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Potere discrezionale del giudice: i limiti al ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro la quantificazione della pena, ribadendo che il potere discrezionale del giudice è ampio e sindacabile solo in caso di arbitrarietà o manifesta illogicità. Nel caso specifico, i precedenti penali dell’imputata giustificavano pienamente la sanzione applicata.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Potere Discrezionale del Giudice e i Limiti del Ricorso in Cassazione

La determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale. Ma entro quali limiti si muove il magistrato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire il tema del potere discrezionale del giudice e dei confini del suo operato. L’ordinanza in esame ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata che lamentava un trattamento sanzionatorio eccessivo, ribadendo principi consolidati in materia.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per furto in concorso, aggravato dall’uso di un mezzo fraudolento. La Corte d’Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva riconosciuto un’attenuante, bilanciandola come equivalente alla contestata recidiva e confermando la pena di un anno di reclusione e una multa. L’imputata, ritenendo la pena sproporzionata, ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge proprio in relazione al trattamento sanzionatorio applicato.

La Decisione della Corte: il potere discrezionale del giudice

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il fulcro della decisione si basa su un principio cardine del nostro ordinamento: la determinazione della misura della pena, tra il minimo e il massimo previsto dalla legge, rientra nell’ampio potere discrezionale del giudice di merito. Quest’ultimo non è tenuto a una motivazione analitica per ogni scelta, ma assolve il suo compito anche quando valuta gli elementi dell’art. 133 del Codice Penale in modo globale e intuitivo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha chiarito che il suo intervento, in sede di legittimità, è possibile solo in casi eccezionali. Il sindacato della Cassazione sulla quantificazione della pena sussiste unicamente quando questa sia il risultato di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico. Non è sufficiente, quindi, che l’imputato percepisca la pena come semplicemente ‘troppo alta’.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente giustificato l’entità della sanzione facendo riferimento ai numerosi precedenti penali a carico dell’imputata, alcuni dei quali relativi a fatti commessi anche successivamente al reato per cui si procedeva. Questa motivazione, secondo la Cassazione, è pienamente rispondente ai criteri di legge e non presenta alcun profilo di arbitrarietà o illogicità. Pertanto, la discrezionalità del giudice di merito è stata esercitata in modo corretto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato. Chi intende impugnare una sentenza per l’eccessività della pena deve essere consapevole che il ricorso avrà scarse possibilità di successo se si limita a una generica doglianza. È necessario, invece, dimostrare che la decisione del giudice di merito è viziata da un’evidente illogicità o da un’arbitraria noncuranza dei criteri legali. La presenza di precedenti penali, come in questo caso, costituisce una solida base per giustificare una pena superiore al minimo edittale, rendendo ancora più arduo un eventuale ricorso. L’esito di inammissibilità comporta, inoltre, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, un onere economico non trascurabile.

Quando può la Corte di Cassazione annullare la decisione di un giudice sulla quantità della pena?
La Corte di Cassazione può intervenire solo quando la quantificazione della pena è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, non essendo sufficiente che l’imputato la ritenga semplicemente troppo alta.

Il giudice deve motivare dettagliatamente la scelta della pena?
No, il giudice assolve al suo obbligo di motivazione anche se valuta in modo intuitivo e globale gli elementi dell’art. 133 c.p., purché la sua decisione sia giustificata, anche sinteticamente, sulla base di uno o più di tali criteri.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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