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Poteri istruttori giudice: ammessa prova decisiva

Un cittadino straniero è stato condannato per non aver ottemperato a un ordine di espulsione. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza perché il giudice di primo grado aveva erroneamente negato l’audizione di un testimone chiave, basandosi solo su un vizio di forma. La Corte ha riaffermato che i poteri istruttori del giudice, ai sensi dell’art. 507 c.p.p., gli impongono di ammettere le prove assolutamente necessarie per la decisione, superando le decadenze processuali.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Poteri istruttori del giudice: la prova decisiva va ammessa anche se tardiva

La recente sentenza n. 4856/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del processo penale: la ricerca della verità materiale prevale sui formalismi. La Corte ha chiarito che i poteri istruttori del giudice gli impongono di ammettere una prova testimoniale ritenuta decisiva, anche se la richiesta è stata presentata fuori termine. Questo principio garantisce il controllo giudiziale sull’azione penale e la completezza del quadro probatorio su cui si fonda la decisione.

I fatti del caso

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace per il reato di cui all’art. 14, comma 5-quater, del D.Lgs. 286/1998. In sintesi, non aveva ottemperato all’ordine di espulsione emesso nei suoi confronti, continuando a permanere sul territorio nazionale senza un giustificato motivo. L’uomo, tramite il suo difensore, proponeva impugnazione, la quale veniva successivamente qualificata come ricorso per cassazione, data la natura della pena (esclusivamente pecuniaria).

I motivi del ricorso: tre censure processuali

La difesa sollevava tre questioni di natura processuale:
1. Nullità della notifica: Si lamentava l’errata notifica del decreto di citazione a giudizio, avvenuta presso un indirizzo non corretto dello studio del difensore.
2. Mancato esame dell’imputato: Si contestava il mancato rinvio dell’udienza per consentire l’esame dell’imputato, il quale si trovava all’estero e necessitava di un’autorizzazione speciale per rientrare in Italia.
3. Mancata escussione di un teste: La difesa criticava la decisione del giudice di non ammettere un testimone considerato cruciale. Il teste, un operatore di un’associazione umanitaria, avrebbe dovuto riferire sulle ragioni che avevano impedito all’imputato di rimpatriare, provando così il “giustificato motivo” richiesto dalla norma. Il giudice aveva rigettato la richiesta perché la lista testi non era stata depositata nei termini previsti dall’art. 468 c.p.p.

L’importanza dei poteri istruttori del giudice

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi, rigettando i primi due ma accogliendo il terzo, quello decisivo.

La reiezione delle prime due censure

Sul primo punto, la Corte ha osservato che la notifica era stata comunque perfezionata tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) al difensore, una modalità ritenuta valida, specialmente alla luce della normativa emergenziale Covid-19. Per quanto riguarda il secondo punto, i giudici hanno chiarito che era onere dell’imputato attivarsi per richiedere l’autorizzazione al rientro, e non un obbligo del giudice disporre un rinvio in sua assenza.

L’accoglimento del motivo sulla prova testimoniale

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi del terzo motivo. La Cassazione ha affermato che il Giudice di Pace ha commesso un errore di diritto nel respingere la richiesta di audizione del testimone basandosi unicamente sulla tardività della richiesta (violazione dell’art. 468 c.p.p.). Il giudice, infatti, ha il dovere di esercitare i propri poteri istruttori del giudice d’ufficio, come previsto dall’art. 507 c.p.p. Tale norma gli conferisce la facoltà di disporre l’assunzione di nuovi mezzi di prova se li ritiene “assolutamente necessari” per la decisione.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è chiara: il potere previsto dall’art. 507 c.p.p. è funzionale a garantire un controllo giudiziale completo sull’esercizio dell’azione penale. Non si può negare l’acquisizione di una prova potenzialmente decisiva, come quella relativa al “giustificato motivo”, solo per un vizio formale. Il giudice di merito avrebbe dovuto motivare non sulla base della decadenza procedurale, ma sulla effettiva non indispensabilità della testimonianza ai fini della decisione. Poiché il teste era chiamato a riferire su un tema pertinente e centrale per l’accertamento del reato, la sua escussione era fondamentale. La motivazione del rigetto, fondata esclusivamente sull’intempestività, è stata quindi giudicata affetta da violazione di legge.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna con rinvio al Giudice di Pace per un nuovo giudizio. Questa decisione rafforza il principio secondo cui la completezza del compendio probatorio e la ricerca della verità prevalgono sulle mere decadenze procedurali, specialmente quando è in gioco la libertà personale. I poteri istruttori del giudice non sono una mera facoltà, ma un dovere funzionale a garantire una decisione giusta e fondata su tutti gli elementi rilevanti.

Quando un giudice può ammettere una prova richiesta in ritardo dalla difesa?
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice può e deve ammettere una prova, anche se richiesta tardivamente, quando la ritiene “assolutamente necessaria” ai fini della decisione, esercitando i poteri istruttori previsti dall’art. 507 del codice di procedura penale.

La notifica di un atto all’imputato tramite PEC al suo avvocato è valida?
Sì, la sentenza conferma che la notificazione eseguita tramite invio all’indirizzo di posta elettronica certificata del difensore di fiducia è una modalità valida, specialmente nel contesto della disciplina emergenziale che ha incentivato tali forme di comunicazione.

Cosa succede se un testimone chiave non viene ammesso per un vizio formale?
Se la testimonianza è considerata decisiva per accertare un elemento centrale del reato (come il “giustificato motivo”), la sua mancata ammissione per un mero vizio formale costituisce una violazione di legge. Ciò comporta l’annullamento della sentenza, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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