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Possesso di documento falso: quando scatta il reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13792/2024, ha confermato la condanna di un individuo per il reato di possesso di documento falso. Il caso riguardava una carta d’identità con la foto dell’imputato ma le generalità di un’altra persona. La Corte ha stabilito che per la configurazione del reato è sufficiente la mera detenzione del documento, non essendo necessario il suo effettivo utilizzo. È stata inoltre respinta la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa della gravità dei precedenti penali dell’imputato e del contesto in cui il reato si inseriva, ovvero il tentativo di sfuggire all’esecuzione di una pena.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Possesso di documento falso: la Cassazione conferma che la sola detenzione è reato

Il possesso di documento falso è un reato che non richiede necessariamente l’uso del documento stesso per essere punito. Basta la semplice detenzione a far scattare la responsabilità penale. Questo è il principio ribadito dalla Corte di Cassazione, Sezione Quinta Penale, con la recente sentenza n. 13792 del 2024, che ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per aver detenuto una carta d’identità contraffatta.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna, confermata in appello, di un uomo trovato in possesso di una carta d’identità valida per l’espatrio risultata falsa. Il documento riportava le generalità di un’altra persona, ma recava la fotografia dell’imputato. Quest’ultimo ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali: l’inidoneità del documento a trarre in inganno chiunque, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e la contestazione dell’aggravante della recidiva.

I Motivi del Ricorso

La difesa sosteneva che il reato non sussistesse, poiché la falsità del documento era tale da non poter ingannare nessuno, rendendo quindi superfluo qualsiasi accertamento tecnico. Inoltre, si richiedeva il riconoscimento della particolare tenuità del fatto, data la condotta dell’imputato che aveva ammesso la detenzione del documento. Infine, si contestava la motivazione con cui i giudici di merito avevano ritenuto sussistente la recidiva, giudicandola carente.

Le Motivazioni della Cassazione: Analisi del Reato di Possesso di Documento Falso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, fornendo importanti chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati.

Il Reato si Perfeziona con la Sola Detenzione

Il primo motivo è stato giudicato generico e manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che, ai fini dell’integrazione del reato previsto dall’articolo 497-bis del codice penale, è sufficiente il mero possesso di un documento falso, essendo irrilevante che questo venga effettivamente utilizzato. La norma punisce il pericolo insito nella disponibilità di un tale documento. La presenza della foto dell’imputato, inoltre, è stata considerata un elemento che, al contrario di quanto sostenuto dalla difesa, poteva dimostrare un suo concorso nella formazione del falso.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte di Appello non si era limitata a considerare i precedenti penali dell’imputato, ma aveva valutato la loro pluralità e speciale gravità. Un elemento decisivo è stato il fatto che, al momento del controllo, l’imputato era destinatario di un ordine di esecuzione per una pena di sette anni di reclusione. In questo contesto, il possesso di un documento falso non poteva essere qualificato come un episodio di lieve entità, ma appariva piuttosto come uno strumento per sottrarsi alla giustizia, inserendosi in un percorso criminale consolidato.

La Conferma della Recidiva

Infine, la Cassazione ha ritenuto adeguatamente motivata la decisione sulla recidiva. La Corte ha sottolineato come la ‘caratura criminale’ dell’imputato, caratterizzata da una serie ininterrotta di condanne per reati gravi, conferisse al nuovo illecito una particolare gravità. Il possesso del documento contraffatto era funzionale al disegno di sfuggire all’esecuzione della pena, dimostrando una ‘straordinaria continuità’ con il suo percorso delinquenziale.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un’interpretazione rigorosa del reato di possesso di documento falso. La decisione della Suprema Corte chiarisce che la responsabilità penale sorge dalla semplice disponibilità del documento, a prescindere dal suo utilizzo. Inoltre, la valutazione sulla tenuità del fatto e sulla recidiva non può prescindere da un’analisi complessiva della storia criminale del soggetto e del contesto in cui il nuovo reato viene commesso. La pericolosità sociale derivante dalla condotta, valutata anche alla luce dei precedenti, diventa quindi un fattore determinante per escludere benefici e per confermare la gravità del comportamento illecito.

È necessario utilizzare un documento falso per essere condannati?
No, la sentenza chiarisce che il semplice possesso è sufficiente per integrare il reato previsto dall’art. 497-bis c.p., non essendo richiesto l’uso effettivo del documento.

Un precedente penale impedisce sempre l’applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’?
Non automaticamente. Tuttavia, la Corte ha specificato che una serie ininterrotta di reati gravi e il contesto specifico del nuovo illecito (in questo caso, possedere un documento falso per sfuggire a una condanna) dimostrano una gravità tale da escludere la tenuità del fatto.

Come viene valutata la recidiva in casi come questo?
La Corte di Cassazione ha confermato che la recidiva è correttamente applicata quando il nuovo reato si inserisce in un ‘percorso delinquenziale’ continuativo, dimostrando che l’illecito non è un episodio isolato ma parte di un disegno criminale più ampio, come quello di sottrarsi all’esecuzione di una pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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