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Posizione di garanzia: l’accordo informale è vincolante

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per omicidio colposo di un dirigente del movimento ferroviario. La sua responsabilità penale deriva da una posizione di garanzia sorta da un accordo informale di protezione con una squadra di manutentori. La Corte ha stabilito che la condotta imprudente degli operai non interrompe il nesso causale con l’omissione del dirigente, che non li aveva avvertiti dell’arrivo di un treno.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Posizione di Garanzia di Fatto: la Cassazione sul Ruolo del Dirigente Ferroviario

Nel diritto penale, la posizione di garanzia è un concetto fondamentale che stabilisce quando un’omissione equivale a un’azione nel causare un reato. Sebbene spesso derivi da norme scritte o contratti, una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce come essa possa sorgere anche da un semplice accordo informale, con conseguenze significative in termini di responsabilità. Il caso in esame riguarda un tragico incidente sul lavoro in ambito ferroviario, dove l’omessa comunicazione di un pericolo da parte di un dirigente del movimento ha portato alla sua condanna per omicidio colposo.

I Fatti del Caso

Una squadra di manutentori stava intervenendo su un deviatoio presso una stazione ferroviaria. A causa di un guasto tecnico, il caposquadra ha contattato telefonicamente il dirigente del movimento in servizio. Durante questa interazione, secondo la ricostruzione accolta dai giudici, si era creato un accordo informale: il dirigente si sarebbe “appoggiato” alla squadra, fornendo una sorta di “scorta” a distanza, ovvero avvisandola dell’eventuale arrivo di treni.

Poco dopo, il dirigente ha comunicato alla squadra l’arrivo imminente di un treno merci su un binario, ma ha omesso di segnalare il contemporaneo transito di un altro convoglio su un binario adiacente. Quest’ultimo ha travolto e ucciso uno dei manutentori. Il dirigente è stato quindi imputato e condannato per omicidio colposo nei gradi di merito, decisione contro cui ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e la Posizione di Garanzia

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. Il punto cruciale della decisione ruota attorno alla validità dell’accordo verbale come fonte della posizione di garanzia. La difesa sosteneva che tale accordo fosse vago e indimostrato, ma la Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice di merito fosse logica e ben motivata, basata sull’interpretazione delle testimonianze, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

L’assunzione di fatto dell’impegno di proteggere la squadra ha fatto sorgere in capo al dirigente un obbligo di tutela. La sua omissione non è stata una semplice dimenticanza, ma la violazione di un dovere specifico che lui stesso aveva volontariamente assunto.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda su alcuni pilastri argomentativi chiave:

1. Validità dell’Accordo Informale come Fonte di Obbligo

La Corte ha stabilito che la conversazione tra il caposquadra e il dirigente, sebbene incentrata su un problema tecnico, aveva generato un affidamento legittimo da parte degli operai. L’impegno a segnalare i treni, anche se non formalizzato, era diventato un “di più” accessorio ma vincolante. Questo precedente di fatto ha trasformato il dirigente in un garante della sicurezza della squadra.

2. Il Nesso Causale e la Condotta Imprudente della Vittima

Un altro punto sollevato dalla difesa riguardava la condotta imprudente della squadra, che aveva allestito il cantiere senza interrompere la linea e senza le dovute cautele. Secondo la Cassazione, tuttavia, questa imprudenza non è stata sufficiente a interrompere il nesso causale con l’omissione del dirigente. Anzi, l’accordo di protezione era nato proprio perché l’intervento si svolgeva in condizioni di rischio (di notte, con scarsa visibilità). L’omessa comunicazione del secondo treno è stata quindi una causa diretta e determinante dell’evento letale, che la condotta della squadra non ha reso imprevedibile o eccezionale.

3. Consapevolezza del Pericolo

La Corte ha ritenuto provato che il dirigente fosse pienamente consapevole della presenza degli operai sui binari. La stessa richiesta telefonica di effettuare una manovra di prova presupponeva che la squadra fosse sul posto per verificarne l’esito. Questa consapevolezza rafforzava ulteriormente il suo dovere di agire con la massima diligenza per proteggerli.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di grande importanza: la responsabilità penale per omissione può nascere non solo da obblighi formali, ma anche da un’assunzione di fatto di un compito di protezione. Un accordo verbale o una prassi consolidata possono essere sufficienti a creare una posizione di garanzia e il conseguente dovere di impedire un evento dannoso. Questa decisione serve da monito in tutti i contesti lavorativi ad alto rischio: le parole e le promesse informali possono avere lo stesso peso della legge, e l’affidamento che ne deriva deve essere onorato per non incorrere in gravi responsabilità penali.

Un accordo verbale e informale può far nascere una posizione di garanzia legalmente vincolante?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che un accordo di fatto, anche se non formalizzato, può essere sufficiente per far sorgere in capo a un soggetto una posizione di garanzia, con il conseguente obbligo di proteggere altri da un pericolo.

Il comportamento imprudente della vittima o dei suoi colleghi interrompe la responsabilità di chi aveva l’obbligo di proteggerli?
No, secondo la sentenza, la condotta imprudente della squadra di manutentori non è sufficiente a interrompere il nesso causale con l’omissione del garante. L’obbligo di protezione era sorto proprio in ragione delle condizioni di rischio dell’intervento, rendendo la condotta della squadra non eccezionale né imprevedibile.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate tendevano a una rivalutazione dei fatti e delle prove testimoniali (come l’esistenza dell’accordo), un’attività che non è consentita in sede di legittimità. La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello fosse logica, coerente e priva di vizi giuridici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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