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Prescrizione del reato: quando si allunga a 9 anni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per danneggiamento. La Corte ha stabilito che la richiesta di rivalutare le prove testimoniali non rientra nelle sue competenze. Inoltre, ha chiarito che la prescrizione del reato non era maturata, poiché la recidiva infraquinquennale dell’imputato ha esteso il termine da sei a nove anni, un periodo non ancora trascorso al momento della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato e Recidiva: La Cassazione chiarisce i termini

L’istituto della prescrizione del reato è uno dei pilastri del nostro ordinamento penale, ma il suo calcolo può diventare complesso in presenza di specifiche circostanze aggravanti, come la recidiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione su come la condizione di recidivo possa estendere significativamente i tempi necessari per l’estinzione di un reato, in questo caso un delitto di danneggiamento.

I Fatti del Caso: Il Danneggiamento e il Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di danneggiamento, emessa dalla Corte d’appello. L’imputato, ritenuto colpevole di aver danneggiato un’ambulanza, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza. Il primo motivo contestava la valutazione della prova sull’elemento soggettivo del reato, mentre il secondo verteva sulla presunta intervenuta estinzione del reato per prescrizione.

I Motivi del Ricorso: Vizio di Motivazione e Prescrizione del Reato

L’imputato ha basato la sua difesa su due argomenti distinti:

La Questione dell’Elemento Soggettivo

Si lamentava un vizio di motivazione in merito alla prova dell’intenzionalità (dolo) nel commettere il danneggiamento. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente provato che l’azione fosse volontaria e finalizzata a danneggiare il veicolo.

Il Calcolo della Prescrizione

Il secondo e più tecnico motivo di ricorso sosteneva che la Corte territoriale avesse errato nel non dichiarare l’estinzione del reato. La difesa riteneva che, al momento della sentenza di secondo grado, fosse già trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per la prescrizione del reato di danneggiamento.

La Decisione della Corte sulla Prescrizione del Reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni. Se il primo motivo è stato liquidato come un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, è sul secondo motivo che la Corte si è soffermata, fornendo una chiara spiegazione del meccanismo di calcolo della prescrizione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto il secondo motivo manifestamente infondato, basando la sua decisione su un’analisi puntuale della normativa.
Il punto di partenza è l’articolo 157 del codice penale, che stabilisce un termine di prescrizione non inferiore a sei anni per i delitti, come quello di danneggiamento. Tuttavia, nel caso di specie, sono entrate in gioco due variabili cruciali:

1. Atti Interruttivi: Erano intervenuti atti processuali che avevano interrotto il decorso della prescrizione.
2. Recidiva Infraquinquennale: All’imputato era stata contestata e ritenuta la recidiva infraquinquennale, ovvero la commissione di un nuovo delitto entro cinque anni da una condanna precedente.

Questa seconda circostanza, ai sensi dell’art. 161, secondo comma, cod. pen., comporta un aumento della metà del termine di prescrizione. Di conseguenza, il termine base di sei anni è stato esteso a nove anni. Poiché il reato era stato commesso il 23 febbraio 2016 e la sentenza d’appello era del 18 novembre 2024, erano trascorsi poco meno di nove anni. Il reato, quindi, non era ancora prescritto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali del diritto processuale penale. In primo luogo, il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. In secondo luogo, evidenzia l’impatto determinante della recidiva sul calcolo della prescrizione del reato. La condizione di recidivo non solo può comportare un aumento della pena, ma allunga concretamente i tempi a disposizione dello Stato per perseguire e punire il colpevole, impedendo che il semplice trascorrere del tempo possa garantire l’impunità.

Perché il primo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove fattuali, come le testimonianze, un’attività che non è permessa in sede di legittimità. La Corte di Cassazione valuta solo la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non riesamina le prove.

Come viene calcolata la prescrizione del reato in questo caso di danneggiamento?
Il termine base per il delitto di danneggiamento è di sei anni. Tuttavia, poiché all’imputato è stata riconosciuta la recidiva infraquinquennale, questo termine è stato aumentato della metà, portandolo a un totale di nove anni.

Il reato commesso nel 2016 era prescritto alla data della sentenza d’appello del 2024?
No. Il termine di prescrizione, esteso a nove anni a causa della recidiva, non era ancora decorso al momento della sentenza d’appello del 18 novembre 2024, essendo il reato stato commesso il 23 febbraio 2016.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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