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Prescrizione del reato: quando si annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per falso. Il motivo è la prescrizione del reato, maturata dopo la decisione della Corte d’Appello ma prima della pronuncia della Cassazione stessa. Decisivo il fatto che il ricorso degli imputati non fosse totalmente inammissibile, permettendo così alla Suprema Corte di rilevare la causa di estinzione del reato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: la Cassazione Annulla la Condanna

L’istituto della prescrizione del reato rappresenta un caposaldo del nostro ordinamento penale, stabilendo che lo Stato non può perseguire un illecito oltre un certo limite di tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se la prescrizione matura dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione di legittimità, e il ricorso non è inammissibile, la condanna deve essere annullata. Analizziamo insieme i dettagli di questo interessante caso.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di due imputati per concorso in reati di falso, previsti dagli articoli 494 e 495 del codice penale. Ritenendo ingiusta la decisione, i difensori degli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, articolando diverse censure contro la sentenza di secondo grado.

La questione cruciale, tuttavia, non risiedeva tanto nel merito delle accuse, quanto nel tempo trascorso dalla commissione dei fatti, avvenuta nel settembre 2016.

La Rilevanza della Prescrizione del Reato in Cassazione

Il punto focale della decisione della Suprema Corte è stato il calcolo del termine di prescrizione del reato. Uno dei ricorrenti aveva erroneamente sostenuto che la prescrizione fosse maturata addirittura prima della sentenza d’appello. La Corte ha respinto questa tesi come manifestamente infondata, evidenziando un periodo di sospensione di 140 giorni (dovuto all’astensione del difensore dalle udienze) che non era stato considerato.

Tuttavia, ricalcolando correttamente i termini, è emerso che la prescrizione era effettivamente decorsa il 20 luglio 2024, una data successiva alla sentenza d’appello (emessa il 12 marzo 2024) ma precedente alla decisione della Cassazione.

A questo punto, la Corte ha dovuto stabilire se potesse dichiarare l’estinzione del reato. La giurisprudenza consolidata, richiamata nella sentenza, stabilisce una regola chiara: se il ricorso per cassazione è totalmente inammissibile (ad esempio, per manifesta infondatezza dei motivi), non si instaura un valido rapporto processuale e la Corte non può rilevare cause di estinzione del reato sopravvenute. Al contrario, se il ricorso, come in questo caso, contiene almeno alcuni motivi non inammissibili, il rapporto processuale si considera regolarmente costituito. Ciò obbliga il giudice a dare applicazione all’articolo 129 del codice di procedura penale, che impone di dichiarare d’ufficio le cause di non punibilità in ogni stato e grado del processo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte sono state lineari e aderenti ai principi espressi dalle Sezioni Unite. I giudici hanno constatato che i ricorsi proposti, pur non essendo destinati all’accoglimento nel merito, non erano affetti da inammissibilità totale. In particolare, alcuni motivi di ricorso contestavano la motivazione della sentenza d’appello sulla responsabilità penale e sulla partecipazione al reato, censure che non potevano essere liquidate come palesemente infondate.

Questa circostanza ha ‘aperto la porta’ all’applicazione dell’art. 129 c.p.p. Poiché il rapporto processuale era validamente instaurato, la Corte di Cassazione ha avuto il potere e il dovere di rilevare l’intervenuta prescrizione del reato. Di conseguenza, ha dovuto prendere atto che lo Stato aveva perso il suo potere punitivo a causa del decorso del tempo.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato senza rinvio la sentenza impugnata. Questa decisione significa che la condanna viene cancellata e il processo si conclude definitivamente, non perché gli imputati siano stati dichiarati innocenti nel merito, ma perché il reato per cui erano stati condannati si è estinto. La pronuncia ribadisce l’importanza cruciale della non inammissibilità del ricorso per poter beneficiare di cause di estinzione sopravvenute, come la prescrizione, nel giudizio di legittimità.

Cosa succede se la prescrizione del reato matura dopo la sentenza di appello e prima della decisione della Cassazione?
Se il ricorso presentato in Cassazione non è considerato totalmente inammissibile, la Corte deve dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione e, di conseguenza, annullare la sentenza di condanna senza rinvio.

Un ricorso per cassazione manifestamente infondato permette di dichiarare la prescrizione maturata dopo la sentenza d’appello?
No. La sentenza chiarisce che solo l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza dei motivi impedisce alla Corte di Cassazione di rilevare e dichiarare le cause di non punibilità, come la prescrizione, maturate dopo la sentenza impugnata.

Come si calcola il termine di prescrizione in caso di sospensione?
Il periodo di sospensione, come i 140 giorni menzionati nel caso per l’adesione del difensore all’astensione, non viene conteggiato nel calcolo del tempo. Di fatto, la data di scadenza originaria della prescrizione viene posticipata di una durata pari a quella della sospensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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