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Prescrizione del reato: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per reati edilizi, paesaggistici e violazione di sigilli. Il ricorrente sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato, ma la Corte ha rigettato la tesi, confermando la piena applicabilità del regime di sospensione della prescrizione introdotto dalla ‘legge Orlando’ per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2019. Poiché il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato, la Corte non ha potuto dichiarare l’eventuale prescrizione maturata successivamente alla sentenza d’appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato e Sospensione: la Cassazione sul Regime della Legge Orlando

La corretta individuazione dei termini per la prescrizione del reato è uno degli aspetti più cruciali e dibattuti nel processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla disciplina transitoria della cosiddetta “legge Orlando”, in particolare riguardo alla sospensione della prescrizione. Vediamo nel dettaglio il caso e la decisione dei giudici.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale e successivamente della Corte d’Appello per una serie di reati edilizi, paesaggistici, antisismici e per la violazione aggravata di sigilli. I fatti contestati risalivano al febbraio e marzo del 2018. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: l’errato calcolo dei termini di prescrizione e una presunta violazione del diritto di difesa nel giudizio d’appello.

L’Analisi della Cassazione sulla Prescrizione del Reato

Il fulcro del ricorso riguardava la tesi difensiva secondo cui le contravvenzioni si sarebbero estinte per intervenuta prescrizione già prima della sentenza d’appello. Secondo la difesa, il calcolo della Corte territoriale era errato, in quanto non avrebbe dovuto applicare il periodo di sospensione della prescrizione introdotto dalla legge n. 103 del 2017 (legge Orlando), sostenendo che tale norma fosse stata abrogata.

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa ricostruzione, giudicandola manifestamente infondata. I giudici hanno richiamato un’importante decisione delle Sezioni Unite, la quale ha stabilito in modo definitivo il principio di successione delle leggi nel tempo in materia di prescrizione:

1. Per i reati commessi dal 3 agosto 2017 al 31 dicembre 2019, si applica la disciplina della legge Orlando (legge n. 103/2017). Questa prevede, tra l’altro, la sospensione del corso della prescrizione dal termine per il deposito della motivazione della sentenza di primo grado fino alla pronuncia del dispositivo della sentenza d’appello.
2. Per i reati commessi dal 1° gennaio 2020, trova applicazione la nuova disciplina introdotta dalla legge n. 134 del 2021 (la cosiddetta “riforma Cartabia”).

Poiché i reati contestati nel caso di specie erano stati commessi nel febbraio 2018, la Corte ha correttamente applicato il regime della legge Orlando. Di conseguenza, al calcolo del termine massimo di prescrizione ha aggiunto non solo i 64 giorni di sospensione per l’emergenza Covid, ma anche il lungo periodo intercorso tra la sentenza di primo grado e quella d’appello (581 giorni). Il risultato è stato che, al momento della decisione d’appello, la prescrizione non era ancora maturata.

Il Diritto di Difesa e il Mancato Deposito delle Conclusioni del PG

Il secondo motivo di ricorso si basava sulla presunta violazione del diritto di difesa. In appello, il processo si era svolto con rito cartolare (scritto) e il Procuratore Generale non aveva depositato le proprie conclusioni. Secondo la difesa, questa omissione avrebbe viziato il procedimento, integrando una nullità.

Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha chiarito due punti fondamentali:
1. La nullità derivante dalla mancata partecipazione del pubblico ministero al procedimento può essere eccepita unicamente dalla stessa accusa pubblica, non dalla difesa.
2. L’imputato non può limitarsi a lamentare un generico pregiudizio al suo diritto di difesa. Deve invece dimostrare quale sia stata l’effettiva incidenza negativa dell’omissione sul suo diritto, cosa che nel caso specifico non è avvenuta. La difesa, infatti, aveva comunque potuto depositare le proprie conclusioni scritte ben prima dell’udienza.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati. Il calcolo della prescrizione effettuato dalla Corte d’Appello è stato ritenuto giuridicamente corretto, in piena aderenza ai principi stabiliti dalle Sezioni Unite sulla successione delle leggi in materia di sospensione della prescrizione. L’argomentazione sulla violazione del diritto di difesa è stata parimenti respinta per carenza di interesse da parte della difesa a sollevare tale nullità e per la mancata dimostrazione di un pregiudizio concreto.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le sue Conseguenze

La conseguenza più importante della dichiarazione di inammissibilità è di natura processuale. L’inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce la formazione di un valido rapporto di impugnazione. Questo significa che la Corte non può rilevare e dichiarare le cause di non punibilità, come la prescrizione, che siano eventualmente maturate dopo la data della sentenza impugnata. Nel caso specifico, anche se la prescrizione fosse maturata il giorno dopo la sentenza d’appello, la Corte, a causa dell’inammissibilità del ricorso, non avrebbe potuto dichiararla, rendendo definitiva la condanna e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La sospensione della prescrizione introdotta dalla ‘legge Orlando’ si applica ancora ai reati commessi tra il 2017 e il 2019, anche dopo la sua successiva modifica normativa?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha confermato che per i reati commessi nel periodo tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019 si applica la disciplina della legge n. 103 del 2017 (‘legge Orlando’), che prevede la sospensione del corso della prescrizione tra la sentenza di primo grado e quella di appello.

Cosa succede se il ricorso per cassazione è inammissibile e la prescrizione matura dopo la sentenza d’appello?
L’inammissibilità del ricorso per cassazione, dovuta ad esempio a manifesta infondatezza dei motivi, preclude alla Corte la possibilità di rilevare e dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata successivamente alla sentenza impugnata. La condanna diventa quindi definitiva.

Il mancato deposito delle conclusioni scritte del Procuratore Generale in appello costituisce sempre una nullità che l’imputato può far valere?
No. Secondo la sentenza, la nullità relativa alla partecipazione del pubblico ministero può essere eccepita solo dalla parte interessata, cioè l’accusa stessa. La difesa non ha interesse a sollevare tale nullità e, in ogni caso, dovrebbe dimostrare un pregiudizio effettivo e concreto al proprio diritto di difesa, non potendosi limitare a una doglianza generica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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