Prescrizione del reato: quando il tempo annulla la condanna
La prescrizione del reato è un istituto fondamentale del nostro ordinamento che può determinare l’esito di un processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31619/2024) offre un chiaro esempio di come il decorso del tempo possa portare all’annullamento di una condanna, anche a prescindere dalle ragioni di merito sollevate dalla difesa. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza di condanna della Corte d’Appello. La difesa basava le proprie argomentazioni sulla presunta origine lecita di alcune somme depositate su un conto corrente cointestato. In particolare, si sosteneva che i fondi provenissero esclusivamente dalla madre dell’imputato, cercando così di smontare le accuse contestate. La difesa, quindi, puntava a dimostrare l’estraneità del proprio assistito ai fatti illeciti attraverso una precisa ricostruzione della provenienza del denaro.
L’Analisi della Cassazione e la Prescrizione del reato
Giunto il caso dinanzi alla Suprema Corte, i giudici hanno adottato un approccio diverso da quello auspicato dalla difesa. Invece di addentrarsi nella complessa questione della titolarità e provenienza delle somme sul conto corrente, la Corte ha posto l’attenzione su un elemento preliminare e assorbente: la prescrizione del reato.
I giudici hanno infatti rilevato che il reato contestato all’imputato era stato commesso in data 5 settembre 2016. Calcolando i tempi processuali e verificando l’assenza di significative cause di sospensione dei termini, la Corte ha concluso che il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire quel reato era ormai trascorso. Di conseguenza, lo Stato aveva perso il proprio potere punitivo.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione della sentenza è netta e si fonda su un principio cardine della procedura penale. La Corte ha osservato che, sebbene le argomentazioni difensive non fossero ‘manifestamente infondate’, non erano comunque tali da condurre a un’assoluzione immediata nel merito, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale. In assenza di una prova evidente e inconfutabile dell’innocenza, la causa di estinzione del reato, come la prescrizione, prevale e deve essere dichiarata subito.
La Corte ha quindi applicato questo principio, stabilendo che la questione della prescrizione era prioritaria e decisiva. Non era più necessario valutare se le somme sul conto fossero o meno di provenienza lecita, perché il tempo per farlo era scaduto. La decisione finale è stata, pertanto, l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata.
Conclusioni
Questa pronuncia ribadisce un concetto cruciale: la durata del processo penale ha un’importanza determinante. La prescrizione del reato non è un tecnicismo, ma una garanzia per il cittadino contro processi di durata indeterminata. Quando i termini scadono, il processo si conclude con una declaratoria di estinzione, indipendentemente dall’accertamento di una colpevolezza o di un’innocenza. Per l’imputato, l’esito è la fine del procedimento a suo carico, con l’annullamento della precedente condanna, non perché dichiarato innocente nel merito, ma perché lo Stato non può più esercitare la sua pretesa punitiva.
Cosa significa che un reato è estinto per prescrizione?
Significa che è trascorso un periodo di tempo, stabilito dalla legge, dalla commissione del fatto senza che sia intervenuta una sentenza irrevocabile. Di conseguenza, lo Stato perde il diritto di perseguire e punire il presunto colpevole e il processo si conclude.
Perché la Corte di Cassazione non ha esaminato le argomentazioni della difesa?
La Corte non le ha esaminate perché ha rilevato la presenza di una causa di estinzione del reato (la prescrizione), che è prioritaria rispetto all’analisi del merito. La legge prevede che, a meno che non emerga un’evidente prova di innocenza, il giudice debba dichiarare immediatamente l’estinzione del reato.
Qual è stata la decisione finale della Corte e cosa comporta per l’imputato?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, cioè in via definitiva. Per l’imputato, questo significa la cancellazione della condanna e la conclusione del procedimento penale a suo carico, poiché il reato contestatogli è stato dichiarato estinto.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31619 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7 Num. 31619 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 21/06/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a ALCAMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/09/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso presentato nell’interesse di NOME COGNOME;
rilevato, che gli argomenti addotti dalla difesa dell’imputato in relazione a origine esclusivamente materna delle somme depositate sul conto corrent cointestato e sulla conseguente inapplicabilità della presunzione ex art.1854 al caso di specie non sono manifestamente infondati;
considerato tuttavia che l’argomento difensivo non è tale da dimostrare ex s l’insussistenza del reato ex art. 129 c.p.p.;
rilevato che il reato contestato risulta commesso, in base all’imputazion data 5 settembre 2016 e deve pertanto considerarsi prescritto, in assenz rilevanti ipotesi di sospensione della prescrizione;
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il reato è estinto prescrizione.
Così deciso, il 21 giugno 2024.