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Precedenza di fatto: Cassazione chiarisce le regole

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per un automobilista coinvolto in un incidente stradale con lesioni. La Corte ha chiarito che la cosiddetta “precedenza di fatto” non esonera da colpa il conducente che viola l’obbligo di dare la precedenza legale. La motivazione del giudice di primo grado è stata ritenuta illogica per non aver considerato la condotta negligente dell’imputato come causa principale del sinistro, anche a fronte di una possibile imprudenza della vittima.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Precedenza di fatto all’incrocio: non basta per evitare la responsabilità

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29503/2025, riporta l’attenzione su un tema cruciale della circolazione stradale: la cosiddetta precedenza di fatto. La pronuncia annulla una sentenza di assoluzione emessa da un Giudice di Pace, ribadendo che chi ha l’obbligo legale di fermarsi a un incrocio non può invocare una presunta precedenza acquisita ‘sul campo’ per esimersi da colpa in caso di incidente. Questa decisione sottolinea i limiti del principio di affidamento e il dovere di massima prudenza che grava su ogni conducente.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria nasce da un sinistro stradale avvenuto in un centro urbano, presso un’intersezione non regolata da segnaletica specifica se non dalla regola generale della precedenza a destra. Un automobilista, alla guida della sua utilitaria, impegnava l’incrocio omettendo di dare la precedenza a un ciclomotore che sopraggiungeva dalla sua destra. L’impatto causava la caduta del motociclista, che riportava lesioni personali significative, con una prognosi di 30 giorni.

La Decisione del Giudice di Pace e il Ricorso del Procuratore

In primo grado, il Giudice di Pace aveva assolto l’automobilista dall’accusa di lesioni colpose, ritenendo non provata la sua colpa. Il giudice aveva basato la sua decisione su elementi quali l’assenza di tracce di frenata e presunte incongruenze nelle dichiarazioni della persona offesa.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione delle norme del Codice della Strada e una motivazione manifestamente illogica. Secondo il ricorrente, il Giudice di Pace aveva erroneamente svalutato l’obbligo primario dell’imputato di concedere la precedenza, concentrandosi su elementi secondari e contraddittori.

L’analisi della “precedenza di fatto” nel ricorso

Il cuore del ricorso si è concentrato sul concetto di precedenza di fatto. Il Procuratore ha sostenuto che il giudice di merito non poteva escludere la responsabilità dell’automobilista solo perché questi aveva quasi completato l’attraversamento. La giurisprudenza consolidata, infatti, stabilisce che la precedenza di fatto sussiste solo quando un veicolo si presenta all’incrocio con un anticipo tale da poterlo attraversare senza costringere gli altri veicoli, aventi diritto di precedenza, a manovre di emergenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato e meritevole di accoglimento. I giudici hanno censurato la sentenza impugnata per non essersi confrontata con i principi di diritto consolidati in materia di circolazione stradale.

Il principio dell’affidamento e i suoi limiti

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il conducente tenuto a cedere la precedenza deve usare la massima prudenza e diligenza. Non può fare affidamento sul fatto che i veicoli favoriti rallentino o si comportino in modo da evitare l’incidente. Anzi, deve tenere in debita considerazione l’eventuale imprudenza altrui, quando questa rientri nei limiti della prevedibilità.

L’eccessiva velocità del veicolo che ha diritto di precedenza, se non costituisce un evento imprevedibile e anomalo (fatto sopravvenuto), può rappresentare al massimo una causa concorrente dell’incidente, ma non è sufficiente, di per sé, a escludere la responsabilità di chi ha violato l’obbligo di stop.

La valutazione illogica delle prove

La Corte ha definito illogica la motivazione del Giudice di Pace. Quest’ultimo ha valorizzato dati neutri o irrilevanti, come l’assenza di verbali di contravvenzione, e ha sminuito le risultanze oggettive dell’istruttoria che indicavano una chiara condotta negligente dell’imputato.

Ad esempio, l’assenza di tracce di frenata è stata ritenuta un elemento contro la vittima, quando invece era perfettamente compatibile con la sua dichiarazione di procedere a bassa velocità (‘quasi fermo’) al momento dell’impatto. Il giudice di primo grado ha omesso di considerare che la responsabilità per l’incidente era primariamente da ascrivere a chi, violando una norma fondamentale, aveva creato la situazione di pericolo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione e ha rinviato il caso al Giudice di Pace per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati. La sentenza riafferma che la violazione dell’obbligo di dare la precedenza è una colpa grave e che la cosiddetta precedenza di fatto non può essere invocata come una scusante. Ogni conducente ha il dovere di prevedere le possibili negligenze altrui e di agire con la massima cautela, specialmente nell’impegnare un incrocio.

Avere una “precedenza di fatto” all’incrocio esclude la colpa in caso di incidente?
No. La Corte chiarisce che la cosiddetta “precedenza di fatto” non è sufficiente a escludere la responsabilità. Il conducente tenuto a cedere la precedenza legale deve usare la massima prudenza e non può fare affidamento sul fatto che gli altri veicoli rallentino, essendo tenuto a prevedere anche l’altrui imprudenza.

L’eccessiva velocità del veicolo che ha la precedenza è una causa sufficiente per escludere la responsabilità di chi non gliel’ha data?
No. Secondo la sentenza, l’eventuale eccessiva velocità del veicolo favorito può rappresentare al massimo una causa concorrente dell’incidente, ma di per sé non è sufficiente a escludere la responsabilità del conducente che ha violato l’obbligo di dare la precedenza.

Il Pubblico Ministero può ricorrere in Cassazione contro una sentenza di assoluzione del Giudice di Pace per vizi di motivazione?
Sì. La Corte conferma che il Pubblico Ministero può ricorrere per cassazione contro le sentenze di proscioglimento del Giudice di Pace per tutti i motivi previsti dalla legge, inclusi la contraddittorietà o la manifesta illogicità della motivazione, senza le limitazioni previste per i casi di “doppia conforme assolutoria”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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