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Possesso di documento falso: la Cassazione conferma

Un uomo ha utilizzato una carta d’identità falsa, recante la propria fotografia ma le generalità di un’altra persona, per tentare di ottenere un finanziamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, confermando la condanna. L’ordinanza chiarisce che il reato di possesso di documento falso sussiste anche se la foto è autentica, qualora i dati anagrafici siano alterati. L’identificazione dell’imputato, avvenuta tramite il confronto tra una foto segnaletica e un selfie inviato alla finanziaria, è stata ritenuta pienamente valida.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Possesso di Documento Falso: Quando la Foto è Tua ma i Dati Non lo Sono

L’era digitale ha introdotto nuove modalità di truffa, spesso basate sull’uso fraudolento di documenti d’identità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, offrendo chiarimenti cruciali sul reato di possesso di documento falso. La vicenda riguarda un individuo che ha tentato di ottenere un finanziamento utilizzando una carta d’identità che, sebbene riportasse la sua fotografia, conteneva le generalità di un’altra persona. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Una Truffa con Selfie e Carta d’Identità Falsificata

Un uomo ha presentato una richiesta di finanziamento a una società specializzata, allegando una carta d’identità intestata a un terzo soggetto ma con apposta la propria foto. Per completare la procedura di identificazione a distanza, gli è stato richiesto di inviare un selfie mentre teneva in mano il documento. Proprio questo elemento si è rivelato cruciale. Le indagini successive hanno permesso di confrontare il selfie e la foto sul documento con le immagini presenti nei database delle forze dell’ordine (fotosegnalamento), portando all’identificazione certa del responsabile.

Condannato nei primi due gradi di giudizio, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la logicità della sua identificazione e la configurabilità dei reati contestati.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile e Conferma delle Accuse

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile e confermando la condanna. La decisione si fonda su tre punti chiave che hanno smontato le argomentazioni della difesa.

L’Identificazione Tramite Selfie

La Corte ha ritenuto l’identificazione dell’imputato pienamente valida e non illogica. Il confronto tra la foto segnaletica e l’immagine del selfie, in cui l’uomo reggeva il documento falso, ha fornito una prova solida e inequivocabile della sua identità, superando ogni ragionevole dubbio.

La Sostituzione di Persona

L’utilizzo di un documento con le generalità di un’altra persona per avviare una pratica di finanziamento integra chiaramente il reato di sostituzione di persona. La comprovata identità tra l’imputato e la persona nella fotografia ha permesso di confermare che egli si è illegittimamente sostituito all’identità del soggetto a cui era intestato il documento.

Il Reato di Possesso di Documento Falso

Il punto giuridicamente più rilevante riguarda il possesso di documento falso. La difesa ha tentato di sostenere che la presenza della propria foto rendesse il documento non completamente falso. La Cassazione ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: il possesso di un documento d’identità che riporta la foto del possessore ma generalità false integra pienamente la fattispecie di cui all’art. 497 bis, secondo comma, del codice penale.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si basano su una logica ferrea. Il bene giuridico tutelato dalla norma non è solo la veridicità della fotografia, ma la fede pubblica, ovvero la fiducia della collettività nell’autenticità dei dati anagrafici riportati su un documento ufficiale. Un documento con dati falsi, anche se con foto vera, è uno strumento ingannevole e pericoloso, idoneo a trarre in inganno terzi e a commettere ulteriori reati, come dimostrato dalla tentata truffa del finanziamento. La Corte ha applicato una “massima di logica”: un documento che attesta un’identità non corrispondente al vero è, per definizione, falso, indipendentemente dall’autenticità di uno dei suoi elementi (la foto).

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la legge penale non lascia spazio a interpretazioni ambigue in materia di falsità documentale. Chiunque venga trovato in possesso di un documento d’identità con le proprie sembianze ma con dati anagrafici non veritieri commette un reato grave. La decisione sottolinea inoltre come le moderne tecnologie, come i selfie di verifica, possano diventare prove determinanti in un processo penale. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: l’alterazione di un documento d’identità, anche solo parziale, costituisce un illecito con conseguenze penali severe, inclusa la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

È reato possedere un documento con la propria foto ma con i dati anagrafici di un’altra persona?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che questa condotta integra pienamente il reato di possesso di documento d’identificazione falso, previsto dall’articolo 497 bis, secondo comma, del codice penale.

Un selfie con in mano un documento falso può essere usato come prova per l’identificazione?
Sì, nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto pienamente valido il confronto tra la foto segnaletica dell’imputato e il selfie che lo ritraeva con in mano il documento falso, considerandolo un elemento di prova decisivo per l’identificazione.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza di condanna precedente diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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