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Prescrizione: annullamento parziale della condanna

La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi di due imputati condannati per furto e ricettazione. Per uno, il ricorso è stato dichiarato inammissibile per genericità. Per l’altro, la Corte ha annullato parzialmente la condanna, dichiarando la prescrizione per alcuni dei reati di tentato furto, poiché il termine massimo era scaduto prima della sentenza di secondo grado, con conseguente riduzione della pena.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: Quando il Tempo Annulla la Condanna

La prescrizione è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale che sancisce come il trascorrere del tempo possa portare all’estinzione di un reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10040/2024) offre un esempio pratico di come questo principio operi, anche a seguito di una condanna. Il caso riguarda due persone condannate in appello per reati contro il patrimonio, tra cui furto in abitazione e ricettazione, ma con esiti molto diversi dinanzi alla Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Due individui venivano condannati dalla Corte d’Appello di Brescia per una serie di reati. Il primo per diversi episodi di furto in abitazione, sia consumati che tentati. Il secondo per ricettazione e altri furti. Entrambi decidevano di impugnare la sentenza di secondo grado, presentando ricorso per Cassazione e lamentando, tra le altre cose, vizi di motivazione sulla loro responsabilità e sulla quantificazione della pena.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato separatamente le posizioni dei due ricorrenti, giungendo a conclusioni opposte. Questa differenziazione evidenzia l’importanza non solo della sostanza delle proprie ragioni, ma anche della forma con cui vengono presentate in un giudizio di legittimità.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

Per il primo ricorrente, la Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. I motivi presentati sono stati giudicati generici e non conformi ai requisiti dell’art. 581 del codice di procedura penale. In sostanza, le critiche alla sentenza d’appello non erano sufficientemente specifiche da consentire alla Cassazione di esercitare il proprio controllo. Anche le doglianze sulla mancata concessione delle attenuanti generiche e sulla pena sono state respinte, poiché la motivazione del giudice di merito è stata ritenuta logica e la decisione rientrante nella sua piena discrezionalità. Di conseguenza, la sua condanna è diventata definitiva, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La Prescrizione e l’Annullamento Parziale della Pena

Di tutt’altro avviso è stata la Corte riguardo al secondo ricorrente. Sebbene il primo motivo di ricorso sia stato respinto, la Corte ha accolto il motivo relativo all’intervenuta prescrizione per alcuni dei capi d’imputazione. Nello specifico, i reati di tentato furto aggravato si erano estinti per il decorso del tempo (otto anni e quattro mesi) in una data anteriore alla pronuncia della sentenza d’appello. La prescrizione, operando di diritto, impone al giudice di prenderne atto in ogni stato e grado del processo. Per questo motivo, la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza limitatamente a quei reati, eliminando la porzione di pena corrispondente (nove mesi di reclusione e 600 euro di multa) che era stata aggiunta in virtù del vincolo della continuazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state lineari e fondate su principi consolidati. Da un lato, ha ribadito il rigore formale necessario per la presentazione di un ricorso in Cassazione: la genericità delle censure porta inevitabilmente all’inammissibilità. Dall’altro lato, ha applicato il principio inderogabile della prescrizione come causa estintiva del reato. La Corte ha rilevato che il termine massimo per perseguire i reati di tentato furto era già spirato al momento del giudizio d’appello. Di conseguenza, la condanna per tali fatti non poteva più sussistere e doveva essere eliminata, con una conseguente rideterminazione della pena complessiva.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni. La prima è di carattere processuale: un ricorso per Cassazione deve essere formulato con precisione tecnica, indicando in modo specifico le presunte violazioni di legge o i vizi logici della sentenza impugnata, pena l’inammissibilità. La seconda è di carattere sostanziale: la prescrizione è un meccanismo di garanzia che estingue la pretesa punitiva dello Stato. Quando i suoi termini sono maturati, il giudice ha l’obbligo di dichiarare l’estinzione del reato, annullando la relativa condanna e riducendo la pena inflitta per i reati non prescritti.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando è generico, non indica gli elementi specifici su cui si basa la censura come richiesto dall’art. 581 cod. proc. pen., e si limita a contestare la valutazione del giudice di merito senza evidenziare vizi logici o violazioni di legge.

Cosa accade se un reato si prescrive prima della sentenza di secondo grado?
Se il termine di prescrizione matura prima della sentenza di appello, la Corte di Cassazione deve annullare la sentenza di condanna per quel reato, dichiarandolo estinto. Di conseguenza, elimina la parte di pena corrispondente a quel reato.

La decisione del giudice sulla quantificazione della pena è sempre contestabile in Cassazione?
No. La graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La sua decisione non è sindacabile in Cassazione se è motivata in modo logico e aderente ai principi degli artt. 132 e 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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