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Prelievo ematico e avviso al difensore: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Il punto centrale riguarda l’obbligo del prelievo ematico e avviso al difensore. La Corte ha stabilito che tale avviso non è necessario quando il prelievo di sangue rientra nei protocolli medici standard post-incidente e non è richiesto specificamente dalla polizia giudiziaria a fini investigativi.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prelievo Ematico e Avviso al Difensore: Quando è Obbligatorio?

La questione del prelievo ematico e avviso al difensore rappresenta un tema cruciale e ricorrente nei procedimenti per guida in stato di ebbrezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 27296/2024, torna a fare chiarezza su un punto fondamentale: la distinzione tra un prelievo effettuato per finalità sanitarie e uno richiesto a scopi puramente investigativi. Questa decisione ribadisce un principio consolidato, sottolineando come le garanzie difensive si attivino solo in specifiche circostanze.

Il Contesto del Caso: Incidente Stradale e Accertamento del Tasso Alcolemico

Il caso esaminato trae origine da una condanna per i reati previsti dagli articoli 186 e 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di ebbrezza alcolica e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. L’imputato, a seguito di un incidente stradale, era stato sottoposto a un prelievo ematico presso una struttura sanitaria. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, applicando anche la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente per due anni.

La Tesi della Difesa

Il ricorso per Cassazione si fondava su un unico motivo: la violazione delle garanzie difensive. Secondo la difesa, prima di procedere al prelievo di sangue, le autorità avrebbero dovuto informare l’interessato della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia, come previsto dall’art. 114 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. L’omissione di tale avviso, a dire del ricorrente, avrebbe reso inutilizzabili i risultati dell’esame.

La Valutazione sul prelievo ematico e l’avviso al difensore

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno evidenziato come la tesi difensiva proponesse una ricostruzione dei fatti diversa da quella accertata nei gradi di merito, tentativo non consentito in sede di legittimità. I giudici di merito avevano infatti stabilito che il prelievo ematico non era stato richiesto dalla polizia giudiziaria a fini investigativi, ma era stato eseguito dai sanitari nell’ambito di un protocollo medico standard attivato per le cure necessarie a seguito dell’incidente.

Il Principio di Diritto Consolidato

La Corte ha colto l’occasione per ribadire un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. L’obbligo di dare avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore sorge solo quando il prelievo ematico è un atto di indagine specificamente richiesto dalla polizia giudiziaria. Questo obbligo sussiste:

1. Quando la polizia richiede esplicitamente a una struttura sanitaria di effettuare un prelievo per accertare il tasso alcolemico.
2. Quando la polizia chiede di utilizzare per fini di indagine un campione di sangue già prelevato dalla struttura sanitaria per proprie finalità di diagnosi e cura.

L’obbligo, invece, non sussiste quando la polizia giudiziaria si limita ad acquisire la documentazione medica relativa ad analisi già effettuate autonomamente dal personale sanitario secondo i propri protocolli.

le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla natura dell’atto. Quando il prelievo è parte integrante di un protocollo medico-sanitario per la cura del paziente, non si configura come un atto di polizia giudiziaria urgente. Di conseguenza, non scattano le garanzie difensive previste per tali atti. La polizia, in questo scenario, svolge un’attività di mera acquisizione di una prova documentale già formata, non promuove la formazione della prova stessa. Pertanto, la distinzione chiave risiede nell’iniziativa dell’accertamento: se è medica, non è richiesto l’avviso; se è investigativa, l’avviso è obbligatorio.

le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con fermezza un principio di diritto essenziale in materia di circolazione stradale. La validità dei risultati del prelievo ematico dipende dal contesto in cui l’esame viene eseguito. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, emerge chiaramente che le garanzie difensive non sono assolute, ma sono strettamente legate alla finalità dell’atto. Se il prelievo avviene per esigenze di cura, i risultati sono pienamente utilizzabili nel processo penale anche in assenza di un preventivo avviso all’interessato. La decisione, dichiarando inammissibile il ricorso, ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a riprova della manifesta infondatezza delle sue doglianze.

È sempre obbligatorio avvisare il conducente della facoltà di farsi assistere da un difensore prima di un prelievo ematico dopo un incidente?
No, non è sempre obbligatorio. Secondo la Corte di Cassazione, l’avviso è necessario solo quando il prelievo viene eseguito su esplicita richiesta della polizia giudiziaria per fini di accertamento del reato, e non quando rientra nelle normali procedure mediche di cura e diagnosi post-incidente.

Cosa succede se il prelievo di sangue viene eseguito per ragioni mediche e non su richiesta della polizia?
Se il prelievo è parte di un protocollo sanitario autonomamente attivato dai medici per curare il paziente, la polizia giudiziaria può successivamente acquisire i risultati delle analisi. In questo caso, i risultati sono utilizzabili come prova nel processo, anche se al conducente non è stato dato l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore.

Qual è la conseguenza di un ricorso in Cassazione basato su una ricostruzione dei fatti diversa da quella dei giudici di merito?
Un ricorso di questo tipo è considerato inammissibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito, e non può riesaminare i fatti come sono stati accertati nei precedenti gradi di giudizio. Il ricorso deve basarsi su presunte violazioni di legge e non su una diversa interpretazione delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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