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Prescrizione del reato: Cassazione e truffa aggravata

Un imprenditore, condannato per truffa aggravata per aver ceduto un credito inesistente, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte, pur rigettando la maggior parte dei motivi di ricorso, annulla la sentenza di condanna perché nel frattempo è maturata la prescrizione del reato. L’analisi chiarisce come la recidiva incida sul calcolo della prescrizione e conferma la validità delle statuizioni civili a favore della vittima.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: La Cassazione Annulla Condanna per Truffa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7147/2024) offre importanti chiarimenti sul calcolo della prescrizione del reato, specialmente in casi complessi che coinvolgono la recidiva e numerose sospensioni processuali. Sebbene l’imputato sia stato condannato in primo e secondo grado per truffa, la Suprema Corte ha annullato la sentenza per il decorso del tempo, confermando però le statuizioni civili. Analizziamo i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso: Una Cessione di Credito Fittizia

Il caso ha origine da un’operazione commerciale fraudolenta. Un imprenditore era stato accusato di aver simulato l’esistenza di un credito verso una società e di averlo ceduto a un altro soggetto economico. Per rendere credibile l’operazione, aveva consegnato alla vittima una scrittura privata di cessione e otto effetti cambiari, tutti con firme apparentemente riconducibili al legale rappresentante della società debitrice, ma in realtà false.

Questo stratagemma induceva in errore l’acquirente del credito, che subiva un danno economico, mentre l’imputato otteneva un ingiusto profitto, riuscendo a estinguere parte di un debito preesistente verso la stessa vittima. I fatti risalgono al periodo tra settembre e ottobre 2011.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

L’imprenditore veniva condannato dal Tribunale e la sua condanna veniva confermata dalla Corte di Appello. Contro quest’ultima decisione, la difesa proponeva ricorso in Cassazione basato su quattro motivi principali:

1. Vizio di notifica: Si lamentava un errore nella notifica della citazione per il giudizio d’appello.
2. Insussistenza del reato: Si sosteneva che l’artificio e il raggiro non fossero presenti all’origine del contratto, ma fossero intervenuti solo in una fase successiva.
3. Errore nella determinazione della pena: Si evidenziava una contraddizione tra la pena base indicata in motivazione e la pena finale più grave riportata nel dispositivo.
4. Errato calcolo della prescrizione: Si contestava il mancato riconoscimento della prescrizione, sostenendo che la recidiva, essendo stata bilanciata come equivalente alle attenuanti, non dovesse influenzare il calcolo.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla prescrizione del reato

La Suprema Corte ha esaminato i singoli motivi, rigettandone la maggior parte. Ha ritenuto infondato il vizio di notifica, generico il motivo sull’insussistenza del reato e fondato, invece, l’errore sulla determinazione della pena. Tuttavia, il punto cruciale della decisione è stato un altro: il ricalcolo d’ufficio della prescrizione del reato.

Il Calcolo della Prescrizione: Recidiva e Sospensioni

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, la Corte ha ribadito un principio consolidato: ai fini del calcolo della prescrizione, si deve tener conto della recidiva qualificata anche se questa viene ritenuta subvalente o, come nel caso di specie, equivalente alle circostanze attenuanti nel giudizio di bilanciamento. L’articolo 157, comma 3, del codice penale, infatti, esclude espressamente che il giudizio di bilanciamento (art. 69 c.p.) incida sulla determinazione della pena massima del reato ai soli fini della prescrizione.

Nonostante ciò, la Corte ha proceduto a un meticoloso calcolo del tempo necessario a prescrivere, tenendo conto del reato contestato (truffa con recidiva qualificata), del momento della commissione (ottobre 2011) e del periodo complessivo di sospensione della prescrizione dovuto a numerosi rinvii processuali (pari a 726 giorni).

le motivazioni

La motivazione della sentenza è di grande interesse perché, pur dichiarando infondati i motivi di ricorso sulla prescrizione, la Corte è giunta ugualmente all’annullamento della condanna. Questo perché il giudice di legittimità ha il dovere di verificare d’ufficio l’eventuale estinzione del reato. Dal calcolo effettuato, è emerso che il termine massimo di prescrizione era maturato il 27 settembre 2023. Questa data è successiva alla sentenza di appello (marzo 2023) ma precedente alla discussione in Cassazione (gennaio 2024).

Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto dell’intervenuta estinzione del reato e, per l’effetto, annullare la sentenza impugnata senza rinvio. La Corte ha altresì ritenuto fondato il motivo relativo alla contraddittorietà della pena inflitta, specificando che l’assenza di ragioni per un aumento rispetto alla pena base rendeva illegittimo l’incremento di sei mesi di reclusione indicato nel dispositivo della sentenza di primo grado.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un’applicazione rigorosa dei principi che regolano la prescrizione del reato. L’esito finale è l’annullamento della condanna penale. Tuttavia, è fondamentale sottolineare un aspetto di grande importanza pratica: la Corte ha disposto la conferma delle statuizioni civili. Questo significa che, nonostante l’estinzione del reato, l’imputato resta obbligato a risarcire il danno causato alla persona offesa. La prescrizione estingue la pretesa punitiva dello Stato, ma non cancella le conseguenze civili dell’illecito.

La recidiva, se bilanciata come equivalente alle attenuanti, rileva ai fini del calcolo della prescrizione del reato?
Sì. La sentenza chiarisce che la recidiva qualificata deve essere considerata per determinare il tempo necessario alla prescrizione, anche quando, in sede di commisurazione della pena, viene ritenuta equivalente alle circostanze attenuanti generiche. Il giudizio di bilanciamento non influisce su questo specifico calcolo.

Cosa succede se la prescrizione del reato matura dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione della Cassazione?
La Corte di Cassazione ha l’obbligo di rilevare d’ufficio l’estinzione del reato. In questo caso, deve annullare la sentenza di condanna senza rinvio, poiché la pretesa punitiva dello Stato è venuta meno.

L’annullamento della condanna per prescrizione del reato cancella anche l’obbligo di risarcire il danno alla vittima?
No. La sentenza ha specificato che, nonostante l’annullamento della condanna penale per intervenuta prescrizione, le statuizioni civili (come l’obbligo di risarcimento del danno a favore della parte civile) restano valide ed efficaci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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