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Possesso di arnesi da scasso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza 7129/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due individui condannati per il possesso di arnesi da scasso. Ha confermato che la consapevolezza della presenza degli attrezzi può essere desunta da indizi, come un vano portaoggetti socchiuso, e che la valutazione del giudice di merito sulla gravità del fatto, se logica, non è sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Possesso di Arnesi da Scasso: Quando la Consapevolezza si Presume

Il reato di possesso di arnesi da scasso, previsto dall’articolo 707 del codice penale, è una figura giuridica che sanziona non un’azione dannosa già compiuta, ma una situazione di pericolo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7129/2024) offre spunti cruciali per comprendere i confini di questa fattispecie, in particolare riguardo all’elemento della consapevolezza e ai poteri valutativi del giudice. Analizziamo la decisione per capire quando il semplice trovarsi in un veicolo con tali strumenti può portare a una condanna.

I Fatti del Caso: Un Controllo in una Zona Residenziale

Tre persone a bordo di un’autovettura vengono fermate dalle forze dell’ordine mentre si aggirano in modo sospetto tra le ville isolate di una nota località turistica. La giustificazione fornita, ovvero quella di ‘cercare ragazze’ per una gita al mare, appare subito poco credibile, dato l’abbigliamento inadeguato e la mancanza del necessario per una giornata in spiaggia.

Questo induce gli agenti a perquisire il veicolo. All’interno di un vano portaoggetti del cruscotto, descritto come ‘leggermente sporgente’ e non perfettamente chiuso, vengono rinvenuti numerosi strumenti atti allo scasso: una torcia, cacciaviti, guanti da lavoro, una smerigliatrice elettrica con 17 dischi e due ricetrasmittenti. Due degli occupanti vengono condannati in primo e secondo grado. Contro la sentenza d’appello, propongono ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Difesa degli Imputati

Le difese degli imputati si concentrano su due linee principali:

La Presunta Mancanza di Consapevolezza

Un ricorrente sostiene di non essere a conoscenza della presenza degli attrezzi, affermando che il proprietario del veicolo (terzo soggetto, già condannato) si era assunto l’intera responsabilità. La difesa contesta la testimonianza dell’agente, secondo cui il vano socchiuso rendeva palese la presenza degli arnesi, ritenendola una prova insufficiente.

La Posizione del Passeggero Incensurato

L’altro ricorrente, più giovane e incensurato, presenta una serie di doglianze. Sostiene di non sapere che gli altri detenessero attrezzi illeciti e chiede l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.). Lamenta inoltre la mancata concessione delle attenuanti generiche e una pena ingiustamente parificata a quella dell’altro imputato, nonostante il suo diverso profilo.

Le Motivazioni della Cassazione sul Possesso di Arnesi da Scasso

La Corte di Cassazione dichiara entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti fondamentali su ciascuno dei punti sollevati.

La Prova della Consapevolezza

La Corte ribadisce un principio cardine: il ricorso per Cassazione non è un ‘terzo grado di giudizio’ dove si possono rivalutare i fatti. Il compito della Suprema Corte è verificare che la motivazione dei giudici di merito sia logica e non contraddittoria. In questo caso, la valutazione della testimonianza dell’agente riguardo al vano ‘imperfettamente chiuso’ è stata ritenuta una base logica e sufficiente per dedurre la piena consapevolezza di tutti gli occupanti. Le dichiarazioni autoaccusatorie del proprietario del veicolo sono state viste come un prevedibile tentativo di scagionare i familiari. Pertanto, la Corte ha concluso che tentare di proporre una ‘rilettura’ alternativa delle prove è inammissibile.

La Particolare Tenuità del Fatto e le Attenuanti

La Cassazione respinge anche le censure relative alla mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p. e delle attenuanti generiche. I giudici sottolineano che la valutazione su questi punti è ampiamente discrezionale. La decisione di negare tali benefici è stata giustificata non solo dagli arnesi posseduti, ma anche dal contesto: aggirarsi in una zona di ville isolate con un equipaggiamento così specifico denota un’intensità del pericolo molto elevata. Questa ‘significativa entità del pericolo’ è un elemento che, secondo la Corte, giustifica pienamente sia il diniego della non punibilità per tenuità, sia quello delle attenuanti, rendendo recessive circostanze come l’incensuratezza o la giovane età.

Le Conclusioni: Principi Consolidati

La sentenza 7129/2024 consolida alcuni principi chiave in materia di possesso di arnesi da scasso.

1. La consapevolezza non richiede una prova diretta: Può essere logicamente desunta da elementi indiziari, come la parziale visibilità degli strumenti all’interno dell’abitacolo. Essere semplici passeggeri non è, di per sé, una scusante.
2. La valutazione del giudice di merito è sovrana (se motivata): La gravità del fatto, ai fini della concessione di benefici come la non punibilità per tenuità o le attenuanti generiche, dipende da una valutazione complessa e congiunta di tutti gli elementi del caso concreto (modalità della condotta, pericolo creato). Se tale valutazione è esente da vizi logici, non è censurabile in Cassazione.
3. Il ricorso per Cassazione è un rimedio di legittimità, non di merito: Non si può chiedere alla Suprema Corte di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti. I ricorsi basati su tale pretesa sono destinati all’inammissibilità.

Essere un semplice passeggero in un’auto con arnesi da scasso esclude la responsabilità penale?
No. La Corte ha stabilito che la piena consapevolezza della presenza degli attrezzi può essere desunta da elementi indiziari, come la loro parziale visibilità (ad esempio, un vano portaoggetti non perfettamente chiuso), rendendo anche il passeggero responsabile in concorso se tali indizi sono ritenuti sufficienti dal giudice.

Un soggetto incensurato può sempre beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. La Cassazione ha confermato che la valutazione è complessa e tiene conto di tutte le circostanze, come le modalità della condotta e l’entità del pericolo. In questo caso, il tipo di strumenti e il luogo sospetto in cui si trovavano gli imputati hanno indicato un pericolo significativo, giustificando il diniego del beneficio nonostante l’incensuratezza di uno di loro.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, il ricorso per cassazione non serve a ottenere una nuova valutazione dei fatti o delle prove, come le testimonianze. La Corte si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza poter riesaminare nel merito gli elementi di prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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