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Prescrizione e confisca: la revoca è solo parziale

La Corte di Cassazione ha annullato per prescrizione una condanna per reati fiscali legati all’emissione di fatture false. La sentenza stabilisce un principio fondamentale in tema di confisca e prescrizione: la confisca per equivalente, di natura sanzionatoria, viene revocata perché la nuova disciplina non è retroattiva. Al contrario, la confisca diretta del profitto del reato nei confronti della società, considerata una misura di sicurezza, viene confermata nonostante l’estinzione del reato.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione e Confisca: La Cassazione Annulla ma non del Tutto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 47625/2024) offre chiarimenti cruciali sul rapporto tra confisca e prescrizione in materia di reati fiscali. Il caso riguarda un’imprenditrice condannata per l’emissione di fatture false. Sebbene il reato sia stato dichiarato estinto per prescrizione, la Corte ha adottato una soluzione differenziata per le misure ablatorie, revocando la confisca per equivalente a carico della persona fisica ma confermando quella diretta nei confronti della società. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un’amministratrice di una società a responsabilità limitata per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, previsto dall’art. 8 del d.lgs. 74/2000. Secondo l’accusa, confermata sia in primo che in secondo grado, la società era una mera “società cartiera”, utilizzata al solo fine di consentire a terzi di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Le indagini avevano rivelato che la società non aveva una reale sede operativa né magazzini, ma solo una domiciliazione presso uno studio professionale, e che era coinvolta in una classica “frode carosello”.

La Corte di Appello di Bologna aveva confermato la condanna, disponendo la confisca del profitto del reato sia in forma diretta nei confronti della società, sia per equivalente nei confronti dell’imputata.

Il Ricorso in Cassazione

L’imputata, tramite il proprio difensore, ha presentato ricorso in Cassazione sollevando diversi motivi. Tra questi, spiccavano una presunta violazione procedurale relativa ai termini a comparire nel giudizio d’appello e, soprattutto, una contestazione sulla legittimità della confisca, sostenendo che non potesse essere applicata all’emittente delle false fatture per il profitto conseguito dall’utilizzatore delle stesse.

Confisca e Prescrizione: L’Analisi della Cassazione

La Suprema Corte ha innanzitutto respinto il motivo procedurale, chiarendo, sulla base di un recente orientamento delle Sezioni Unite, che il nuovo termine a comparire di quaranta giorni si applica solo alle impugnazioni più recenti. Tuttavia, esaminando il caso nel merito, i giudici hanno rilevato che, nel frattempo, era maturato il termine massimo di prescrizione del reato. Questo ha portato all’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna.

La questione centrale è diventata, quindi, la sorte della confisca a fronte della dichiarata prescrizione. Ed è qui che la Corte ha operato una distinzione fondamentale.

La Distinzione tra Confisca Diretta e per Equivalente

La Cassazione ha applicato principi consolidati, distinguendo nettamente la natura delle due forme di confisca disposte:

1. Confisca per Equivalente: Questa misura, che colpisce i beni dell’imputata per un valore corrispondente al profitto del reato, ha una natura spiccatamente sanzionatoria e afflittiva. Per questa ragione, la Corte ha stabilito che la disciplina dell’art. 578-bis c.p.p. (che consente di mantenere la confisca anche in caso di prescrizione) non può essere applicata retroattivamente a fatti commessi prima della sua entrata in vigore. Poiché il reato risaliva al 2012, la confisca per equivalente è stata revocata.

2. Confisca Diretta: Diversamente, la confisca del profitto del reato direttamente nei confronti della società (nel cui patrimonio tale profitto era confluito) è stata considerata una misura di sicurezza. In quanto tale, non ha carattere punitivo e il divieto di applicazione retroattiva non opera. Pertanto, la Corte ha confermato questa misura, ritenendo che, anche in caso di prescrizione, il vincolo sui beni che costituiscono il prezzo del reato può essere mantenuto, a condizione che vi sia stata una sentenza di condanna in primo grado.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla diversa natura giuridica delle due forme di confisca. La confisca per equivalente è assimilabile a una sanzione penale e, come tale, soggetta al principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole. La confisca diretta, invece, ha una funzione preventiva, volta a rimuovere dal circuito economico i proventi di un’attività illecita. Questa sua natura di misura di sicurezza ne consente l’applicazione anche a seguito di una declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, come previsto dall’art. 578-bis c.p.p., senza violare alcun principio fondamentale. La Corte ha inoltre ritenuto corretto il metodo di calcolo del profitto, individuato nel saldo attivo del conto corrente della società, quale utilità economica direttamente derivante dalla commissione del reato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di grande importanza pratica: l’estinzione del reato per prescrizione non cancella automaticamente tutte le conseguenze patrimoniali dell’illecito. Se da un lato l’imputato può beneficiare della revoca della confisca per equivalente sui propri beni personali per fatti pregressi, dall’altro lo Stato può comunque procedere alla confisca diretta dei proventi illeciti che si trovano nel patrimonio della società utilizzata per commettere il reato. La decisione segna un punto fermo nell’equilibrio tra le garanzie individuali e la necessità di contrastare efficacemente i crimini economici.

Cosa succede a un ordine di confisca se il reato si estingue per prescrizione?
La sorte della confisca dipende dalla sua natura. La confisca per equivalente, avendo carattere sanzionatorio, viene revocata se il reato è stato commesso prima dell’entrata in vigore dell’art. 578-bis c.p.p. La confisca diretta del profitto del reato, invece, essendo una misura di sicurezza, può essere mantenuta anche in caso di prescrizione, a condizione che sia stata accertata la responsabilità in primo grado.

Perché la Corte tratta diversamente la confisca diretta e quella per equivalente?
La differenza di trattamento si basa sulla loro diversa natura giuridica. La confisca per equivalente è considerata una sanzione penale, soggetta al principio di irretroattività. La confisca diretta è una misura di sicurezza, con finalità preventive, e quindi non soggetta allo stesso principio, potendo essere mantenuta per impedire che i proventi di un reato restino nella disponibilità di chi lo ha commesso.

Come è stato calcolato il valore della confisca diretta in questo caso?
Il valore della confisca è stato individuato sulla base del criterio del “prezzo del reato”. In mancanza di elementi per determinare l’esatto compenso pattuito per l’emissione delle fatture false, i giudici hanno legittimamente ritenuto che il profitto confiscabile corrispondesse al saldo attivo presente sul conto corrente della società alla fine dell’anno di imposta, considerandolo un’utilità economica direttamente derivante dall’attività illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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