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Possesso documenti falsi e concorso: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di due persone condannate per il reato di concorso in possesso di documenti falsi validi per l’espatrio. I ricorrenti sostenevano la mancanza di prove circa il loro consapevole coinvolgimento. La Corte ha rigettato i ricorsi, stabilendo che la partecipazione cosciente al reato può essere desunta da una serie di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, come l’aver agito secondo un piano predeterminato e condiviso. La sentenza chiarisce che la semplice presenza fisica, se inserita in un contesto criminale organizzato, costituisce un elemento sufficiente a configurare il concorso in reato, distinguendolo dalla mera connivenza non punibile.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Possesso di Documenti Falsi: quando la presenza in auto integra il concorso?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7991/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato e di grande attualità: il concorso di persone nel reato di possesso di documenti falsi. La pronuncia offre importanti chiarimenti su quali elementi siano necessari per dimostrare la partecipazione consapevole di un individuo a un’attività criminale di gruppo, distinguendo tra un coinvolgimento attivo e una mera presenza passiva.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna in Corte di Appello di due soggetti per il reato di cui all’art. 497-bis, secondo comma, del codice penale. Insieme a una terza complice, giudicata separatamente, erano stati trovati in possesso di diverse carte d’identità contraffatte, valide per l’espatrio. In particolare, i documenti riportavano le fotografie di alcuni degli imputati ma le generalità di altre persone. Altri reati contestati, tra cui truffe e utilizzo indebito di carte di credito, erano stati dichiarati estinti per prescrizione.

Le Doglianze dei Ricorrenti

I due imputati hanno proposto ricorso in Cassazione basandosi su diverse argomentazioni.

Un ricorrente sosteneva di essere stato semplicemente un passeggero a bordo dell’auto utilizzata dal gruppo, senza che vi fossero prove concrete del suo coinvolgimento nel possesso di documenti falsi. A suo dire, la sua presenza non era sufficiente a dimostrare un contributo consapevole al piano criminoso. Contestava inoltre la qualificazione giuridica del fatto e il diniego delle attenuanti generiche.

L’altro ricorrente, pur avendo ammesso parzialmente i fatti, negava il proprio concorso nei reati relativi ai documenti intestati alla terza complice, invocando una sorta di “connivenza non punibile”. Anch’egli si doleva della mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi della Corte sul concorso nel possesso di documenti falsi

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, ritenendoli infondati. I giudici hanno sottolineato come la condanna non si basasse sulla mera presenza di uno degli imputati in auto, ma su un quadro probatorio solido e convergente. Elementi come le intercettazioni telefoniche, le perquisizioni e, soprattutto, la ricostruzione delle azioni del gruppo, hanno dimostrato l’esistenza di un piano criminoso predeterminato e condiviso.

Il gruppo aveva noleggiato un’auto, viaggiato insieme dalla Campania, pernottato nelle stesse strutture e agito in modo coordinato per compiere attività illecite in diverse città. Questo contesto, secondo la Corte, dimostra inequivocabilmente che tutti i partecipanti hanno fornito un contributo causale alla realizzazione del reato, agendo come un’unica entità organizzata. La presenza di ciascuno non era casuale, ma funzionale al progetto comune.

La Corte ha inoltre precisato un importante principio procedurale: in presenza di una causa di estinzione del reato come la prescrizione, il giudice può pronunciare una sentenza di assoluzione nel merito solo se l’innocenza dell’imputato emerge ictu oculi, cioè in modo palese e immediato dagli atti, senza necessità di alcuna valutazione approfondita. Nel caso di specie, tale evidenza non sussisteva.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda sul principio consolidato secondo cui, nel concorso di persone, non è necessario che ogni correo compia materialmente una parte della condotta tipica del reato. È sufficiente la coscienza e volontà di fornire un contributo, anche minimo, alla realizzazione dell’evento criminoso. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che l’agire in un contesto spazio-temporale unitario, secondo una ripartizione di compiti concordata, fosse prova inconfutabile di un apporto partecipativo da parte di tutti i soggetti coinvolti. Le argomentazioni difensive sono state respinte perché non in grado di scalfire la coerenza logica della ricostruzione operata dai giudici di merito, che avevano correttamente valorizzato una pluralità di “fatti collettivi” per fondare il giudizio di colpevolezza.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati commessi in gruppo: la responsabilità penale può derivare non solo da un’azione diretta, ma anche da una partecipazione consapevole a un progetto criminale condiviso. La presenza sul luogo del reato, se inserita in un quadro indiziario che dimostra un accordo e un’azione coordinata, è sufficiente a integrare gli estremi del concorso. La pronuncia serve da monito: la linea di demarcazione tra la connivenza non punibile e il concorso penalmente rilevante è sottile e viene superata quando la presenza di un soggetto, anziché essere passiva e casuale, si rivela funzionale alla riuscita del piano illecito del gruppo.

La semplice presenza in un’auto con persone che possiedono documenti falsi è sufficiente per una condanna per concorso in reato?
No, la semplice presenza di per sé non è sufficiente. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, se tale presenza si inserisce in un contesto più ampio che dimostra un piano criminale predeterminato e condiviso (come viaggiare insieme, agire in modo coordinato, ecc.), essa diventa un elemento probatorio fondamentale per dimostrare la partecipazione consapevole al reato.

Quando è possibile essere assolti per un reato che è già stato dichiarato prescritto?
L’assoluzione per un reato estinto per prescrizione è possibile solo quando la prova dell’innocenza dell’imputato (perché il fatto non sussiste, non lo ha commesso o non costituisce reato) emerge in modo palese e immediato dagli atti processuali, tanto da non richiedere alcuna ulteriore attività di valutazione o approfondimento da parte del giudice. Si parla in questi casi di evidenza che emerge “ictu oculi” (a colpo d’occhio).

Come viene valutato il concorso di persone nel reato di possesso di documenti falsi?
Il concorso viene valutato analizzando il complesso delle circostanze. Non è necessario che ogni persona abbia materialmente contraffatto o tenuto in mano il documento. La Corte ha ritenuto sufficiente che i soggetti agiscano all’interno di un medesimo contesto organizzato, con una ripartizione concordata dei compiti, per presupporre un agire condiviso e quindi una responsabilità penale per tutti i partecipanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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