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Prescrizione del reato: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per tentata violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. La sentenza affronta temi cruciali come la procedibilità d’ufficio in caso di reato commesso da più persone e, soprattutto, respinge la richiesta di sollevare una questione di legittimità costituzionale sulla disciplina della prescrizione del reato applicabile ai fatti commessi tra il 2017 e il 2019, confermando l’interpretazione delle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: la Cassazione Conferma la Linea delle Sezioni Unite

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato diversi temi di diritto penale, ma il suo nucleo centrale riguarda la complessa disciplina della prescrizione del reato per i fatti commessi in un preciso arco temporale. La Corte ha colto l’occasione per ribadire la correttezza dell’interpretazione fornita dalle Sezioni Unite, rigettando la richiesta della difesa di sollevare una questione di legittimità costituzionale. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per una serie di reati commessi in concorso con un’altra persona: tentata violenza privata (capo a), e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato (capo b). I fatti si erano svolti in parte all’esterno e in parte all’interno di una caserma dei carabinieri, dove l’imputato aveva seguito una persona che lì si era rifugiata, continuando a minacciarla. L’intervento dei militari per ristabilire l’ordine aveva portato ai reati di resistenza e al danneggiamento della porta d’ingresso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso alla Corte Suprema basandosi su tre motivi principali:
1. Violazione di legge sulla procedibilità: Si sosteneva che il reato di tentata violenza privata non fosse procedibile d’ufficio, poiché l’aggravante di aver agito in più persone riunite non era stata formalmente contestata.
2. Insussistenza del danneggiamento: Secondo il ricorrente, la porta della caserma non era stata effettivamente deteriorata.
3. Illegittimità costituzionale sulla prescrizione del reato: Questo era il punto focale del ricorso. La difesa ha chiesto di sollevare una questione di legittimità costituzionale riguardo all’applicazione delle norme sulla sospensione della prescrizione, come interpretate dalle Sezioni Unite nella sentenza ‘Polichetti’, per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019. L’argomentazione si basava su un presunto contrasto con i principi di uguaglianza e irretroattività della legge penale sfavorevole.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una motivazione dettagliata per ciascun punto sollevato.

Sulla Procedibilità e il Danneggiamento

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che il reato di violenza privata diventa procedibile d’ufficio quando commesso da più persone riunite (art. 339 c.p.). Nel caso di specie, la descrizione dei fatti nel capo d’imputazione rendeva evidente che entrambi gli imputati erano presenti e agivano insieme, integrando così l’aggravante e giustificando la procedibilità d’ufficio anche a seguito delle riforme legislative.
Inoltre, la Corte ha confermato la sussistenza del reato di danneggiamento, poiché la porta della caserma aveva subito una modificazione tale da diminuirne il valore e richiederne un intervento di ripristino.

La Decisione sulla Prescrizione del Reato

La parte più significativa della sentenza riguarda la prescrizione del reato. La difesa contestava l’orientamento del ‘diritto vivente’, consolidato dalle Sezioni Unite, secondo cui la disciplina della sospensione della prescrizione introdotta dalla legge n. 103/2017 continua ad applicarsi ai reati commessi fino al 31 dicembre 2019, nonostante le successive modifiche legislative (leggi n. 3/2019 e n. 134/2021).

La Cassazione ha respinto la richiesta di rimettere la questione alla Corte Costituzionale, aderendo pienamente all’interpretazione delle Sezioni Unite. I giudici hanno spiegato che la successione delle leggi in materia non può essere letta come una semplice abrogazione. Le leggi del 2019 e del 2021 hanno introdotto regimi radicalmente diversi, prevedendo esplicitamente la loro applicazione solo per i reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020. Questo ha creato una disciplina transitoria che, sebbene non scritta, deriva logicamente dalla volontà del legislatore di non applicare retroattivamente i nuovi e più severi regimi.

La Corte ha ribadito che il principio di retroattività della legge più favorevole non è un principio assoluto e può essere derogato dal legislatore, purché ciò avvenga in modo ragionevole. L’interpretazione delle Sezioni Unite non è irragionevole, in quanto definisce in modo coerente gli ambiti di applicazione delle diverse discipline succedutesi nel tempo, evitando un ‘frazionamento artificioso’ delle norme che porterebbe a un risultato non voluto dal legislatore.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna dell’imputato e, soprattutto, ha rafforzato la stabilità dell’interpretazione giurisprudenziale in materia di prescrizione del reato per il periodo ‘cuscinetto’ tra il 2017 e il 2019. La decisione sottolinea che l’interpretazione costituzionalmente orientata deve prevalere e che, in assenza di palesi irragionevolezze, la scelta del legislatore su come regolare la successione delle leggi penali nel tempo deve essere rispettata. Viene così fornita certezza giuridica su una questione complessa che ha generato notevoli dibattiti.

Quando il reato di violenza privata è procedibile d’ufficio?
Il reato di violenza privata è procedibile d’ufficio, cioè senza necessità di querela della vittima, se ricorrono le circostanze aggravanti previste dall’articolo 339 del codice penale, tra cui il fatto che la violenza o la minaccia siano commesse da più persone riunite.

È incostituzionale la disciplina sulla prescrizione per i reati commessi tra il 2017 e il 2019?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che aderisce all’interpretazione delle Sezioni Unite, la disciplina della sospensione della prescrizione prevista dalla legge n. 103/2017, applicabile a quel periodo, non viola la Costituzione. La successione di leggi ha creato un regime transitorio che è frutto di una scelta non irragionevole del legislatore.

La reazione all’azione di un pubblico ufficiale è sempre giustificabile se si ritiene di subire un’ingiustizia?
No. La causa di non punibilità prevista dall’art. 393-bis cod. pen. si applica solo quando l’atto del pubblico ufficiale è oggettivamente arbitrario, cioè del tutto ingiustificato, persecutorio o sproporzionato. Nel caso di specie, l’azione dei carabinieri mirava a ristabilire l’ordine all’interno della caserma ed è stata ritenuta legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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