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Prescrizione del reato: appello non generico

Una donna, condannata in primo e secondo grado per frode assicurativa, ricorre in Cassazione lamentando l’errata declaratoria di inammissibilità del suo appello. La Suprema Corte ritiene il ricorso non manifestamente infondato, consentendo di rilevare l’intervenuta prescrizione del reato. Di conseguenza, la sentenza di condanna viene annullata senza rinvio per estinzione del reato, ma vengono confermate le statuizioni civili relative al risarcimento del danno.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del reato: quando l’appello non è generico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9608/2025, offre un importante chiarimento sul confine tra un motivo di appello specifico e uno generico, con dirette conseguenze sulla prescrizione del reato. Il caso analizzato riguarda una condanna per frode assicurativa, annullata dalla Suprema Corte proprio per l’estinzione del reato, pur confermando le statuizioni civili. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa: Dalla Condanna alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale nel 2019 e confermata dalla Corte d’Appello nel 2024. L’imputata era stata ritenuta colpevole del delitto di cui all’art. 642 c.p. (fraudolento danneggiamento dei beni assicurati), per un sinistro stradale avvenuto nel 2014.

La difesa aveva presentato appello, contestando specificamente l’utilizzabilità di alcune dichiarazioni rese dall’imputata alle forze dell’ordine nel 2016, sostenendo che a quel punto esistevano già indizi di colpevolezza a suo carico e avrebbe dovuto essere sentita con le garanzie difensive. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva dichiarato inammissibili i motivi per genericità, confermando la condanna di primo grado.

La Decisione della Cassazione e la prescrizione del reato

Investita del ricorso, la Suprema Corte ha ribaltato la valutazione del giudice di secondo grado. I giudici di legittimità hanno ritenuto che il motivo di appello non fosse affatto generico, ma sollevasse una questione precisa e tecnicamente argomentata sull’inutilizzabilità di un elemento di prova.

Questa valutazione ha un’importanza cruciale: stabilire che il ricorso non è ‘manifestamente infondato’ permette al rapporto processuale di proseguire. Di conseguenza, la Corte ha potuto e dovuto rilevare una circostanza decisiva: l’intervenuta prescrizione del reato. Il termine massimo di prescrizione, calcolato dalla stessa Corte d’Appello, era infatti maturato nel marzo 2022, ben prima della loro sentenza di conferma. Per questo motivo, la sentenza di condanna è stata annullata senza rinvio.

Le Motivazioni: Prescrizione e Conferma degli Effetti Civili

La motivazione della sentenza si articola su due binari paralleli. Da un lato, l’annullamento della condanna penale; dall’altro, la conferma delle statuizioni civili.

Il primo punto discende direttamente dalla constatazione che il ricorso non era pretestuoso. La difesa aveva correttamente devoluto al giudice d’appello una questione specifica di diritto processuale penale. L’errore della Corte d’Appello nel dichiararlo inammissibile non può impedire alla Cassazione di prendere atto dell’estinzione del reato per il decorso del tempo.

Il secondo punto si fonda sull’art. 578 c.p.p., che prevede che, in caso di estinzione del reato per prescrizione, il giudice dell’impugnazione debba comunque decidere sulle questioni civili. La Cassazione ha ritenuto che non emergessero elementi tali da poter affermare con certezza l’estraneità dell’imputata ai fatti. La ricostruzione della vicenda, basata anche su altri elementi (come gli accertamenti sulla società locataria del veicolo), indicava il coinvolgimento della donna in un sinistro mai avvenuto. Poiché il ricorso non si confrontava efficacemente con questi aspetti fattuali, le condanne al risarcimento del danno sono state confermate.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la specificità dei motivi di appello deve essere valutata con rigore, senza degenerare in un formalismo che neghi il diritto di difesa. Un motivo è specifico quando individua chiaramente il punto della decisione che si contesta e le ragioni giuridiche a supporto. Inoltre, la sentenza evidenzia la ‘doppia velocità’ del processo penale quando interviene la prescrizione del reato: il proscioglimento penale non esclude automaticamente la responsabilità civile, che può essere confermata se non vi sono prove evidenti di innocenza e se l’impugnazione non ha scalfito l’impianto accusatorio sul piano della ricostruzione del fatto.

Perché la condanna penale è stata annullata?
La condanna è stata annullata perché il reato si è estinto per prescrizione. La Corte di Cassazione ha potuto dichiarare la prescrizione perché ha prima stabilito che l’appello presentato dalla difesa non era inammissibile, consentendo così la prosecuzione del giudizio.

Se il reato è prescritto, perché l’imputata deve comunque pagare il risarcimento?
In base all’articolo 578 del codice di procedura penale, anche se il reato è prescritto, il giudice dell’impugnazione deve decidere sulle richieste di risarcimento del danno (statuizioni civili). In questo caso, non sono emersi elementi per affermare con certezza l’innocenza dell’imputata, e il suo ricorso non ha contestato efficacemente la ricostruzione dei fatti che la vedeva coinvolta. Pertanto, la responsabilità civile è stata confermata.

Cosa ha reso il motivo di appello ‘specifico’ e non ‘generico’?
Il motivo di appello è stato ritenuto specifico perché la difesa non si è limitata a una critica generica della sentenza, ma ha sollevato una questione precisa e argomentata: l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese dall’imputata in una fase in cui era già raggiunta da indizi di colpevolezza e avrebbe dovuto essere assistita da un difensore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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