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Prescrizione bancarotta fraudolenta: quando decorre?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 45674/2024, dichiara inammissibile il ricorso di un’amministratrice condannata per bancarotta fraudolenta aggravata. La Corte ribadisce un principio fondamentale sulla prescrizione bancarotta fraudolenta: il termine non decorre dalla cessazione della carica o dai singoli atti distrattivi, ma dalla data della sentenza dichiarativa di fallimento. Vengono inoltre respinte le censure generiche e non autosufficienti.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Bancarotta Fraudolenta: La Cassazione Conferma la Decorrenza dalla Sentenza di Fallimento

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di bancarotta fraudolenta aggravata, fornendo chiarimenti cruciali sulla prescrizione bancarotta fraudolenta e sui requisiti di ammissibilità del ricorso. La decisione sottolinea come il termine di prescrizione per i reati fallimentari commessi prima della dichiarazione di fallimento (prefallimentari) decorra non dal momento delle singole condotte illecite, ma dalla data della sentenza che accerta lo stato di insolvenza. Questo principio, consolidato in giurisprudenza, assume un’importanza capitale per la difesa e l’accusa in questo tipo di procedimenti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’ex amministratrice di società, condannata in primo e secondo grado per il reato di bancarotta fraudolenta aggravata. La Corte di Appello di Torino, pur rideterminando la pena, aveva confermato la sua responsabilità penale. L’imputata ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, analizzando e rigettando ciascun motivo proposto.

1. Genericità delle Censure: Il primo motivo è stato giudicato inammissibile per la sua estrema genericità. La ricorrente si era limitata a lamentare un’omessa valutazione delle sue argomentazioni da parte del giudice d’appello, senza però specificare quali fossero tali argomentazioni. La Corte ha ricordato che il ricorso deve essere ‘autosufficiente’, ovvero deve contenere tutti gli elementi di fatto e di diritto necessari per permettere alla Corte stessa di decidere, senza dover consultare altri atti del processo.

2. Richiesta di Rivalutazione del Merito: Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. Con esso, la difesa lamentava un’omissione o un travisamento della prova. Tuttavia, secondo la Corte, tale doglianza si traduceva in una richiesta di rilettura alternativa delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

La Questione della Prescrizione Bancarotta Fraudolenta

Il terzo motivo, il più rilevante dal punto di vista giuridico, riguardava l’eccezione di intervenuta prescrizione del reato. La difesa sosteneva che il termine prescrizionale dovesse decorrere dalla data di cessazione della carica di amministratrice, avvenuta il 22 giugno 2009. Se così fosse stato, il reato sarebbe risultato estinto.

La Corte di Cassazione ha definito tale tesi ‘manifestamente infondata’, basando la propria decisione su due argomenti giuridici consolidati e decisivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha smontato la tesi difensiva sulla prescrizione bancarotta fraudolenta con argomentazioni nette.

In primo luogo, i giudici hanno evidenziato che all’imputata era stata contestata e riconosciuta l’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità. Tale circostanza, anche se considerata subvalente rispetto ad altre, incide direttamente sul calcolo del termine di prescrizione, prolungandolo. Pertanto, il calcolo proposto dalla difesa era già in partenza errato.

In secondo luogo, e in modo ancora più dirimente, la Corte ha richiamato il suo costante orientamento giurisprudenziale. Per i reati di bancarotta prefallimentare, ovvero per quelle condotte distrattive poste in essere prima della dichiarazione di fallimento, il momento da cui inizia a decorrere la prescrizione non è quello dei singoli atti di distrazione o della cessazione dalla carica. Il termine di prescrizione decorre dal momento in cui interviene la sentenza dichiarativa di fallimento. Questo perché il fallimento è considerato un elemento costitutivo del reato stesso; senza di esso, le condotte precedenti, pur potenzialmente illecite, non integrano la fattispecie di bancarotta.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio cardine in materia di reati fallimentari. La decorrenza della prescrizione dalla sentenza di fallimento e non dai singoli atti distrattivi precedenti ha implicazioni pratiche enormi: sposta in avanti il momento in cui il reato può considerarsi estinto, garantendo un tempo maggiore per l’accertamento delle responsabilità penali. La decisione ribadisce inoltre l’importanza di redigere ricorsi specifici e autosufficienti, evitando censure generiche che si risolvono in richieste di un nuovo giudizio di merito, inammissibili in sede di legittimità.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per il reato di bancarotta fraudolenta prefallimentare?
Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, il termine di prescrizione decorre dalla data della sentenza dichiarativa di fallimento, e non dal momento in cui sono state commesse le singole condotte distrattive precedenti a tale declaratoria.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se è troppo generico?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile per genericità perché viola il principio di autosufficienza. Deve contenere una precisa esposizione dei fatti, delle ragioni di diritto e degli elementi da sottoporre a verifica, per consentire alla Corte di decidere senza dover consultare altri atti processuali. Un rinvio generico agli atti precedenti non è sufficiente.

L’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità ha effetti sul termine di prescrizione?
Sì, la presenza di tale aggravante incide sul calcolo del termine di prescrizione del reato, aumentandolo. Anche se viene considerata subvalente nel bilanciamento con altre circostanze, la sua esistenza deve essere tenuta in conto per determinare quando il reato si estingue.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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