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Prescrizione del reato: quale legge si applica?

La Corte di Cassazione ha stabilito che per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, la disciplina applicabile in tema di prescrizione del reato è quella introdotta dalla legge “Orlando” (L. 103/2017). Questa legge prevede una sospensione del termine di prescrizione fino a un anno e sei mesi dopo la condanna di primo grado. Di conseguenza, il ricorso di un’imputata, che sosteneva l’avvenuta prescrizione del suo reato commesso a fine 2017, è stato respinto.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: la Cassazione fa chiarezza sulla legge applicabile ai reati commessi tra il 2017 e il 2019

La disciplina della prescrizione del reato è uno dei pilastri del nostro sistema penale, ma le recenti e successive riforme legislative hanno creato notevoli incertezze applicative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha finalmente messo un punto fermo su una questione cruciale: quale normativa si applica ai reati commessi in un particolare ‘limbo’ temporale, quello tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019? La risposta fornita è chiara: si applica la cosiddetta “legge Orlando”, con importanti conseguenze sul calcolo dei tempi necessari per estinguere un reato.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73 D.P.R. 309/1990), commesso in data 28 dicembre 2017. La difesa, nel ricorrere in Cassazione, ha sollevato una questione fondamentale: a suo avviso, il reato si sarebbe dovuto considerare estinto per intervenuta prescrizione. L’argomentazione si basava sull’idea che le successive modifiche legislative, in particolare l’abrogazione di alcune norme sulla sospensione della prescrizione, avessero di fatto reso il reato non più perseguibile una volta trascorsi sei anni dalla sua commissione.

La Complessa Successione di Leggi sulla Prescrizione del Reato

Il cuore del problema risiede nel groviglio normativo creato da tre importanti interventi legislativi:
1. La Legge Orlando (L. n. 103/2017): In vigore dal 3 agosto 2017, ha introdotto una specifica causa di sospensione della prescrizione. Stabiliva che il corso della prescrizione si fermasse dopo la sentenza di primo grado per un periodo massimo di un anno e sei mesi.
2. La Legge “Spazzacorrotti” o Bonafede (L. n. 3/2019): Entrata in vigore dal 1° gennaio 2020, ha radicalmente modificato il sistema, prevedendo una sospensione ‘sine die’ della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, fino alla definitività della sentenza.
3. La Riforma Cartabia (L. n. 134/2021): Ha abrogato la sospensione ‘sine die’ della legge Bonafede, introducendo il nuovo istituto della improcedibilità per superamento dei termini massimi di durata dei giudizi di appello e cassazione, ma solo per i reati commessi dal 1° gennaio 2020.

Questa successione di norme ha creato un’area grigia per i reati commessi, come nel caso di specie, sotto la vigenza della Legge Orlando ma giudicati quando erano già intervenute le riforme successive. La difesa sosteneva che le modifiche avessero cancellato la sospensione prevista dalla legge Orlando, ma la Cassazione ha seguito un ragionamento diverso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, richiamando una recentissima decisione delle Sezioni Unite, ha respinto il ricorso e chiarito in modo definitivo la questione. I giudici hanno affermato il seguente principio di diritto: per i reati commessi nell’arco temporale che va dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, continua ad applicarsi la disciplina della sospensione della prescrizione del reato introdotta dalla Legge Orlando (L. n. 103/2017).

Questo significa che, per un reato commesso in quel periodo, al termine massimo di prescrizione previsto dalla legge (nel caso specifico, sei anni) deve essere aggiunto un ulteriore periodo di sospensione di un anno e sei mesi, che decorre dopo la condanna in primo grado.

Nel caso analizzato, il reato era stato commesso il 28 dicembre 2017. Il termine di prescrizione di sei anni sarebbe scaduto il 28 dicembre 2023. Tuttavia, applicando la sospensione di un anno e sei mesi prevista dalla legge Orlando, il termine finale per la prescrizione si sposta in avanti, al 28 giugno 2025. Di conseguenza, al momento della decisione della Corte d’Appello (maggio 2024), il reato non era ancora prescritto.

La Corte ha inoltre precisato che l’omessa valutazione di una memoria difensiva non costituisce di per sé un motivo di nullità della sentenza, ma può incidere sulla logicità della motivazione solo se questa risulta del tutto silente su un punto decisivo. In questo caso, avendo la Corte d’Appello implicitamente ritenuto non prescritto il reato, ha di fatto disatteso le argomentazioni della difesa.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la gestione di tutti i processi relativi a reati commessi nel triennio 2017-2019. Stabilisce con certezza che il regime della sospensione introdotto dalla Legge Orlando è ‘ultrattivo’, ovvero continua a produrre i suoi effetti per i fatti avvenuti sotto la sua vigenza, nonostante le successive modifiche legislative. Questa decisione fornisce agli operatori del diritto uno strumento chiaro per calcolare correttamente i termini di prescrizione, scongiurando interpretazioni divergenti e garantendo uniformità nell’applicazione della legge penale nel tempo.

Quale legge regola la prescrizione per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Per i reati commessi in questo specifico arco temporale, si applica la disciplina della sospensione della prescrizione introdotta dalla cosiddetta legge “Orlando” (Legge n. 103 del 2017).

Cosa prevede la legge “Orlando” in materia di sospensione della prescrizione?
La legge “Orlando” stabilisce che il corso della prescrizione rimane sospeso dal termine per il deposito della motivazione della sentenza di primo grado fino alla pronuncia del dispositivo della sentenza del grado successivo, per un tempo comunque non superiore a un anno e sei mesi.

Perché il ricorso dell’imputata è stato respinto?
Il ricorso è stato respinto perché, applicando correttamente la legge “Orlando” al reato commesso il 28 dicembre 2017, il termine di prescrizione non era ancora decorso. Al termine massimo di sei anni si doveva aggiungere il periodo di sospensione di un anno e sei mesi, posticipando la data di estinzione del reato a giugno 2025.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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