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Prescrizione del reato e sospensione: il calcolo

Un soggetto condannato per la violazione del divieto di ritorno in un comune ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’avvenuta prescrizione del reato. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo le regole di calcolo della sospensione della prescrizione del reato in caso di irreperibilità dell’imputato. Per i reati commessi tra agosto 2017 e dicembre 2019, si applica la ‘riforma Orlando’, che prevede una proroga massima di un quarto del termine ordinario, non di quello massimo. Di conseguenza, il reato non era ancora prescritto al momento della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: La Cassazione Chiarisce il Calcolo con la Riforma Orlando

La prescrizione del reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, che bilancia l’esigenza di punire i colpevoli con il diritto all’oblio e alla certezza delle situazioni giuridiche. Tuttavia, il suo calcolo può diventare complesso in presenza di cause di sospensione, come l’irreperibilità dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su come interpretare le norme introdotte dalla cosiddetta ‘riforma Orlando’ per i reati commessi in un preciso arco temporale, fornendo un criterio chiaro per evitare l’estinzione del procedimento.

I fatti di causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per aver violato, nel novembre 2018, un divieto di ritorno nel Comune di Viareggio. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione basandosi su un unico motivo: l’errata applicazione della legge in materia di prescrizione del reato. Secondo la difesa, alla data della sentenza della Corte d’Appello (luglio 2024), il termine di prescrizione sarebbe già maturato, soprattutto considerando che il processo era stato sospeso per un periodo a causa dell’irreperibilità dell’imputato.

La questione giuridica: la prescrizione del reato e l’irreperibilità

Il cuore della questione legale risiede nel determinare come la sospensione del processo per irreperibilità dell’imputato (disciplinata dall’art. 420-quater c.p.p.) influenzi il calcolo del tempo necessario a prescrivere il reato. La situazione è resa più complessa dalle diverse riforme legislative che si sono succedute. In particolare, il reato in esame è stato commesso il 23 novembre 2018, ricadendo pienamente nell’arco temporale di applicazione della legge n. 103 del 2017 (riforma Orlando), che ha modificato l’articolo 159 del codice penale sulla sospensione della prescrizione. Il quesito, quindi, è se tale disciplina continui ad applicarsi anche dopo le riforme successive e, soprattutto, come vada calcolato l’aumento del termine massimo di prescrizione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno chiarito un punto cruciale, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite: per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica inequivocabilmente la disciplina della sospensione della prescrizione introdotta dalla riforma Orlando.

Il passaggio decisivo della sentenza riguarda il metodo di calcolo. La Corte ha stabilito che, in caso di sospensione del processo per irreperibilità dell’imputato, il termine di prescrizione del reato si proroga, ma questa proroga ha un limite preciso. Essa è pari a un ulteriore quarto, che però deve essere calcolato sul termine ordinario di prescrizione e non su quello massimo.

Nel caso specifico:
1. Il termine di prescrizione ordinario per il reato contestato era di cinque anni.
2. La proroga massima dovuta alla sospensione per irreperibilità è pari a un quarto di cinque anni.
3. Questo, sommato ad altre cause di sospensione, portava il termine massimo di prescrizione a sei anni dalla data del fatto (23 novembre 2018).

Alla data della sentenza d’appello (2 luglio 2024), il termine massimo di sei anni non era ancora decorso. Pertanto, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto il reato non ancora prescritto.

Le conclusioni

La sentenza riafferma un principio di diritto fondamentale per la gestione dei processi penali. Innanzitutto, consolida la vigenza della ‘riforma Orlando’ per uno specifico e ben definito periodo storico, garantendo certezza nell’applicazione della legge. In secondo luogo, fornisce un criterio di calcolo rigoroso per l’estensione della prescrizione del reato in caso di irreperibilità, evitando che la sospensione possa dilatare i tempi del processo in modo indefinito. La decisione sottolinea che l’aumento è calcolato sul termine ordinario, rappresentando un giusto equilibrio tra il diritto di difesa dell’imputato e l’esigenza di efficienza della giustizia. Infine, la Corte ribadisce che la manifesta infondatezza di un ricorso rende irrilevante l’eventuale maturazione della prescrizione dopo la sentenza impugnata, un principio che mira a scoraggiare ricorsi puramente dilatori.

Quando si applica la disciplina della sospensione della prescrizione prevista dalla Riforma Orlando (legge n. 103/2017)?
Secondo la sentenza, tale disciplina si applica a tutti i reati commessi nel periodo compreso tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019.

Come incide la sospensione del processo per irreperibilità dell’imputato sulla prescrizione del reato secondo questa disciplina?
La sospensione del processo per irreperibilità proroga il termine di prescrizione. Questa proroga, però, è calcolata in ragione di un ulteriore quarto del termine ordinario di prescrizione, e non del termine massimo.

Può essere dichiarato estinto per prescrizione un reato se il termine matura dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione della Cassazione?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito il principio secondo cui la manifesta infondatezza del ricorso rende irrilevante l’eventuale decorso del termine di prescrizione che avvenga successivamente alla data della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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