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Posizione di garanzia e furto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione nei confronti di alcuni dipendenti accusati di furto di carburante. La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel negare la loro posizione di garanzia, ovvero l’obbligo giuridico di impedire i reati. La motivazione dell’assoluzione è stata giudicata illogica e basata su un travisamento della prova, in quanto i dipendenti, per le loro mansioni di controllo sulle operazioni di carico, avevano il dovere di proteggere il patrimonio aziendale. Il caso è stato rinviato al giudice civile per le statuizioni sui danni.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La posizione di garanzia del dipendente nel mirino della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un tema cruciale nel diritto penale del lavoro: la posizione di garanzia del dipendente. Con la sentenza n. 37137 del 2024, la Suprema Corte ha annullato con rinvio una sentenza di assoluzione, stabilendo che i giudici di secondo grado avevano errato nel valutare la responsabilità di alcuni addetti per i furti di carburante avvenuti in azienda. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere quando un lavoratore ha il dovere giuridico di impedire un reato contro il patrimonio del proprio datore di lavoro.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una serie di furti di gasolio e sottrazioni al pagamento delle accise subiti da una società petrolifera. In primo grado, il Tribunale aveva condannato alcuni dipendenti, addetti al controllo delle operazioni di carico e scarico dei prodotti petroliferi, per concorso in furto. La tesi accusatoria, accolta dal primo giudice, si basava sul fatto che i dipendenti avessero, con la loro condotta omissiva o commissiva, agevolato le attività illecite perpetrate da altri soggetti.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato completamente la decisione, assolvendo tutti gli imputati. Secondo i giudici di secondo grado, non era stata raggiunta la prova né di un concorso attivo nei furti, né dell’esistenza di una specifica posizione di garanzia che obbligasse i dipendenti a impedire gli illeciti. In sostanza, la Corte territoriale aveva ritenuto che le mansioni degli imputati fossero limitate alla sicurezza del carico e non includessero un dovere di controllo quantitativo per prevenire i furti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La società petrolifera, costituitasi parte civile, ha impugnato la sentenza di assoluzione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la violazione di legge e un vizio di motivazione manifestamente illogico. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando la causa al giudice civile competente per la determinazione del risarcimento del danno.

I giudici di legittimità hanno mosso severe critiche alla sentenza d’appello, ritenendola carente e contraddittoria nel giustificare una decisione così radicalmente diversa da quella di primo grado.

Il Ruolo della Posizione di Garanzia e il Travisamento della Prova

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno a due concetti chiave: la posizione di garanzia e il travisamento della prova.

La Corte ha chiarito che l’obbligo di impedire un evento (in questo caso, i furti) non deve essere necessariamente previsto da una clausola contrattuale esplicita. Può derivare direttamente dalla natura delle mansioni affidate. Nel caso di specie, gli imputati erano “addetti di campo e responsabili delle operazioni di carico”. Questo ruolo, secondo la Cassazione, implicava intrinsecamente un dovere di controllo sul corretto svolgimento delle operazioni, inclusa la verifica della corrispondenza tra le quantità autorizzate e quelle effettivamente caricate. Limitare le loro responsabilità alla sola sicurezza del materiale infiammabile è stata considerata una lettura riduttiva e illogica.

Inoltre, la Corte ha rilevato un palese “travisamento della prova”. La Corte d’Appello aveva attribuito al presidente della società dichiarazioni che, in realtà, erano state formulate da un difensore durante l’esame testimoniale. Il testimone, al contrario, aveva affermato che il “supervisore” di turno aveva il compito di “intervenire subito” in caso di anomalie segnalate dal sistema, un compito che la Corte d’Appello aveva ingiustificatamente escluso dalle responsabilità degli imputati.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio secondo cui il giudice d’appello che riforma totalmente una sentenza di condanna deve fornire una giustificazione razionale, puntuale e completa, demolendo l’impianto logico-argomentativo del primo giudice. In questo caso, la Corte d’Appello si era limitata a offrire una lettura alternativa e ipotetica delle prove, senza confutare specificamente gli elementi che avevano portato alla condanna. Ad esempio, non ha adeguatamente motivato perché la presenza di più badge identificativi o le dichiarazioni di un teste fossero state interpretate in modo da escludere il concorso degli imputati. La motivazione è stata definita “manifestamente illogica” e “affetta da travisamento della prova”, vizi che ne hanno imposto l’annullamento.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito sulla responsabilità dei dipendenti con funzioni di controllo. Stabilisce che la posizione di garanzia a tutela del patrimonio aziendale può sorgere dalle mansioni di fatto esercitate, anche in assenza di specifiche previsioni contrattuali. Un dipendente incaricato di supervisionare un processo produttivo o logistico ha il dovere di intervenire per prevenire attività illecite che si verifichino sotto il suo controllo. L’annullamento con rinvio al giudice civile apre ora la strada a una nuova valutazione dei fatti ai soli fini risarcitori, ma il principio di diritto affermato dalla Cassazione avrà sicure ripercussioni anche in ambito penale.

Quando un dipendente ha l’obbligo giuridico di impedire un furto in azienda?
Un dipendente ha l’obbligo giuridico di impedire un furto (e si trova quindi in una “posizione di garanzia”) quando le sue mansioni specifiche implicano un dovere di controllo e protezione dei beni aziendali. Questo obbligo può derivare non solo da una clausola contrattuale esplicita, ma anche dalla natura stessa dell’attività svolta, come la supervisione di operazioni di carico e scarico.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione?
La Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione perché ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello manifestamente illogica, carente e basata su un travisamento della prova. Il giudice di secondo grado non aveva adeguatamente confutato le ragioni della condanna di primo grado e aveva interpretato erroneamente le mansioni degli imputati e le dichiarazioni di un testimone chiave.

Cosa significa “travisamento della prova” in questo contesto?
In questo caso, “travisamento della prova” significa che la Corte d’Appello ha basato la sua decisione su un’errata percezione del contenuto di una prova. Nello specifico, ha attribuito al presidente della società delle affermazioni (relative all’assenza di un compito di prevenzione dei furti) che in realtà erano state formulate da un avvocato durante l’esame, ignorando quanto effettivamente dichiarato dal testimone.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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