calcolo, la Corte ha concluso che, alla data della discussione del ricorso, il reato non era affatto prescritto. L’argomentazione difensiva è stata quindi giudicata palesemente priva di fondamento, configurando un vizio che conduce direttamente all’inammissibilità dell’impugnazione.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale sulla successione delle leggi nel tempo in materia di prescrizione. Per tutti i reati commessi nell’intervallo temporale tra l’agosto 2017 e la fine del 2020, i termini di estinzione devono essere calcolati tenendo conto della sospensione post-sentenza di primo grado introdotta dalla Legge Orlando. La decisione della Cassazione non solo respinge il ricorso, ma condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, sanzionando il carattere palesemente dilatorio del ricorso stesso. Questa pronuncia offre un chiaro riferimento per il calcolo della prescrizione in migliaia di procedimenti pendenti.

Quando si applica la sospensione della prescrizione prevista dalla Legge Orlando?
Secondo la sentenza, la disciplina della sospensione della prescrizione introdotta dalla Legge n. 103/2017 si applica a tutti i reati commessi a partire dal 3 agosto 2017 e fino al 31 dicembre 2020.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. La tesi difensiva non teneva conto della sospensione automatica del termine di prescrizione prevista dalla Legge Orlando, applicabile al caso di specie, che impediva la maturazione del termine estintivo.

Qual è la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso e la conferma della condanna, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, a causa del carattere palesemente dilatorio dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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