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Prelievo coattivo DNA: quando è indispensabile?

Un individuo, indagato per detenzione di arma da fuoco, ha impugnato l’ordinanza che disponeva un prelievo coattivo DNA. La difesa sosteneva la superfluità dell’atto, data la presenza di altri indizi e di una confessione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che il prelievo era assolutamente indispensabile per risolvere l’ambiguità derivante dalla presenza di due profili genetici misti sull’arma, rendendo necessaria una comparazione per l’accertamento dei fatti.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prelievo Coattivo DNA: La Cassazione ne Conferma la Legittimità Anche con Altri Indizi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale della procedura penale: i limiti e le condizioni di legittimità del prelievo coattivo DNA. La decisione chiarisce quando tale atto investigativo, che incide sulla libertà personale, possa essere considerato “assolutamente indispensabile” ai fini della prova, anche in presenza di altri elementi a carico dell’indagato, inclusa una confessione.

I Fatti del Caso: Arma con DNA Misto e Richiesta di Prelievo

Il caso trae origine da un’indagine per detenzione di arma da fuoco. Sull’arma, debitamente sequestrata, le analisi forensi avevano rivelato la presenza di due distinti profili genetici misti. L’ipotesi accusatoria, basata su intercettazioni e altro materiale probatorio, indicava un soggetto come responsabile. Nei confronti di quest’ultimo era stata già emessa un’ordinanza di custodia cautelare. Per dirimere ogni dubbio sulla riconducibilità dell’arma all’indagato, il Pubblico Ministero chiedeva e otteneva dal Giudice per le indagini preliminari l’autorizzazione a procedere con un prelievo coattivo di un campione biologico per l’esame comparativo del DNA.

L’Ordinanza Impugnata e i Motivi del Ricorso

La difesa dell’indagato proponeva ricorso in Cassazione avverso tale ordinanza. Il motivo principale del ricorso si fondava sulla presunta mancanza del requisito di “assoluta indispensabilità” del prelievo. Secondo il ricorrente, la gravità indiziaria era già sostenuta da intercettazioni, materiale sequestrato e persino da dichiarazioni confessorie rese dall’indagato in sede di riesame. Pertanto, il prelievo coattivo sarebbe stato un atto superfluo e ingiustificatamente invasivo.

La Decisione sul prelievo coattivo DNA: L’Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato. I giudici hanno ribadito che la normativa, in particolare gli artt. 349-bis e 224-bis del codice di procedura penale, ammette la possibilità di effettuare accertamenti tecnici sulla persona, limitandone la libertà personale, qualora ciò sia necessario per la prova dei fatti. La Corte ha sottolineato come la legge non richieda che il soggetto sia formalmente indagato, potendo il prelievo interessare anche un terzo se utile alle indagini.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della motivazione risiede nel concetto di “assoluta indispensabilità”. La Corte ha spiegato che non è sufficiente un mero sospetto per giustificare un atto così invasivo. È necessario un collegamento serio e supportato tra il reato e la persona, tale da rendere l’accertamento tecnico un passaggio obbligato per la ricerca della verità.

Nel caso specifico, la motivazione del GIP era stata ritenuta impeccabile. La presenza di due profili genetici misti sull’arma introduceva un “elemento distonico” nell’ipotesi accusatoria. Sebbene altri indizi puntassero all’indagato, la prova del DNA era l’unico strumento in grado di chiarire definitivamente a chi appartenessero quei profili e, di conseguenza, di confermare o smentire il possesso esclusivo dell’arma da parte sua. La confessione, definita dalla Corte come una “circostanza solo genericamente esposta”, non poteva superare la necessità di un riscontro scientifico oggettivo per risolvere tale ambiguità.

Conclusioni: L’Indispensabilità della Prova Scientifica nel Processo Penale

La sentenza riafferma un principio fondamentale: la prova scientifica, e in particolare il prelievo coattivo DNA, trova la sua legittimazione non nell’assenza di altri indizi, ma nella sua capacità di fornire una risposta certa e oggettiva a un quesito investigativo cruciale. Anche di fronte a una confessione, elementi di ambiguità fattuale, come la presenza di profili genetici multipli, possono rendere l’esame del DNA “assolutamente necessario”. Questa decisione consolida il ruolo centrale della prova scientifica come strumento indispensabile per un accertamento del fatto che sia il più possibile vicino alla verità, garantendo al contempo che il ricorso a mezzi invasivi sia sempre rigorosamente motivato e ancorato a esigenze probatorie non altrimenti soddisfabili.

È possibile disporre un prelievo coattivo di DNA se esistono già altri elementi di prova contro l’indagato, come una confessione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il prelievo coattivo è legittimo se ritenuto “assolutamente necessario” per la prova dei fatti. Nel caso specifico, la presenza di due profili genetici misti sull’arma rendeva indispensabile la comparazione del DNA per chiarire la situazione, superando il valore di altri indizi o di una confessione genericamente esposta.

Per effettuare un prelievo coattivo di DNA, la persona deve essere formalmente indagata?
No. La legge (art. 359-bis cod. proc. pen.) si riferisce alla “persona interessata” e non richiede che si tratti di un soggetto già formalmente iscritto nel registro degli indagati. Il prelievo può essere eseguito anche su un terzo, se il relativo accertamento può offrire la prova dei fatti.

Qual è il criterio fondamentale che giustifica un prelievo coattivo?
Il criterio fondamentale è l’assoluta necessità (o indispensabilità) del prelievo per la prova dei fatti. Non basta un mero sospetto; deve esistere un collegamento serio e supportato tra il delitto e il soggetto, che renda l’intervento necessario a superare un’incertezza probatoria altrimenti non risolvibile. Il giudice deve motivare specificamente perché quella prova è indispensabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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