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Possesso segni distintivi: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di possesso di segni distintivi contraffatti (art. 497-ter c.p.). La Corte ha ritenuto infondati i motivi relativi alla presunta inoffensività della condotta e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, sottolineando come i precedenti penali dell’imputato giustifichino pienamente il diniego di tali attenuanti.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Possesso Segni Distintivi: Quando i Precedenti Penali Contano

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di possesso di segni distintivi contraffatti, confermando la condanna di un imputato e dichiarando il suo ricorso inammissibile. La decisione offre spunti importanti sulla valutazione delle attenuanti generiche e sul ruolo dei precedenti penali nel giudizio del magistrato. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Livorno, successivamente confermata dalla Corte di Appello di Firenze. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato previsto dall’art. 497-ter del codice penale, ovvero per il possesso illecito di segni distintivi contraffatti appartenenti a corpi di polizia o ad altre autorità pubbliche. A seguito della conferma della condanna in appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

Le Ragioni del Ricorso: il possesso segni distintivi e le attenuanti

L’imputato ha basato il suo ricorso su due motivi principali:

1. Inoffensività della condotta: Sosteneva che la mera detenzione dei segni distintivi non costituisse un comportamento concretamente offensivo e, pertanto, non dovesse essere punita.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il fatto che i giudici di merito non avessero riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambi i motivi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha ritenuto l’argomentazione dell’inoffensività del possesso segni distintivi palesemente infondata, richiamando le motivazioni già espresse dalla Corte di merito.

Sul secondo punto, relativo alle attenuanti generiche, la Corte ha fornito una spiegazione più dettagliata, ribadendo principi consolidati in giurisprudenza. Ha chiarito che la valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti generiche costituisce un “giudizio di fatto” riservato al giudice di merito. Tale giudizio non è sindacabile in sede di legittimità, a condizione che la motivazione sia logica, non contraddittoria e dia conto degli elementi considerati decisivi.

In particolare, la Corte ha sottolineato che, per negare le attenuanti, non è necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli emersi nel processo. È sufficiente che faccia riferimento agli elementi ritenuti preponderanti. Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente motivato il diniego delle attenuanti basandosi sui precedenti penali dell’imputato, un elemento considerato decisivo e sufficiente a giustificare la decisione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due importanti principi. In primo luogo, il reato di possesso di segni distintivi contraffatti si configura con la semplice detenzione, essendo ritenuta di per sé una condotta pericolosa per l’ordine pubblico e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. In secondo luogo, riafferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche. Un passato criminale, attestato da precedenti penali, rappresenta un fattore legittimo e spesso determinante per negare un trattamento sanzionatorio più mite. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, rendendo definitiva la sua condanna.

La semplice detenzione di segni distintivi contraffatti è considerata un reato?
Sì, la sentenza conferma che il reato previsto dall’art. 497-ter del codice penale si configura con la mera detenzione dei segni, respingendo la tesi difensiva della presunta inoffensività della condotta.

Può un giudice negare le attenuanti generiche basandosi solo sui precedenti penali dell’imputato?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è sufficiente che il giudice di merito faccia riferimento a elementi ritenuti decisivi, come i precedenti penali, per motivare il diniego delle attenuanti generiche, senza dover analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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