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Prescrizione del reato per coltivazione di cannabis

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per coltivazione di cannabis e detenzione ai fini di spaccio, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, senza entrare nel merito delle singole doglianze, ha rilevato l’avvenuta prescrizione del reato. Calcolando il tempo massimo previsto dalla legge dalla data del commesso reato (2014), comprensivo dei periodi di sospensione, la Corte ha accertato il superamento dei termini e ha quindi annullato la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando il reato estinto.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: La Cassazione Annulla Condanna per Coltivazione di Cannabis

La prescrizione del reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale che sancisce l’estinzione di un illecito a causa del decorso del tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5633/2024) offre un chiaro esempio pratico di come questo principio operi, portando all’annullamento di una condanna per coltivazione di stupefacenti. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Brindisi nel 2019 nei confronti di un imputato, ritenuto colpevole del reato di coltivazione di 89 piante di cannabis e detenzione per la vendita di 75 grammi di marijuana. I fatti risalivano al 24 luglio 2014.

Successivamente, la Corte di Appello di Lecce, con sentenza del 13 gennaio 2023, aveva parzialmente riformato la decisione di primo grado, riducendo la pena a due anni di reclusione e 2.000 euro di multa. Contro questa sentenza, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e i motivi di impugnazione

Il difensore ha basato il ricorso su due principali motivi:

1. Errata applicazione della prescrizione del reato

Secondo la difesa, la Corte di Appello aveva calcolato in modo errato i termini di prescrizione. In particolare, aveva qualificato come periodo di sospensione un rinvio di 60 giorni concesso in primo grado a causa dell’impossibilità di effettuare un collegamento in videoconferenza con l’imputato, detenuto in Germania per altra causa. La difesa sosteneva che tale impedimento non fosse ascrivibile all’imputato, ma a una disfunzione del sistema giudiziario, e quindi non avrebbe dovuto sospendere il decorso della prescrizione.

2. Vizio di motivazione sulle attenuanti generiche

Il secondo motivo lamentava una motivazione carente e illogica sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, nonostante la scarsa offensività del fatto e la collaborazione processuale dell’imputato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, prima ancora di esaminare nel dettaglio la fondatezza del motivo relativo al calcolo della sospensione, ha proceduto a una verifica autonoma dei termini di prescrizione. Questo passaggio è cruciale: i giudici di legittimità hanno il dovere di dichiarare d’ufficio l’estinzione del reato qualora ne ricorrano i presupposti.

Il calcolo effettuato dalla Corte è stato il seguente:
Data del reato: 24 luglio 2014.
Termine massimo di prescrizione: Matura al 24 gennaio 2022.
Periodi di sospensione non contestati: 315 giorni totali.

Sulla base di questi dati, la Cassazione ha concluso che, anche senza considerare la controversa sospensione di 60 giorni, il termine massimo per perseguire il reato era già ampiamente spirato alla data della loro decisione (14 novembre 2023). La questione sollevata dalla difesa diventava, di fatto, irrilevante di fronte all’evidenza della maturata prescrizione.

Le Conclusioni

In virtù di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio. Questa formula significa che la decisione è definitiva: la condanna viene cancellata e il processo si chiude. La motivazione è l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. È importante sottolineare che tale esito non equivale a un’assoluzione nel merito (cioè a un’affermazione di innocenza), ma rappresenta una causa procedurale che impedisce allo Stato di proseguire nell’azione penale. La sentenza ribadisce che, in assenza di elementi evidenti per un proscioglimento pieno, la declaratoria di estinzione del reato prevale su ogni altra valutazione.

Quando si estingue un reato per prescrizione?
Un reato si estingue per prescrizione quando, dalla data in cui è stato commesso, è trascorso il periodo massimo di tempo stabilito dalla legge (calcolato in base alla pena prevista) senza che sia intervenuta una sentenza irrevocabile di condanna, tenendo conto anche di eventuali periodi di sospensione.

Cosa significa “annullamento senza rinvio” per prescrizione del reato?
Significa che la Corte di Cassazione cancella la sentenza di condanna in modo definitivo perché il reato non è più perseguibile a causa del tempo trascorso. Il processo si conclude e non ci sarà un nuovo giudizio di merito.

L’impedimento tecnico del Tribunale sospende la prescrizione?
La sentenza non fornisce una risposta diretta a questa domanda perché ha dichiarato la prescrizione a prescindere da tale questione. Tuttavia, il ricorso della difesa si basava proprio sul principio che un impedimento tecnico non attribuibile all’imputato (come il mancato collegamento in videoconferenza) non dovrebbe causare una sospensione della prescrizione a suo danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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