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Prescrizione del reato: annullamento anche con ricorso

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per intervenuta prescrizione del reato. Nonostante i motivi del ricorso siano stati ritenuti infondati, la loro non manifesta infondatezza ha impedito una declaratoria di inammissibilità, consentendo alla Corte di rilevare il decorso del tempo e dichiarare l’estinzione del crimine.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: Annullamento della Condanna Anche con Ricorso Infondato

La prescrizione del reato rappresenta una delle cause di estinzione del procedimento penale più discusse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22427/2024) offre uno spunto di riflessione fondamentale: un ricorso, sebbene infondato nel merito, può comunque portare all’annullamento della condanna se non è manifestamente infondato, permettendo così di dichiarare l’intervenuta prescrizione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un imputato condannato nei primi due gradi di giudizio. Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza. Il percorso giudiziario, protrattosi nel tempo, ha portato il caso dinanzi alla Suprema Corte quando i termini per la prescrizione del reato erano ormai prossimi a maturare.

I Motivi del Ricorso e la Prescrizione del Reato

I motivi del ricorso si concentravano su due aspetti cruciali del processo penale:

1. Mancanza della condizione di procedibilità: La difesa sosteneva la nullità o l’invalidità della querela presentata dalla persona offesa, atto indispensabile per avviare l’azione penale per quel tipo di reato.
2. Vizio di motivazione sulla prova: Si contestava l’utilizzo, da parte dei giudici di merito, di dichiarazioni rese in fase predibattimentale (acquisite ai sensi dell’art. 512 c.p.p.), ritenendole insufficienti a fondare un giudizio di colpevolezza.

Nonostante la Corte abbia rigettato entrambi i motivi nel merito, ha dovuto affrontare la questione preliminare della prescrizione del reato.

La Validità della Querela e il Principio del Favor Querelae

Sul primo punto, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione sulla sussistenza e validità della querela è un accertamento di fatto che spetta al giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e conforme al diritto. La Corte ha ricordato che, in base al principio del favor querelae, la volontà di perseguire il colpevole può essere desunta chiaramente dalla dichiarazione, anche se non formalmente perfetta. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano adeguatamente motivato la loro decisione, rendendo il motivo infondato.

L’Utilizzabilità delle Dichiarazioni Predibattimentali

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha chiarito che le dichiarazioni predibattimentali possono costituire la base per una condanna, a patto che l’assenza di contraddittorio sia bilanciata da solide garanzie procedurali. Tra queste, un accurato vaglio di credibilità delle dichiarazioni e la presenza di elementi di riscontro, come avvenuto nel caso in esame, in linea con la giurisprudenza nazionale ed europea (sentenze Al Khawaja e Tahery c/ Regno Unito e Schatschaachwili c/ Germania).

Le Motivazioni della Sentenza

Il punto focale della decisione risiede nel collegamento tra la fondatezza del ricorso e la declaratoria di prescrizione. La Corte ha stabilito che, sebbene i motivi fossero infondati, non erano manifestamente infondati. Questa sottile ma cruciale distinzione ha impedito alla Corte di dichiarare il ricorso inammissibile. Un ricorso inammissibile “cristallizza” la condanna e preclude la possibilità di rilevare cause di estinzione del reato come la prescrizione.

Poiché il ricorso è stato ritenuto ammissibile (anche se poi rigettato nel merito), la Corte ha avuto il dovere di verificare se, nel tempo trascorso per arrivare al giudizio di legittimità, fosse maturato il termine di prescrizione. Avendo accertato che tale termine era effettivamente decorso, la Suprema Corte non ha potuto fare altro che annullare la sentenza senza rinvio, dichiarando il reato estinto per prescrizione.

Conclusioni

Questa sentenza evidenzia un aspetto tecnico ma di fondamentale importanza nella strategia processuale. Dimostra come la proposizione di un ricorso, anche se destinato a essere respinto nel merito, possa raggiungere un obiettivo vantaggioso per l’imputato qualora i motivi non siano palesemente pretestuosi o privi di ogni logica giuridica. La non manifesta infondatezza del ricorso tiene “in vita” il processo, permettendo al tempo di fare il suo corso e, in molti casi, di portare alla prescrizione del reato, con conseguente annullamento della condanna.

Quando una querela è considerata valida anche se formalmente imperfetta?
Secondo la Corte, una querela è valida quando l’intenzione della persona offesa di perseguire penalmente l’autore del fatto emerge chiaramente dalla dichiarazione o da altri elementi. In caso di incertezza, si applica il principio del favor querelae, che favorisce l’interpretazione a sostegno della volontà punitiva.

È possibile basare una condanna solo su dichiarazioni rese prima del processo?
Sì, la Corte ha confermato che le dichiarazioni predibattimentali (acquisite ex art. 512 c.p.p.) possono essere la base determinante per un accertamento di responsabilità, a condizione che l’assenza di un contraddittorio sia bilanciata da solide garanzie procedurali, come un’attenta valutazione della credibilità e la presenza di elementi di riscontro.

Cosa accade se il reato si prescrive durante il ricorso in Cassazione?
Se il ricorso non è dichiarato inammissibile (cioè i motivi non sono manifestamente infondati), la Corte di Cassazione è tenuta a rilevare l’eventuale prescrizione maturata. In tal caso, deve annullare la sentenza di condanna senza rinvio, perché il reato è estinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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